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Musical, Recensioni, Teatro, Teatro

Elvis, ascesa e declino di una leggenda

Elvis The Musical

Elvis The Musical, ascesa e declino di una leggenda in uno strepitoso concerto

Teatro Brancaccio

6 marzo 2018. Prima

 

C’era molta curiosità e un po’ di diffidenza verso un titolo così impegnativo e ingombrante: Elvis, il mito indiscusso del rock, la prima grande star macinasoldi e dal merchandising milionario.

Il pensiero era: cosa vorranno raccontare di Elvis? Come lo faranno?

Si apre il sipario e la prima scena è una sorta di presa diretta dall’esterno del teatro dove arriva un’enorme limousine bianca da cui scende, circondato dai bodyguard, Elvis che fa il suo ingresso trionfale in teatro. Canta un brano: poi i telegiornali di tutto il mondo annunciano da più parti la sua morte.  Elvis, il re del rock, è morto, a 42 anni, stroncato da un infarto in una camera d’albergo.

Da qui, poi, un tuffo nel passato e si comincia a raccontare la vita di Elvis Presley sin da quando era un bambino che amava frequentare a Tupelo la comunità afro americana, dalla cui musica era affascinato. Un giovane dotato e ambizioso proveniente da una famiglia povera e con molte difficoltà che ha per lui aspettative molto diverse.

Elvis cresce e, mentre lavora, tenta la strada dei concorsi canori e delle fiere, fino al giorno in cui arriva la sua occasione. Da lì, il resto è storia e Elvis Il Musical la racconta. Sono gli stessi personaggi a raccontarla, mentre dietro, in alto, scorrono immagini di repertorio dei suoi concerti, dei film, delle trasmissioni televisive cui partecipò e anche video di quando era militare.

Viene raccontato Elvis da bambino, da giovane e da adulto. Vengono presentate la sua enorme, smisurata voglia di fare e di farcela, la sua inesauribile energia, la grinta, la tenacia e l’ostinazione, il suo rapporto con la famiglia, con gli amici e con il proprio entourage, il suo rapporto con Priscilla, sua fidanzata conosciuta giovanissima e poi diventata sua moglie e successivamente ex moglie, l’amore assoluto dei suoi fan che spessissimo sfociava in scene di isteria. Vengono ripercorse le tappe di ciò che lo rese leggenda.

Vengono affrontati anche alcuni lati caratteriali e psicologici dell’uomo, con le sue fragilità di cui egli stesso non si rende conto.

La prima parte è forse un po’troppo didascalica, costituita da una serie di quadri spesso troppo frammentati. La storia dell’uomo che diviene leggenda viene infatti più raccontata che  rappresentata. In questo sono fondamentali e mirabili tutti i componenti del cast. La seconda parte, invece, cambia totalmente registro, il racconto si fa rappresentazione ed è puro spettacolo.

Elvis giovane passa la mano ad Elvis adulto che alla fine regala un mini concerto strepitoso. Intorno a lui sempre gli ottimi elementi che compongono il cast.

Soprattutto, poi, per tutto il tempo, la meravigliosa musica suonata dal vivo anima uno spettacolo che diventa happening e ci si può solo rallegrare di vedere la platea di Roma alzarsi e ballare.

Elvis The Musical è un bello spettacolo che colpisce: più cronachistico nella prima parte, ha un secondo atto davvero coinvolgente. Ripercorre le fasi salienti della vita di un personaggio unico ed eccezionale che è diventato un’icona non solo del rock’n roll, ma culturale in genere e un fenomeno di costume fino ad essere considerato leggenda.

Attraverso le canzoni di Elvis, intramontabili successi a partire dagli anni ’50 fino al 1977, e il racconto dei vari personaggi che hanno vissuto intorno a lui, racconta dell’uomo e del cantante, ricordando anche la sua passione per il rhythm and blues, il country and western, il gospel, gli spiritual e il melodico.

Lo spettacolo affronta maggiormente gli aspetti della sua ascesa, del suo successo, della sua consacrazione, rispetto a quelli più intimi dei suoi dubbi personali, dei suoi insuccessi, della depressione e dell’uso e abuso degli psicofarmaci soprattutto dopo la separazione dalla moglie Priscilla. E’ più incentrato sulla sua vita consacrata allo show business, al racconto delle sue stravaganze e al suo rapporto molto stretto con quelli a lui più vicini, che venivano denominati la Memphis Mafia, anche per i supposti contatti con l’FBI.

Eppure il lento declino, la depressione e l’uso degli psicofarmaci non vengono del tutto passati sotto silenzio, piuttosto accennati senza indugiare troppo nella tristezza per dare libero sfogo allo spettacolo.

Elvis The Musical è interpretato da due grandissimi protagonisti: Michel Orlando ( Elvis giovane) e Joe Ontario (Elvis adulto). Entrambi con una vocalità bellissima, potente e suadente, davvero vicina a quella unica e comunque inimitabile di Elvis. Due splendidi cantanti e interpreti che si cimentano anche negli atteggiamenti tipici della leggenda del rock, sia nella mimica facciale, che nell’espressività del corpo con quel movimento di spalle e i tipici movimenti rotatori e oscillatori del bacino che tanto fecero scandalo ai suoi tempi e che resteranno sempre e solo prerogativa di Elvis (come chiunque volesse e sapesse imitare Michael Jackson non riuscirà mai ad essere come lui).

Uno straordinario debutto per Michel Orlando qui al suo primo ruolo importante. Joe Ontario è già una stella, ed è nella top 100 mondiale de “best impersonator” di Presely.

Elvis bambino ha destato la curiosità del pubblico in sala per la bellissima vocalità: in realtà  si tratta della bravissima Silvia Scartozzoni, già apprezzatissima strega Nebbia ne La Regina di Ghiaccio.  Suo anche il ruolo di Marion Kisker, la segretaria che per prima si accorse del talento di Elvis. Altra importante e bella presenza conosciuta nel sopra citato spettacolo è Laura Contardi (fan di Elvis e ensemble)

Bellissima interpretazione per Giancarlo Capito nel doppio ruolo di Sam Phillips, ma, soprattutto, in quelli di Joe Esposito; Valeria Citi è Priscilla, in un bellissimo assolo; straordinaria Elisa Filace nei panni di Gladys, madre di Elvis, Gennaro D’Avanzo è il colonnello Tom Parker, manager di Elvis dal 1955 al 1977, determinante per la sua carriera.

Conclude il cast un bellissimo ed energico ensemble costituito da Maria Sacchi (fan d Elvis), Stefania Bovolenta, Alfonso Capalbo, Isabel Galloni, Linda Fisichella, Christian Maesani, Jacopo Ballabio, Marco di Palma.

Lo spettacolo è suonato dal vivo da una band composta da Davide Magnabosco, direttore musicale e piano; Alberto Schirò, direttore cori e chitarra acustica; Tiziano “Rooster”Galli, chitarra; Max Zaccaro, basso; Alex Polifrone, drums (e D.J. Fontana); Marco Brioschi, tromba.

La regia dello spettacolo di Maurizio Colombi, alfiere dei family show in Italia (Rapunzel, La Regina di ghiaccio, per citare gli ultimi), che anche qui racconta una favola, ossia la storia di un ragazzo che diventa leggenda, una storia vera talmente incredibile da sembrare una fiaba, anche se il finale è triste.

La scenografia di Alessandro Chiti si apre su finestroni tondi che accolgono le scene come quadri e arricchita dai video di cui sopra.

Le coreografie sono dirette da Rita Pivano e sono davvero energiche.

I costumi di Elvis adulto sono molto belli, accurati e vicini al vero e rappresentano quel gusto eccessivo che lo ha sempre contraddistinto; gli altri costumi in genere sono, invece, un poco banali e ingenui.

Assistere a Elvis The Musical è stata un’enorme e graditissima sorpresa: nonostante alcune soluzioni narrative o rappresentative possano non piacere, lo spettacolo è entusiasmante e il concerto finale è stupefacente.

Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical Elvis The Musical

Elvis The Musical

una produzione ILCE ITALIA SRL

regia Maurizio Colombi

regista collaboratore Marco Vesica

con Joe Ontario e Michel Orlando

e con Giancarlo Capito, Valeria Citi, Elisa Filace, Gennaro D’Avanzo, Silvia Scartozzoni, Laura Contardi, Maria Sacchi, Stefania Bovolenta, Alfonso Capalbo, Isabel Galloni, Linda Fisichella, Christian Maesani, Jacopo Ballabio, Marco di Palma.

scenografie Alessandro Chiti

coreografie dirette da Rita Pivano

assistente coreografo Francesco Spizzirri

direttore musicale Davide Magnabosco

Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Brancaccio nelle persone di Silvia Signorelli e Monica Menna

 

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Musical, Recensioni, Teatro

Rapunzel – Teatro Brancaccio, 18 dicembre 2014. La Prima.

rapunzel

 

 

Rapunzel – Il Musical

Regia di Maurizio Colombi

Una favola classica in versione moderna, un po’ cartone animato, un po’ fumetto, Rapunzel stupisce!

Nonostante qualche difficoltà iniziale, la prima è stata un grandissimo successo di pubblico e critica!

Breve sinossi: Rapunzel è una bambina che all’età di un anno viene portata via ai genitori, il re e la regina, da madre Gothel, sorella della regina, per punire quest’ultima a causa di antichi rancori. La ragazza vivrà fino all’età di 18 anni segregata in un’alta torre inaccessibile; l’unico modo per entrare e uscire dalla torre sono i suoi lunghi capelli magici dalle proprietà curative. Poi, un giorno, arriva un ladro scanzonato che la porta via dalla torre e comincia l’avventura…

Rapunzel è un musical bello e divertente.

Ricorda molto la comicità delle scenette che Lorella faceva con Marco Columbro ai tempi della loro Buona Domenica: una comicità molto garbata, con un linguaggio semplice, diretto, pulito che strappa sane risate rimanendo sempre attuale. Sì, perché Rapunzel è anche una rappresentazione attuale con riferimenti a personaggi dell’immaginario collettivo comune moderno e l’utilizzo di un linguaggio contemporaneo; un modo efficace per avvicinare un pubblico di tutte le età.

Rapunzel è uno spettacolo per bambini e per sognatori, per chi crede che tutto può cambiare, che, se vogliamo veramente qualcosa, questa accade; il leitmotiv di tutto il musical, infatti è “Immagina, tu puoi”.

Ok, all’inizio suona già sentito, però, poi, la sceneggiatura è talmente ben curata da far dimenticare il riferimento già altrove utilizzato e da personalizzarlo e renderlo perfettamente fruibile dallo spettatore.

Un altro simpatico espediente è l’inserimento nello spettacolo di proiezioni in stile cartone animato: i protagonisti sono disegnati come fossero fumetti e le scene in movimento vengono inserite nei momenti in cui si deve dare l’idea del tempo che passa o di fughe e spostamenti.

C’è un altro bel momento all’interno spettacolo, ma non voglio svelarlo…dirò solo che gli spettatori entreranno in qualche modo a far parte di una scena.

Le musiche originali di Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari coi testi di Maurizio Colombi, Giulio Nannini e Federico Del Vecchio sono bellissime: trascinanti, piene di ritmo, di quelle musiche che mettono voglia di ballare e i testi funzionano molto bene. Non ci sono ovvietà o rime facili. Le canzoni non accompagnano le scene, ma le raccontano.

Belli i costumi di Francesca Grossi, soprattutto quelli di Madre “Go to hell”.

Efficace la regia di Maurizio Colombi.

Gli interpreti sono tutti molto bravi.

Lorella Cuccarini, che torna al musical (finalmente) dopo tanti anni, conferma il suo talento e la sua attitudine per lo spettacolo a 360°. Sempre bellissima, fasciata dai seducenti abiti di Madre Gothel con spacchi che mettono in risalto le sue lunghe e affusolate gambe, nonostante l’evidente e comprensibile emozione della prima, è padrona del palco senza, però, rubare la scena a nessuno.

La sua Madre Gothel, per quanto all’inizio cerchi di essere cattiva non può fare a meno di risultare ironica e simpatica, prendendo, a volte, in giro se stessa.

Lorella supera a pieni voti l’ennesima prova di attrice e cantante dal vivo (anche se non ne avevo mai dubitato): il personaggio di Madre Gothel sembra cucito su di lei, segue esattamente le sue corde e dà risalto alle sue capacità interpretative; e se questo non fosse vero, se cioè il personaggio non fosse stato adattato su di lei, allora doppio plauso per la sua bravura e capacità di entrare nel personaggio disegnato e averlo fatto proprio.

Alessandra Ferrari è una strepitosa, simpatica, irriverente e caparbia Rapunzel: pur interpretando un personaggio fiabesco, una fanciulla alla scoperta di un mondo completamente nuovo, tira fuori la sua voce forte, potente, chiara e cristallina che la caratterizza.

Giulio Corso è, per me, una rivelazione nel musical: bello è bello, ma anche bravo. Sciolto sul palco, interpreta un Phil scanzonato, brigante gentiluomo, simpatico e, fondamentalmente, buono. E poi canta e canta bene; la sua voce mi è piaciuta davvero molto e insieme ad Alessandra crea una bellissima armonia.

Da citare Goffredo Maria Bruno nel doppio ruolo di re e brigante e Barbara di Bartolo in quelli di regina e locandiera; più brillanti nei ruoli di brigante e locandiera per ovvi motivi di sceneggiatura, perché trattasi di personaggi che consentono la possibilità di giocare di più rispetto ai ruoli regali più austeri. Applauso a loro.

Enormi complimenti vanno fatti a tutto l’ensemble; un gruppo di personaggi diversi per caratteristiche fisiche e vocali che si muove fluidamente su quel palco rendendo tutto magico e divertente.

Le coreografie di Rita Pivano, belle, fresche e trascinanti sono assegnate a loro.

Da sostenitore di Lorella, posso dire che avrei voluto vederla ballare un po’ di più, perché so che può farlo tranquillamente, ma da spettatore attento e critico so anche che non sarebbe stato opportuno per il taglio che è stato voluto dare allo spettacolo.

Esilaranti e bravissime Rosa e Spina, rispettivamente Alessandra Ruina e Martina Gabbrielli, che interpretano anche i ruoli di nutrice e popolana.

Simpaticissimo Maurizio Semeraro nei panni del brigante Polifemo e in quelli del buffo cortigiano.

Di seguito gli altri membri del cast: Lorenzo Grilli è il brigante Igor e anche il cantastorie; Donato Altomare è il brigante Milord e il fantastico, divertente ed eclettico Segugio che parla una lingua tutta sua di base latina; Ezio Domenico Ferraro è il brigante (un po’ stupido) Gamba di Legno e una guardia reale; Alfonso Capalbo è brigante, guardia e druido; Giovanni Mocchi è il capitano, ma anche un brigante; Filippo Grande, brigante e guardia reale; Maria Chiara Centorami, cortigiana e guardia; Vanessa Innocenti è Rapunzel bambina e popolana; Eleonora Peluso è una popolana.

In conclusione Rapunzel è un bel musical, che cattura, prende e trascina; molto adatto ad un pubblico di bambini che, infatti, hanno seguito tutto lo spettacolo con attenzione e ne sono rimasti molto divertiti e affascinati.

Dimenticavo: non perdetevi il rap finale! Il Rap di Rap –unzel!

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