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Recensioni, Teatro, Teatro

Recensione Le regole per vivere

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Una commedia psicanalitica divertentissima. Le regole per vivere.

Teatro Ambra Jovinelli

14 maggio 2019

le reogle

Dopo il grande successo di Le prenom – Cena tra amici arriva al Teatro Ambra Jovinelli una delle commedie più comiche prodotte dal National Theatre di Londra.

Le regole per vivere è uno spettacolo che affronta in chiave prepotentemente comica quelle regole che tutti seguiamo, anche inconsciamente, per attraversare incolumi determinati eventi, scongiurando il pericolo di urtare la suscettibilità e la sensibilità degli altri.

Quale miglior esempio, allora, che ambientare la storia durante un pranzo di Natale?

A chi non è capitato, trovandosi in mezzo a parenti che non vede quasi mai o che non sopporta particolarmente, di dover adottare un atteggiamento apparentemente cordiale e condiscendente pur di evitare contrasti? Oppure adottare strategie di comunicazione per evitare di disseppellire vecchi rancori?

Le regole del vivere, opera della biologa Sam Holcroft, può essere considerato uno spettacolo di indagine psicanalitica che applica principi di psicologia comportamentale ad un evento simbolo delle relazioni familiari: il pranzo di Natale.

Nulla di didascalico o manualistico, tutt’altro: lo spettacolo è un divertentissimo turbinio di eventi e accidenti rocamboleschi in un crescendo di situazioni surreali, caotiche ed esilaranti.

All’inizio, vecchi filmini di famiglia vengono proiettati su un pannello: sembrano antichi ricordi di qualcosa di dolce. Quando la scena si apre, appare un salone con cucina a vista, con un albero di Natale non ancora addobbato e una porta centrale.

E’ la tarda mattinata del venticinque dicembre e una famiglia si sta riunendo per preparare e consumare il pranzo di Natale.

Elide, la mamma, è una donna molto attaccata alle tradizioni, alle sue regole di convivenza familiare, che desidera far trascorrere al marito un Natale sereno in famiglia; Matteo, il figlio, voleva fare l’attore, ma è diventato un avvocato di discreto successo e sembra un uomo ragionevole e gentile; Adamo, l’altro figlio, avrebbe voluto essere un calciatore, invece è anch’egli è diventato avvocato, anche se con meno successo del fratello; Giovanna, la moglie di Adamo, è una donna tutta concentrata sulla malattia della figlia Emma e ha un problema di controllo; Carola è la fidanzata di Matteo da un anno, fa l’attrice ed è una ragazza particolarmente esuberante e spontanea; Franco è il padre famiglia: è stato un uomo egoista ed attualmente ricoverato in una clinica a seguito di un ictus.

Apparentemente i preparativi per il pranzo di Natale procedono tranquillamente, ma, dapprima lentamente, poi sempre più prepotentemente, una serie di eventi farà esplodere vecchi rancori e svelerà segreti scomodi, facendo precipitare la situazione rovinosamente.

A determinare questo processo di abbattimento di ogni velo e freno saranno le particolari regole dello spettacolo stesso, rese palesi al pubblico tramite la proiezione su uno schermo in alto, che si riveleranno dei veri tranelli per i personaggi.

Mano a mano che si procede nella rappresentazione i personaggi si troveranno a dover adottare degli atteggiamenti imposti dalle regole del gioco attive, specchio amplificato di quei comportamenti distraenti che spesso si ha la necessità di adottare affinché tutto proceda nell’apparente tranquillità, per affrontare il disagio di certe conversazioni, nascondendo disappunti, celando rancori, cercando di non dire la verità per non urtare alcuno e non rovinare un’occasione di condivisione “forzata”.

In un sempre più rapido precipitare di eventi i personaggi riveleranno tutte le loro debolezze, non riuscendo più a nascondere la verità, a sopportare i soprusi, a superare i rancori e manifestando finalmente i loro reali pensieri.

Lo sfogo finale di Adamo scoperchierà tutte le bugie, ma sarà solo l’intervento della giovane Emma, con la sua  innocenza e fresca lucidità, a ridimensionare l’intera babele.

Le regole per vivere è uno spettacolo divertentissimo e dal ritmo incalzante che, attraverso situazioni comiche e surreali, mette in luce l’importanza di assumersi le proprie responsabilità e il coraggio delle proprie scelte, di difendere il proprio punto di vista. In caso contrario, l’unica regola certa sarà solo il caos, un caos rappresentato in scena con grandissimo impatto e con grande carica espressiva da parte degli attori.

Da segnalare, in avvio spettacolo, la musica iniziale dei Bettedavis, duo composto da Elisabetta Mazzullo e Davide Lorino.

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Le regole per vivere 

Di Sam Holcroft

Traduzione Fausto Paravidinio

Regia Antonio Zavatteri

Con Elisa Di Eusanio, Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Orietta Notari, Aldo Ottobrino, Iulia Bonagura

Produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo e Teatro Stabile di Verona in collaborazione con Teatro Ambra Jovinelli

Scene Luigi Ferrigno

Costumi Alessandro Lai

Luci Michele Vittoriano

Video Lorenzo Letizia

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Recensioni, Teatro, Teatro

Le prénom (Cena tra amici). Teatro Carcano, 1° marzo 2017.

LE PRENOM-ok-Gisella Szaniszlò,Alessia Giuliani,Davide Lorino,Aldo Ottobrino,Alberto Giusta-Foto Bepi Caroli (1)

Recensione di Carlo Tomeo

CARLO TOMEO FOTO

È di scena al Teatro Carcano “Le Prénom” (sottotitolo ”Una cena tra amici”), la commedia di successo scritta nel 2010 e di cui fu fatta anche, dagli stessi autori, una versione cinematografica, che ebbe successo pure nell’edizione italiana nel 2012 e che vanta anche un remake cinematografico nel 2015, con altro titolo (“Il nome del figlio”), da parte di Francesca Archibugi.

L’argomento è dichiarato dal sottotitolo stesso, una cena tra amici quarantenni della media borghesia francese. Padroni di casa sono una coppia dall’apparenza felicemente innamorati da anni (Elisabeth e Pierre,  interpretati da Alessia Giuliani e Alberto Giusta), il fratello della donna  (Vincent, interpretato da Aldo Ottobrino) e che ha da poco sposato una straniera (Anne, interpretata da Gisela Szaniszlò, che lavora nel campo della moda) e un amico di vecchia data (Claude, interpretato da Davide Lorino) e che suona il trombone in un’orchestra.

La prima coppia appartiene alla sinistra progressista, mentre la seconda è più vicina alla destra e si mostra altezzosa quanto poco istruita, nonostante lui sia un dirigente importante di un’azienda.

E proprio da quest’ultimo personaggio, Vincent che inizia una discussione, dicendo che chiamerà il figlio, che sua moglie sta per partorire, con il nome di Adolphe destando orrore tra i presenti, essendo il nome troppo vicino a quello di Adolf e quindi facilmente riconducibile a Hitler. In realtà, dopo una lunga serie di disquisizioni intellettualiste e accuse a Vincent da parte degli altri (manca sua moglie che arriverà più tardi), l’uomo ammette di avere scherzato. Però l’ambiente si è ormai “surriscaldato”, tanto che, pur cambiando argomenti, si trascinerà nervosamente, per tutta la serata, con accuse reciproche su argomenti spiacevoli del passato (e anche del presente), dove ciascuno dei personaggi, sarà costretto o lo farà volontariamente di rimando, a tirar fuori segreti della propria vita finora insospettati.

La pièce, iniziata con toni cordiali, diventa quindi un  gioco al massacro, dove nessuno sembra perdonare a nessuno quelle azioni del passato (ma anche del presente) che non sarebbero in linea con il proprio modo di vedere le cose e tanto basta a rivelare il carattere di ciascuno di essi che, all’esterno si mostra in un modo, mentre dentro di sé è di tutt’altra pasta

È questa una caratteristica umana, che si è acutizzata nel nostro secolo: quello di apparire, secondo la morale comune, persone positive e dotate di grandi ideali, ma che in realtà cercano di nascondere lo squallore che spesso alberga nei propri animi e che viene fuori a tratti, in certi momenti cruciali della vita quotidiana. E spesso questo accade durante incontri che radunano un numero ristretto di persone, ciascuna con il proprio vero “io” ben camuffato a che all’improvviso si rivela, quasi come avviene nello sfogo di una valvola, per poi rientrare nel suo rango.

Gli autori non hanno fatto altro che trovare una forma che mettesse in luce la caratteristica più grave (e meno appariscente) di una società fatta di essere umani che credono che la vita che stanno vivendo sia la più comoda possibile, purché si tengano ben chiusi i propri scheletri dentro gli armadi. Sia la sceneggiatura, che fa sì che le cose vengano rivelate un poco alla volta, sia i dialoghi della drammaturgia che in più momenti si rivelano sagaci, cinici, a volte surreali  ma che portano al riso dello spettatore, rendono la commedia avvincente, specialmente nel momento che si sta per scoprire il segreto finale del personaggio meno negativo degli altri.

Il regista Antonio Zavatteri ha lavorato con una ben cognizione di causa e ha dato vivacità ulteriore a un’opera già conosciuta, non temendo neppure una possibile rivalità con la versione cinematografica (pur sapendo che il cinema richiama più spettatori). In questo è stato aiutato da un compagnia che ha mostrato gran professionismo e che si è mossa con un senso del ritmo ideale in opere come questa.

Alla prima, grande successo di pubblico che non ha fatto mancare la sua approvazione con copiosi applausi.

Complimenti a tutti, quindi, con il consiglio di correre a vedere la commedia.

Le prénom (Cena tra amici)

testo Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière

versione italiana Fausto Paradivino

regia Antonio Zavatteri

con Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò

Scene e costumi Laura Benzi

luci Sandro Sussi

foto di scena Bepi Caroli

produzione Stabile di Genova

Si ringrazia la Sig.ra Brunella Portoghese dell’uff. Stampa del Teatro

in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 12 marzo 2017.

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