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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Aladin – Il Musical geniale

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Un divertente spettacolo per tutta la famiglia, con un cast di professionisti.

Teatro Brancaccio

9  ottobre 2019. Prima

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Foto di Massimiliano Fusco

Ha debuttato mercoledì 9 ottobre, al Teatro Brancaccio, Aladin – Il Musical geniale, il nuovo effervescente spettacolo di Maurizio Colombi che con Alessandro Longobardi, direttore artistico del Teatro Brancaccio, torna per un nuovo grande family show con l’intento di replicare il grande successo di Rapunzel, Peter Pan e La Regina di Ghiaccio.

Aladin – Il Musical geniale è liberamente ispirato ad una delle più celebri novelle orientali de Le mille e una notte e ripercorre le avventure di Aladino e del genio della lampada, ma non è l’omologo teatrale del film di animazione della Disney.

Accanto ai personaggi classici della fiaba (non del film), troveremo personaggi inediti. Così, insieme ad Aladin e a sua madre, a Jasmine, a il Genio della lampada e al Genio dell’anello, al Sultano e al primo visir Jafar, avremo l’ancella di Jasmine, Aisha, Abdul, amico di Aladin, Coco, la scimmietta ammaestrata, Skifus, l’assistente di Jafar, molto lontano dallo Jago del film di animazione, e poi guardie e concubine.

Aladin – Il Musical geniale è uno spettacolo molto divertente e adatto a tutta la famiglia. Un family show creativo, comico e irriverente che gioca a confondere in un’atmosfera di magia e avventura.

Una storia che può essere vissuta da diversi punti di vista. Protagonisti sono Aladin e Jasmine, ma anche i due simpaticissimi geni; oppure si potrebbe vivere lo spettacolo dal punto di vista della tenera e sorprendente scimmietta Coco; o, perché no?, vivere l’amicizia tra Aladin e Abdul e il loro modo diverso di relazionarsi con le due splendide fanciulle, Jasmine e Aisha; oppure, ancora, appassionarsi al gioco segreto di queste ultime.

Il cast è di grande livello. Leonardo Cecchi è un giovane che si muove molto bene sul palco e dimostra di essere ben preparato nel canto e nella recitazione, anche se ancora un po’ troppo disneyana. Inoltre ha dimestichezza col proprio corpo e soprattutto grande elasticità nei movimenti tanto da prodigarsi in salti ed evoluzioni.

Emanuela Rei, oltre a essere una bella ragazza, è raggiante e riesce a dare al proprio personaggio un carattere ambivalente: indifesa all’apparenza, ma in realtà determinata. Ottima prova.

Sua compagna sulla scena è la bravissima Gloria Miele nei panni di Aisha che, nonostante la maggiore esperienza e sicurezza sulla scena, riesce a fare molto bene il suo, senza però oscurare Jasmine, anzi riuscendo a lavorare in sottrazione eseguendo un’ottima performance, ma lasciando in risalto Emanuela.

Renato Crudo gioca a fare Abdul e giocando si diverte e diverte il pubblico. Molto piacevole.

Maurizio Semeraro è uno strepitoso Jafar: riesce a creare un personaggio cattivo, ma allo stesso tempo accattivante e sul palco è sempre una certezza.

Daniele Derogatis trascina col personaggio del Sultano colorandolo di toni e atteggiamenti sempre molto accesi.

Raffaella Alterio dà un’interpretazione eccezionale della tenera scimmietta Coco, dimostrando anche una notevole resistenza fisica.

Jonathan Guerrero è un divertentissimo Skifus.

Menzioni speciali. Nonostante lo spettacolo sia intitolato ad Aladin, non si può non sottolineare la bravura e la simpatia dei due geni: Sergio Friscia e Umberto Noto. Friscia indomabile e travolgente nel ruolo del Genio dell’anello, arriva sempre a “disturbare” con una carica comica trascinante enfatizzata dalla cadenza siciliana. Umberto Noto, il Genio della lampada, è un’altra certezza del musical italiano. Un vero talento dalla voce pazzesca, che sa dosare un registro diverso di comicità per essere perfetto completamento in scena del collega Friscia.

La scenografia di Alessandro Chiti, tutta di ambientazione medio-orientale, salta immediatamente agli occhi: in ventiquattro cambi scena, grazie anche all’uso della tecnologia, ai contributi video di Claudio Cianfoni e al disegno luci di Christina Andreazzoli, si sveleranno paesaggi fantastici, il palazzo del Sultano, le case e il mercato della città, il balcone di Jasmine e la grotta del tesoro.

Non mancano poi grandi sorprese, come una camminata sopra le teste del pubblico, né, tantomeno, il volo dei due innamorati sul tappeto magico. Ci sono grandi effetti speciali, curati da Erix Logan, tra i quali le apparizioni e le sparizioni dei due geni e le trasformazioni di Aladin.

Le musiche sono decisamente ammiccanti: Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari (autori delle musiche di Rapunzel e de La regina di Ghiaccio) hanno composto quattordici dei diciassette brani musicali previsti.  I restanti brani editi spaziano dalla musica pop rai di Cheb Khaled a medley di successi internazionali.

L’impatto iniziale è un po’ disarmante perché ci si aspetterebbero delle musiche più adatte ad una favola, invece, a parte un paio di brani romantici, le musiche originali, gli arrangiamenti musicali e le coreografie sono una contaminazione di generi tra cui spiccano lo stile bollywoodiano e latinoamericano. Alla lunga, però, la cosa piace molto, diverte e coinvolge il pubblico.

Numerose e a volte sfacciate, e per questo ancora più divertenti, le citazioni musicali e cinematografiche.

Molto belli, come sempre, i costumi di Francesca Grossi: ricchi, colorati e scintillanti.

Le coreografie di Rita Pivano sono fresche e leggere, non impegnative, in linea coi generi musicali. Si può più parlare di un ensemble che di un vero e proprio corpo di ballo.

Qualche perplessità rimane sui dialoghi e sui testi di alcune canzoni che non sempre scorrono facilmente, ma nel complesso Aladin – Il Musical geniale è uno spettacolo che fa divertire grandi e piccini.

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Foto di Massimiliano Fusco

su gentile concessione del Teatro Brancaccio

Aladin – Il musical geniale

Ideato e diretto da Maurizio Colombi

Musiche originali e arrangiamenti musicali

Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari

Con Leonardo Cecchi, Emanuela Rei, Sergio Friscia

E con: Raffaella Alterio, Renato Crudo, Daniele Derogatis, Jonathan Guerrero, Fulvia Lorenzetti, Gloria Miele, Umberto Noto, Maurizio Semeraro.

Ensemble: Jessica Aiello, Raffaele Cava, Cristina Da Villanova, Imma De Santis, Francesco De Simone, Anna Gargiulo, Stefano Martoriello, Alfonso Mottola, Eleonora Peluso

Scene Alessandro Chiti

Costumi Francesca Grossi

Disegno luci Christian Andreazzoli

Disegno suono Emanuele Carlucci

Direzione musicale e arrangiamenti Davide Magnabosco

Arrangiamenti vocali e vocal coach Alex Procacci

Coreografie Rita Pivano

Effetti speciali Erix Logan

Contributi video Claudio Cianfoni

Produzione alessandro longobardi per officine del teatro italiano

In collaborazione con viola produzioni

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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Elvis, ascesa e declino di una leggenda

Elvis The Musical

Elvis The Musical, ascesa e declino di una leggenda in uno strepitoso concerto

Teatro Brancaccio

6 marzo 2018. Prima

 

C’era molta curiosità e un po’ di diffidenza verso un titolo così impegnativo e ingombrante: Elvis, il mito indiscusso del rock, la prima grande star macinasoldi e dal merchandising milionario.

Il pensiero era: cosa vorranno raccontare di Elvis? Come lo faranno?

Si apre il sipario e la prima scena è una sorta di presa diretta dall’esterno del teatro dove arriva un’enorme limousine bianca da cui scende, circondato dai bodyguard, Elvis che fa il suo ingresso trionfale in teatro. Canta un brano: poi i telegiornali di tutto il mondo annunciano da più parti la sua morte.  Elvis, il re del rock, è morto, a 42 anni, stroncato da un infarto in una camera d’albergo.

Da qui, poi, un tuffo nel passato e si comincia a raccontare la vita di Elvis Presley sin da quando era un bambino che amava frequentare a Tupelo la comunità afro americana, dalla cui musica era affascinato. Un giovane dotato e ambizioso proveniente da una famiglia povera e con molte difficoltà che ha per lui aspettative molto diverse.

Elvis cresce e, mentre lavora, tenta la strada dei concorsi canori e delle fiere, fino al giorno in cui arriva la sua occasione. Da lì, il resto è storia e Elvis Il Musical la racconta. Sono gli stessi personaggi a raccontarla, mentre dietro, in alto, scorrono immagini di repertorio dei suoi concerti, dei film, delle trasmissioni televisive cui partecipò e anche video di quando era militare.

Viene raccontato Elvis da bambino, da giovane e da adulto. Vengono presentate la sua enorme, smisurata voglia di fare e di farcela, la sua inesauribile energia, la grinta, la tenacia e l’ostinazione, il suo rapporto con la famiglia, con gli amici e con il proprio entourage, il suo rapporto con Priscilla, sua fidanzata conosciuta giovanissima e poi diventata sua moglie e successivamente ex moglie, l’amore assoluto dei suoi fan che spessissimo sfociava in scene di isteria. Vengono ripercorse le tappe di ciò che lo rese leggenda.

Vengono affrontati anche alcuni lati caratteriali e psicologici dell’uomo, con le sue fragilità di cui egli stesso non si rende conto.

La prima parte è forse un po’troppo didascalica, costituita da una serie di quadri spesso troppo frammentati. La storia dell’uomo che diviene leggenda viene infatti più raccontata che  rappresentata. In questo sono fondamentali e mirabili tutti i componenti del cast. La seconda parte, invece, cambia totalmente registro, il racconto si fa rappresentazione ed è puro spettacolo.

Elvis giovane passa la mano ad Elvis adulto che alla fine regala un mini concerto strepitoso. Intorno a lui sempre gli ottimi elementi che compongono il cast.

Soprattutto, poi, per tutto il tempo, la meravigliosa musica suonata dal vivo anima uno spettacolo che diventa happening e ci si può solo rallegrare di vedere la platea di Roma alzarsi e ballare.

Elvis The Musical è un bello spettacolo che colpisce: più cronachistico nella prima parte, ha un secondo atto davvero coinvolgente. Ripercorre le fasi salienti della vita di un personaggio unico ed eccezionale che è diventato un’icona non solo del rock’n roll, ma culturale in genere e un fenomeno di costume fino ad essere considerato leggenda.

Attraverso le canzoni di Elvis, intramontabili successi a partire dagli anni ’50 fino al 1977, e il racconto dei vari personaggi che hanno vissuto intorno a lui, racconta dell’uomo e del cantante, ricordando anche la sua passione per il rhythm and blues, il country and western, il gospel, gli spiritual e il melodico.

Lo spettacolo affronta maggiormente gli aspetti della sua ascesa, del suo successo, della sua consacrazione, rispetto a quelli più intimi dei suoi dubbi personali, dei suoi insuccessi, della depressione e dell’uso e abuso degli psicofarmaci soprattutto dopo la separazione dalla moglie Priscilla. E’ più incentrato sulla sua vita consacrata allo show business, al racconto delle sue stravaganze e al suo rapporto molto stretto con quelli a lui più vicini, che venivano denominati la Memphis Mafia, anche per i supposti contatti con l’FBI.

Eppure il lento declino, la depressione e l’uso degli psicofarmaci non vengono del tutto passati sotto silenzio, piuttosto accennati senza indugiare troppo nella tristezza per dare libero sfogo allo spettacolo.

