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Recensioni, Teatro, Teatro

…Fino alle stelle! Scalata in musica dello Stivale

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…Fino alle stelle

Teatro della Cometa

10 dicembre 2019

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…Fino alle stelle! Scalata in musica lungo lo stivale è il nuovo spettacolo di e con Tiziano Caputo e Agnese Fallongo in scena al Teatro della Cometa.

Dopo lo straordinario successo di Letizia va alla guerra i due giovani e talentuosi artisti tornano in scena con uno bellissimo spettacolo dal taglio musicale che rievoca i grandissimi Alberto Sordi e Monica Vitti in Polvere di stelle.

Maria e Tonino si ritrovano sul ponte di una nave: lei vuole farla finita, e pure lui. “E’ tutto sbagliato” sospira amaramente Maria e, dopo un piccolo afflato affettuoso, i due cominciano a litigare, come in passato. Entrambi pensano di dover perdonare l’altro, ma nessuno sente di avere colpa. Da lì prende avvio il racconto degli eventi passati che hanno portato Maria e Tonino a ritrovarsi sul ponte di quella nave, sotto le stelle.

Tutto ebbe inizio in una calda estate palermitana del ’54. Maria, ragazza all’apparenza ingenua e ancora inconsapevole del proprio talento, incontra Tonino, cantastorie siciliano dall’animo poetico. Tra i due nascerà immediatamente un’intesa artistica e Tonino convincerà Maria a formare un duo musicale e cercare il successo scalando l’intero stivale per arrivare …Fino alle stelle!

Un sogno coraggioso che porterà i due giovani, sempre senza un soldo, a viaggiare per l’intera Penisola rincorrendo ogni tipo di ingaggio.

Nel loro lungo e difficoltoso viaggio affrontato senza grandi mezzi, ma con sogni e passione enormi, dopo ragni, tarante, tarantelle, briganti, spari e fughe, i due si ritrovano finalmente a Roma. Da lì poi, partiranno per quello che per loro è “l’estero”, proseguendo il viaggio per tutte le altre regioni italiane arrivando fino al confine con la Svizzera. Arrivati alla fine del loro viaggio, o quasi, (il Molise!), sarà il sogno di Hollywood a dividere i due giovani artisti, che nel frattempo si sono innamorati, e a farli ritrovare, inconsapevoli l’uno dell’altro, sul ponte di una nave, sotto milioni di stelle.

…Fino alle stelle è una bellissima, romantica, nostalgica e divertente scalata dello stivale attraverso storie, leggende, canzoni popolari e dialetti. Un viaggio nelle canzoni popolari tradizionali di ogni singola regione alla scoperta delle origini, della terra, e alla riscoperta dei dialetti, della loro ricchezza linguistica e del loro potere di creare immagini.

…Fino alle stelle è anche un viaggio intimo, personale. Un viaggio che i due personaggi fanno dentro se stessi fatto di compromessi, gelosie, dissapori, ma anche dolcezza e amore. Parallelamente al tour dell’Italia in musica ripercorriamo la storia d’amore semplice e genuina di Maria e Tonino.

…Fino alle stelle è uno spettacolo che si interroga su quanto nella vita conti la volontà e quanto sia da imputare al caso e agli inciampi durante il percorso, ricordando che l’importante è saper ricominciare, perché la felicità non cade dal cielo, ma te la devi conquistare.

La musica di Tiziano Caputo, in cui dimostra ancora una volta grandissima versatilità, passando dalla chitarra, alla fisarmonica, al pianoforte, e la voce di entrambi, con l’intensità e le bellissime seconde voci di Agnese Fallongo, regalano uno spettacolo musicale davvero suggestivo.

Le canzoni si fanno testo e, nel ricordo di canti popolari e tradizionali, sono espressione della ricchezza della tradizione italiana, delle sue molteplici sottoculture. Molto bella e divertente la reinterpretazione di alcuni brani in chiave swing e jazz.

In una scenografia che richiama i temi del viaggio e degli spettacoli anni ’50 e ‘60, Agnese e Tiziano utilizzano con abilità e praticità gli oggetti di scena che diventano strumenti e simboli.

Bravissima la Fallongo nella scena con l’impermeabile in un bellissimo esempio di mimo teatrale. Entrambi lavorano benissimo con l’espressività e la gestualità restituendo le emozioni e reazioni dei personaggi.    I due giovani artisti danno ancora una volta prova di grande creatività e talento dimostrando un’agilità sorprendente nel passare da un dialetto all’altro.

La regia di Raffaele Latagliata regala uno spettacolo molto piacevole da seguire, fluido, in cui ogni scena cade nell’altra come in un sistema di vasi comunicanti.

Tiziano Caputo e Agnese Fallongo sono due giovani artisti che sanno fare teatro. Hanno conoscenza e consapevolezza della materia che plasmano con soluzioni personali. Guardano ai grandi, ma non imitano, bensì elaborano, personalizzano, tracciando un proprio percorso artistico personale e di grandissimo pregio.

 

…Fino alle stelle! 

Scalata in musica lungo lo stivale

di e con Tiziano Caputo e Agnese Fallongo

regia Raffaele Latagliata

arrangiamento e accompaganmento musicale dal vivo Tiziano Caputo

movimenti coreografici Annarita Gullaci

coordinamento creativo Adriano Evangelisti

elementi scenografici Andrea Coppi

costumi Giorgia Marras

Nove Teatro in collaborazione con Ars Creazione e Spettacolo presentano

 

Foto di Manuela Giusto

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Recensioni, Teatro, Teatro

Recensione Shakespeare & Cervantes

Shakespeare & Cervantes in Ghost Writer

Silvano Toti Globe Theatre, 21 giugno 2019. Prima

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“Molto è accaduto veramente, molto sarebbe potuto accadere (…) due poeti, incontratisi 450 anni fa in un ospedale di Messina, amarono i versi, combattere e amarono la stessa donna; amarono il teatro, ma il teatro non li amava, eppure avrebbero cambiato la letteratura di tutti i tempi. Ma la verità, prima o poi, viene fuori. Anche molto tardi.”

Con queste parole predittive comincia il bellissimo spettacolo Shakespeare & Cervantes in Ghost Writer di cui Stefano Reali è autore e regista.

Il dramma racconta un ipotetico incontro tra il grande romanziere Miguel de Cervantes e il poeta anglo-italiano John Florio ed è un meraviglioso e affascinante viaggio attraverso la letteratura, la poesia e la storia di due straordinari poeti, due pietre miliari  della letteratura mondiale, seguendo la suggestiva ipotesi, da molti studiosi caldeggiata, che Giovanni Florio o, come si chiamava in Inghilterra, John Florio, fosse il ghostwriter (scrittore fantasma, autore nascosto) di tutte le opere teatrali attribuite a William Shakespeare che altro non era che il primo attore che le portava in scena.

La storia si sviluppa in tre archi temporali che attraversano la vita dei protagonisti. Il loro primo incontro avvenne a Messina il 27 ottobre 1571 in un ospedale militare. Miguel de Cervantes riceve la visita inaspettata del giovane damerino italo-inglese John Florio, anche lui aspirante poeta. I due sono completamente opposti: Cervantes è di umili origini, ma nel pieno vigore fisico e animato da una forte voglia di battersi mentre John è un timido intellettuale, garbato e vulnerabile. Li accomuna solo la passione per la scrittura, un ardore creativo per la poesia e per il teatro, espresso con una libertà creativa che poteva costargli la vita per mano  dell’Inquisizione.

L’incontro tra i due si trasforma in uno scontro tra due opposte visioni del mondo. Cervantes è istintivo e brutale; le sue opere non riscuotono particolare successo eppure è coraggioso, mette sempre la faccia in quello che fa, pagandone più volte le conseguenze in maniera amara e spesso drammatica. Florio, invece, è timoroso, cauto, forse codardo; vive una vita riservata, non si espone per paura delle conseguenze. Per questo farà firmare ad un altro, William Shakespeare, le proprie opere, perché la propria posizione sociale non gli consente di esporsi come autore di teatro.

I due si reincontreranno ventotto anni più tardi: Cervantes avrà vissuto una vita dolorosa e travagliata, mentre Florio avrà continuato a nascondersi per evitare per sé e per il padre l’Inquisizione. Miguel, però, conosce la verità e rimprovera a John/Giovanni la propria pavidità. Nonostante tutto, nei lunghi anni trascorsi lontani, i due restano informati l’uno della vita e delle opere dell’altro, nutrendo reciprocamente una stima artistica molto profonda.

Un ultimo incontro avverrà diciassette anni dopo, nel 1616, a Londra. