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Recensioni, Teatro, Teatro

Viola Graziosi in Aiace

aiace

Teatro Lo Spazio

2 maggio 2017. Prima.

 

Sycamore T Company ha presentato ieri al Teatro Lo Spazio di Roma Aiace di Ghiannis Ritsos, tradotto da Nicola Crocetti, interpretato da Viola Graziosi, con la regia di Graziano Piazza e la scenografia musicale di Arturo Annecchino.

Per capire l’Aiace di Ritsos è necessario conoscere le condizioni in cui esso è nato. Come ha tenuto a precisare a inizio spettacolo il regista, Graziano Piazza, facendosi portavoce anche di Nicola Crocetti, traduttore del testo, si deve considerare che Ritsos scrisse molti poemetti, ognuno preceduto da una piccola introduzione, vivendo rinchiuso in una sorta di campo di concentramento. Tutta la sua vita, infatti, e di conseguenza la sua poetica, furono animate da un’adesione totale agli ideali marxisti. Per questo motivo la sua poesia è stata spesso vietata in Grecia  durante le fasi del regime autoritario.

L’Aiace di Ritsos è stato scritto tra il 1967 e il 1969 ed è una rilettura della tragedia di Sofocle attraverso la quale il poeta, tra i più grandi del ‘900, muove un’aspra critica della contemporaneità umana e politica del suo Paese.

A causa del controllo a cui era soggetto da parte del regime, l’unica via franca che egli poté trovare fu quella di parlare del mito, perché esso non era soggetto alla censura, lanciando così un messaggio cifrato di totale adesione alla libertà dell’uomo.

Aiace di Ritsos è il poema dell’impotenza e dell’assenza.

L’impotenza a cui lo stesso eroe greco viene costretto dall’inganno di Atena, che gli fa credere di combattere ferocemente contro gli Achei per poi accorgersi di aver fatto strage di bestiame. Per estensione, l’impotenza che viene imposta dall’alto, l’impotenza dell’uomo nei confronti di ciò che è più grande.

L’assenza è quella dell’uomo, l’assenza dell’umanità, della libertà e della individualità dell’essere umano.

Piazza e Crocetti affrontando il testo si sono chiesti come poter essere testimoni di Aiace. Lo stesso  autore, nella sua introduzione, parla di una donna che lo guarda, muta e immobile. Con Viola Graziosi hanno provato a pensare a chi potesse essere questa donna e hanno deciso di capovolgere le parti per esplorare il lato femminile dell’eroe, la sua sensibilità, quel non detto che resta appeso come se fosse già accaduto, già visto.

La donna è moglie, madre, amante che vive e patisce l’assenza dell’uomo e l’impotenza nell’impossibilità di salvarlo perché è lui stesso a non riconoscerle questa possibilità. Allora, la donna, nel rievocare le parole di Aiace, diventa testimone dell’assenza: perché l’uomo si capisce solo nell’assenza e il mito è l’assenza dell’uomo. Assenza e impotenza, dunque, ancora.

Il testo è pregno, evocativo, denso di elementi narrativi forti e l’interpretazione di Viola Graziosi, asciutta, secca è una seconda chiave di lettura che muove attraverso il corpo. Fondamentale è il continuo contatto visivo col pubblico e in quei rari momenti in cui esso manca, la tensione cala.

Predominante è l’aspetto psicologico che Viola riesce a rappresentare con grande efficacia e intensità: il tormento interiore dell’eroe che si riscopre uomo, ma che nella consapevolezza dell’inganno e della manipolazione subita perde anche la propria umanità, perché essa stessa non gli viene riconosciuta da alcuno: “nessuno mi perdona di avere anche io dei momenti di stanchezza, nessuno mi perdona di essere malato(…); nessuno ha mia chiesto una parte dei miei tormenti (…); solo ammirazione interessata (…); i nemici si fanno beffe di me”.

Un’altra parola chiave di questo testo è consapevolezza. Aiace non è matto perché fuori di testa, ma i suoi deliri sono frutto della consapevolezza dell’impotenza e dell’assenza. L’eroe non c’è più, gli dei non ci sono più. Resta l’uomo, ma l’uomo si è perso e da qui, forse, ricomincia, in altro modo, per altre vie: “a me basta quel che ho trovato nel perdere ogni cosa”.

E’ un dramma interiore che muove lentamente dalla disperazione alla soluzione finale. Anche le immagini più volte evocate e suggerite dal testo quando Aiace parla per bocca della donna (“Ogni cosa si tacque (…) Chiudi le porte, chiudi le finestre, spranga il muro di cinta”), tornano mutate alla fine, a sottolineare il cambio di registro, la presa di coscienza definitiva (“Apri le porte, apri le finestre, disserra la città” (…) “forse incontrerò un uomo con cui parlare”).

Non è più lei, però, a pronunciarle, ma una voce di uomo fuori campo (Germano Piazza). Mentre la donna esce di scena, lentamente, solenne, con l’espressione grave, l’assenza si fa presenza, presa di coscienza finale.

E’ come se Aiace dopo aver dato sfogo al suo tormento per voce di una donna, quindi dopo essere entrato in contatto con la propria sensibilità e il proprio modo di sentire le cose, possa finalmente riappropriarsi della propria vita decidendone la fine.

Ad accompagnare l’intera rappresentazione è l’efficace scenografia sonora di Arturo Annecchino che suuggerisce l’ambiente circostante, nel rumore delle catene, nei cancelli che si chiudono, nel richiamo verbale al clangore delle armi, nell’acqua che scorre lenta, ma anche rappresenta i moti interni all’animo con rumori, suoni, graffi e versi che ne restituiscono il tormento.

 

Aiace

di Ghiannis Ritsos

traduzione Nicola Crocetti

con Viola Graziosi

voce Graziano Piazza

regia Graziano Piazza

scenografia musicale Arturo Annecchino

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Recensioni, Teatro, Teatro

Rumori Fuori Scena. Teatro Vittoria, 20 gennaio 2016.

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rumori fuori scena

Irresistibile, irrefrenabile, trascinante, esilarante, travolgente!

Rumori Fuori Scena è un capolavoro della Commedia che non tramonta mai e infatti questo è il trentaduesimo anno di replica per questo spettacolo dalla comicità tracimante!

Un duro banco di prova per chiunque si trovi a cimentarcisi, perché se far ridere non è facile, riuscire a farlo in maniera così prorompente, rispettando i tempi serrati di questa commedia senza mai sgarrare è davvero impresa impegnativa, “roba” da veri Artisti!

 E Artisti con la A maiuscola sono quelli che in questi giorni calcano il palco del Teatro Vittoria per portare in scena questa formidabile Commedia!

Rumori Fuori Scena di Michael Frayn è un capolavoro assoluto di comicità e da trentadue anni cavallo di battaglia della Compagnia Attori & Tecnici. Portato in scena con la regia originale di Attilio Corsini e la traduzione di Filippo Ottoni, Rumori Fuori Scena coi suoi ritmi serrati e incalzanti e le battute fulminanti coinvolge il pubblico di ogni età ed estrazione sociale, grazie anche all’interpretazione di un cast eccellente.

E’la storia di una sgangherata compagnia di attori alle prese con un nuovo spettacolo da mettere in scena. Costituita di tre atti, la commedia è un percorso verso lo stravolgimento dello spettacolo che gli attori stanno allestendo e, a sua volta, la creazione di una commedia dentro la commedia.

Nel primo atto vedremo lo spettacolo così come dovrebbe andare in scena, non senza grossi problemi e intoppi esilaranti; nel secondo atto la situazione e la scena stessa vengono ribaltate e lo spettatore si troverà a vedere cosa accade dietro le quinte durante la rappresentazione, testimone dei veri rapporti tra gli attori, tra gelosie, dispetti, amori e disavventure. Il terzo atto, infine, vede lo stravolgimento completo dello spettacolo inscenato dai personaggi, quando ormai i rapporti e, di conseguenza, le sorti dello spettacolo stesso, sono irrimediabilmente compromessi.

Rumori Fuori Scena è una miscela esplosiva di comicità con tempi strettissimi e cambi repentini; un continuo aprirsi e chiudersi di porte e di sardine che non trovano mai il loro posto: “entrare e uscire, le sardine entrano da una parte ed escono dall’altra!” (citazione non esattamente letterale).

E’ stato definito da qualcuno un orologio svizzero per la puntualità e precisione degli scambi di battute e per le entrate e uscite di scena. Non direi esattamente: per la sua struttura lo spettacolo è sicuramente un orologio svizzero, dai meccanismi precisi e puntuali, ma non è certo materia inanimata. Se questo ingranaggio, seppur perfetto, funziona, è merito, per rimanere nel campo della similitudine, di orologiai di altissima professionalità e precisione, di professionisti affidabili e decisamente competenti.

Questo sono gli attori e le attrici che interpretano magistralmente questo magnifico spettacolo: Artisti di grandissima professionalità, esperienza, precisi, puntuali e affidabili.

Rumori Fuori Scena è una commedia perfetta e dalla regia efficace, ritmata e incalzante, ma, soprattutto, interpretata da un cast di velocisti che non si ferma e stanca mai, tra corse, scale, entrate, uscite e scambi dialettici immediati ed esilaranti.

Eccoli brevemente:

Viviana Toniolo, semplicemente meravigliosa nei panni dell’attrice un po’ in là con gli anni che perde le battute e dimentica le scene e che interpreta, a sua volta, la signora Clackett, la governante di casa Brent.

Annalisa Di Nola è Lisa, attrice non esattamente sveglia che interpreta Vicky, giovane e disinibita impiegata dell’ufficio delle imposte che ha una relazione con Roger. Travolgente nel suo ruolo e grandissima incisività espressiva: uno sguardo, un’espressione bastano per far scrosciare la risata.

Stefano Messina è Jerry, attore che non sa sempre spiegarsi bene, “capito no?”; intepreta Roger Tramplemain, agente immobiliare dell’agenzia incaricata di affittare la casa di campagna del sig. Brent. Ha una relazione con Vicky. Irrefrenabile e instancabile regala una interpretazione straordinaria.

Carlo Lizzani è Raul, il regista pignolo e disperato, divertentissimo anche lui nel tentativo di tenere in piedi lo spettacolo e la sua vita privata.

Roberto Della Casa è Amedeo, attore anziano dedito all’alcool che interpreta un attempato scassinatore: sublime e bravissimo!

Marco Simeoli è Severino, un uomo timido che ha paura della violenza ai limiti del patologico; è indeciso e ci mette un po’ a capire le cose. Interpreta Philip Brent padrone di casa Brent e marito di Flavia. Scrive commedie ed evade il fisco tanto da essere scappato in Spagna…Marco è semplicemente straordinario! Il suo modo di donare vaghezza, ingenuità e semplicità al personaggio è fantastico come strepitosa la sua interazione in scena con gli altri attori entrando e uscendo continuamente nei panni di Severino e in quelli di Philip.

Elisa DI Eusanio è Melinda, un po’ pettegola, interpreta Flavia Brent: moglie di Philip. A costo di ripetermi, anche lei fantastica nel mantenere ritmo, tempo e spazio.

Sebastiano Colla è il tutto fare della compagnia e sostituto  alla bisogna. Impeccabile, soprattuto nella sua scena clou nel secondo atto.

Claudia Crisafio è Lella, assistente regia, innamorata del regista, anche lei sostituta all’occorrenza e anche lei molto brava soprattuto nella scena che la vede protagonista con Sebastiano Colla nel secondo atto.

Per completezza ricordo che le scene, bellissime, davvero funzionali e resistenti agli urti continui di queste porte che si aprono e si chiudono in continuazione, sono di Bruno Garofalo e le musiche di Arturo Annecchino.

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