Elvis The Musical è interpretato da due grandissimi protagonisti: Michel Orlando ( Elvis giovane) e Joe Ontario (Elvis adulto). Entrambi con una vocalità bellissima, potente e suadente, davvero vicina a quella unica e comunque inimitabile di Elvis. Due splendidi cantanti e interpreti che si cimentano anche negli atteggiamenti tipici della leggenda del rock, sia nella mimica facciale, che nell’espressività del corpo con quel movimento di spalle e i tipici movimenti rotatori e oscillatori del bacino che tanto fecero scandalo ai suoi tempi e che resteranno sempre e solo prerogativa di Elvis (come chiunque volesse e sapesse imitare Michael Jackson non riuscirà mai ad essere come lui).

Uno straordinario debutto per Michel Orlando qui al suo primo ruolo importante. Joe Ontario è già una stella, ed è nella top 100 mondiale de “best impersonator” di Presely.

Elvis bambino ha destato la curiosità del pubblico in sala per la bellissima vocalità: in realtà  si tratta della bravissima Silvia Scartozzoni, già apprezzatissima strega Nebbia ne La Regina di Ghiaccio.  Suo anche il ruolo di Marion Kisker, la segretaria che per prima si accorse del talento di Elvis. Altra importante e bella presenza conosciuta nel sopra citato spettacolo è Laura Contardi (fan di Elvis e ensemble)

Bellissima interpretazione per Giancarlo Capito nel doppio ruolo di Sam Phillips, ma, soprattutto, in quelli di Joe Esposito; Valeria Citi è Priscilla, in un bellissimo assolo; straordinaria Elisa Filace nei panni di Gladys, madre di Elvis, Gennaro D’Avanzo è il colonnello Tom Parker, manager di Elvis dal 1955 al 1977, determinante per la sua carriera.

Conclude il cast un bellissimo ed energico ensemble costituito da Maria Sacchi (fan d Elvis), Stefania Bovolenta, Alfonso Capalbo, Isabel Galloni, Linda Fisichella, Christian Maesani, Jacopo Ballabio, Marco di Palma.

Lo spettacolo è suonato dal vivo da una band composta da Davide Magnabosco, direttore musicale e piano; Alberto Schirò, direttore cori e chitarra acustica; Tiziano “Rooster”Galli, chitarra; Max Zaccaro, basso; Alex Polifrone, drums (e D.J. Fontana); Marco Brioschi, tromba.

La regia dello spettacolo di Maurizio Colombi, alfiere dei family show in Italia (Rapunzel, La Regina di ghiaccio, per citare gli ultimi), che anche qui racconta una favola, ossia la storia di un ragazzo che diventa leggenda, una storia vera talmente incredibile da sembrare una fiaba, anche se il finale è triste.

La scenografia di Alessandro Chiti si apre su finestroni tondi che accolgono le scene come quadri e arricchita dai video di cui sopra.

Le coreografie sono dirette da Rita Pivano e sono davvero energiche.

I costumi di Elvis adulto sono molto belli, accurati e vicini al vero e rappresentano quel gusto eccessivo che lo ha sempre contraddistinto; gli altri costumi in genere sono, invece, un poco banali e ingenui.

Assistere a Elvis The Musical è stata un’enorme e graditissima sorpresa: nonostante alcune soluzioni narrative o rappresentative possano non piacere, lo spettacolo è entusiasmante e il concerto finale è stupefacente.

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Elvis The Musical

una produzione ILCE ITALIA SRL

regia Maurizio Colombi

regista collaboratore Marco Vesica

con Joe Ontario e Michel Orlando

e con Giancarlo Capito, Valeria Citi, Elisa Filace, Gennaro D’Avanzo, Silvia Scartozzoni, Laura Contardi, Maria Sacchi, Stefania Bovolenta, Alfonso Capalbo, Isabel Galloni, Linda Fisichella, Christian Maesani, Jacopo Ballabio, Marco di Palma.

scenografie Alessandro Chiti

coreografie dirette da Rita Pivano

assistente coreografo Francesco Spizzirri

direttore musicale Davide Magnabosco

Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Brancaccio nelle persone di Silvia Signorelli e Monica Menna

 

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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Lorella Cuccarini – La Regina di Ghiaccio – 2017

la regina di ghiaccio

 

Teatro Brancaccio

16 marzo 2017

la regina di ghiaccio

 

Viola Produzioni in coproduzione con Società per Attori riporta in scena al Teatro Brancaccio Lorella Cuccarini con un nuovo musical completamente originale: La Regina di Ghiaccio – Il Musical.

Lo spettacolo, ideato e diretto da Maurizio Colombi, è un prodotto completamente italiano e originale: liberamente ispirato ad una fiaba persiana, prima ripresa da Gozzi e poi divenuta ispirazione per la Turandot di Puccini, La Regina di Ghiaccio vanta il merito di essere un’opera completamente nuova sotto ogni aspetto. Non un prodotto importato dall’estero, confezionato da altri e riadattato, ma un lavoro creato dal nulla da un team creativo di “pazzi” che hanno voluto mettersi in gioco. Tutto è nuovo: la storia presenta molti personaggi inventati; i testi, le musiche e le scenografie sono completamente originali.

La storia riprende il tema principale della Turandot: la figlia dell’Imperatore, per evitare di unirsi ad un uomo, decide di sottoporre ai propri pretendenti tre indovinelli. Se il pretendente di turno scioglierà gli enigmi potrà sposare Turandot, altrimenti gli verrà tagliata la testa. Dopo dodici decapitazioni, arriva a corte un uomo misterioso, Calaf, il quale risolverà gli indovinelli e avrà diritto di sposare Turandot, la quale, però, si ribellerà. Non volendo sposare una donna che non lo ama, Calaf deciderà di sottoporre un indovinello a Turandot: se scoprirà il suo nome non dovrà sposarlo e potrà tagliargli la testa.

Questa, in linea generale, l’attinenza con le opere di Gozzi e Puccini. Il resto è tutta creazione di Maurizio Colombi, attraverso una chiave di lettura fantastica che affascina i bambini e piace agli adulti: Turandot è una perfida regina che strega con lo sguardo tutti gli uomini, i quali sono costretti a portare una maschera per non guardarla direttamente negli occhi e cadere vittime del suo maleficio. Il suo cuore è gelato a causa di un incantesimo destinato a lasciarla “sola e disperata” e che viene reiterato da tre streghe, presenti tra le sue ancelle: sono Tormenta, Gelida e Nebbia. Come fanno ben capire i loro nomi, le tre streghe dominano gli eventi atmosferici e col loro potere rendono arido il cuore di Turandot. In contrasto col potere malefico delle streghe, sono stati creati altri due personaggi: Yao, signore del Sole e Chang’é, signora della Luna, due divinità incarnate in uomini che cercano di mantenere l’equilibrio degli eventi. Ping, Pong e Pang sono in questa versione tre consiglieri dell’imperatore buffi e simpatici, che obbediscono a Turandot, ma cercano insieme all’imperatore, di farla tornare alla ragione.

Calaf, il cui nome significa Calore, Amore e Fuoco, è un personaggio rubato a Shakespeare e scaraventato in un mondo orientale: non un nobile principe, ma un ragazzaccio, un monello che dovrà faticare per scaldare il cuore della sua amata. Un personaggio che si muove su due registri diversi: uomo spavaldo da una parte e innamorato e temerario dall’altra.

La Regina di Ghiaccio è, dunque, una fiaba rivisitata in chiave moderna in cui non mancheranno incredibili e suggestivi effetti speciali, opera dei poteri delle tre streghe: nebbia e neve stupiranno il pubblico in platea e i tuoni scuoteranno le poltrone, grazie all’imponente disegno suono di Emanuele Carlucci.

Anche la partitura musicale è completamente originale: diciotto brani composti, arrangiati e diretti dalla stessa squadra che creò le musiche di Rapunzel e composta da tre elementi con caratteristiche molto diverse: Alex Procacci, soul, Davide Magnabosco, classico e Paolo Barillari, melodico. Un impianto musicale molto pop che volutamente evita il confronto con l’Opera, per virare verso qualcosa di più vicino al clima fantastico e alla storia d’amore raccontata. Nonostante questa intelligente scelta di fondo, la struttura musicale mantiene alcuni riferimenti melodici alle arie pucciniane, rivisitate con maggiore o minore fortuna.

Grazie alla scelta di protagonisti dall’impostazione lirica o comunque molto vicina all’Opera, lo spettacolo regala esibizioni di grande impatto come l’assolo dell’Imperatore Altoum, alias Paolo Barillari (tra l’altro tra i compositori dello spettacolo) e la scena dei fantasmi dei dodici principi decapitati che si presentano a Calaf in cui è sempre Paolo Barillari a dare piena potenza al brano con la sua potente e bellissima voce, qui decisamente valorizzata.

I brani sono molto belli, alcuni anche emotivamente intensi ed esprimono bene il mondo interiore dei personaggi. Quello che mi ha creato un po’di perplessità è il fatto che siano brani più pop che prettamente musical e questa cosa suscita in me un’ambivalenza: da un lato sono belle canzoni da ascoltare anche al di fuori del contesto dello spettacolo, dall’altro, per lo stesso motivo, manca una continuità, una unicità melodica, un motivetto che sia ricorrente, un tema di fondo che resti impresso nella mente e sia pronto ad essere canticchiato all’uscita del teatro.

A proposito delle musiche, cito gli autori dei testi che sono Maurizio Colombi e Giulio Nannini, testi in generale di buon livello, ma non sempre di felice riuscita, per quanto riguarda, per esempio, i personaggi di Ping, Pong e Pang su cui mi soffermerò in seguito.

Le meravigliose scenografie di Alessandro Chiti, ricche, eleganti e curate, ricreano la città di Pechino e il Palazzo Reale (c’è anche un melo incantato) grazie all’uso di un impianto fisso e varie strutture mobili e vivono molto con le video proiezioni di Marco Schiavoni e sono esaltate dal disegno luci Alessio De Simone. Sono molte e belle le immagini ricreate al computer e proiettate sui pannelli e bellissimo è l’effetto di luci e proiezioni sull’abito indossato da Turandot in una scena molto importante.

Completano l’allestimento i bellissimi costumi di Francesca Grossi che vince la sfida di ricreare gli abiti per un musical che si rifà all’Opera: elegante e raffinata per gli abiti di Turandot, Francesca può scatenare la fantasia nei costumi di Tormenta, Gelida e Nebbia che hanno elementi che richiamano i loro nomi e poteri.

Le coreografie di Rita Pivano, coadiuvata dall’assistenza di Francesco Spizzirri, nonostante alcuni bei momenti acrobatici (da segnalare la presenza nell’ensemble di Ivan Trimarchi, già acrobata per Notre Dame de Paris), non sono incisive, ma sembrano orientate più a creare figure nell’aria (c’è un grande uso della gestualità) che dei veri e propri passi di danza (infatti, a ragione, si parla di ensemble e non di corpo di ballo).

Arriviamo finalmente al cast.

Lorella Cuccarini veste i panni della malefica Turandot. Un personaggio affascinante e ambivalente: regina dal cuore di ghiaccio a causa di un incantesimo e donna romantica che scopre l’amore con Calaf.

Lorella riesce a rappresentare molto bene questo atteggiamento doppio e a restituire con grande vividezza il momento esatto in cui il cuore della regina si scioglie in presenza di Calaf (“che cos’è? questo calore non so cos’è” canterà). Il loro incontro “clandestino” nelle stanze della regina, infatti, resta un momento molto intenso che trova sfogo in un bel brano molto intimo.

C’è da dire che in questo spettacolo Lorella è chiamata molto a cantare, e lo fa molto bene, con grande intenzione e intensità, dimostrando i frutti di una costante preparazione e una continua crescita professionale. E’ sempre una meraviglia vederla in scena e colpisce sempre per la capacità che ha di centrare il personaggio e rappresentarlo.

Davvero emozionante è l’interpretazione del Nessun Dorma, una rivisitazione moderna molto apprezzata e molto ben eseguita da Lorella e Pietro Pignatelli.

Il bravissimo Pietro offre un’interpretazione molto bella e a tratti divertente del suo Calaf, uomo sfrontato, avventato e innamorato. Riesce a colorarlo nelle sfumature ed è straordinario nel cantato raggiungendo il culmine col Nessun Dorma.

I personaggi delle tre streghe, Tormenta, Gelida e Nebbia, che richiamano le tre fiere del I Canto dell’Inferno di Dante (leonessa, lupa e lonza), sono bellissimi e costituiscono un secondo livello narrativo molto suggestivo.

L’interpretazione delle loro protagoniste è eccezionale, carica di energia e di grinta: Valentina Ferrari (Tormenta), Federica Buda (Gelida) e Silvia Scartozzoni (Nebbia), sono tre splendide protagoniste completamente diverse per voce e carisma che insieme creano realmente un trio di forte impatto. Tre mondi diversi, con background differenti e ricchi, tre talenti incredibili che sul palco sprigionano una grandissima energia incantando con le loro potenti voci e l’interpretazione aggressiva e che, nonostante rappresentino tre personaggi “negativi”, piacciono molto ai bambini.

Perfetto loro contraltare sono le figure di Yao, dio del Sole e Chang’è, dea della Luna. Yao è un divertentissimo e impertinente  personaggio che parla per proverbi e si fa beffa di tutti. Solo Chang’è, più posata e riflessiva, è in grado di tenerlo a bada. Yao e Chang’è sono interpretati dai bravissimi Sergio Mancinelli e Simonetta Cartia che sulla scena formano una coppia ben amalgamata.

Ci sono poi Ping, Pong e Pang, tre eunuchi, un tempo uomini valorosi e coraggiosi, oggi tre personaggi buffi e simpatici interpretati rispettivamente dai bravi Giancarlo Teodori, Jonathan Guerrero e Adonà Mamo, tre attori e cantanti dotati di voci diverse e particolari.

Devo dire, a malincuore, tre personaggi non scritti al meglio, troppo fumettistici e che non rendono merito al talento vocale dei tre protagonisti.

L’Imperatore Altoum, padre di Turandot, è il già citato Paolo Barillari in una parte molto divertente e molto poco autorevole.

Completano il cast Flavio Tallini nei panni del Principe  di Persia, e Laura Contardi in quelli di Zelima.

Nel complesso La Regina di Ghiaccio è uno spettacolo bello e denso che mette in campo molti e diversi elementi narrativi in una rappresentazione sospesa tra presente e passato, immersa in un mondo immaginifico che cattura adulti e bambini.

La regia di Maurizio Colombi, supportato dall’aiuto regia di Davide Nebbia, riesce a combinare tutti questi elementi narrativi coordinandoli con le numerose immagini prodotte in un complesso e articolato disegno, per raccontare una storia densa e affascinante.

Come tutte le nuove opere e soprattutto in virtù del fatto che si tratta di un lavoro completamente originale e che quindi non ha la possibilità di riferirsi a qualcosa di già rappresentato, La Regina di Ghiaccio è uno spettacolo che può solo crescere nel tempo conquistando una sempre maggiore fetta di pubblico.

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La Regina di Ghiaccio

ispirato alla Turandot di Giacomo Puccini

regia Maurizio Colombi

musica Davide Magnabosco, Paolo Barillari, Alex Procacci

testo Maurizio Colombi, Giulio Nannini

con Lorella Cuccarini, Pietro Pignatelli, Simonetta Cartia, Sergio Mancinelli, Valentina Ferrari, Federica Buda, Silvia Scartozzoni, Giancarlo Teodori, Jonathan Guerrero, Adonà Mamo, Paolo Barillari, Flavio Tallini, Laura Contardi

ensemble Luca Contini, Martina Gabbrielli, Filippo Grande, Camilla Maffezzoli, Antonella Martina, Eleonora Peluso, Ivan Trimarchi.

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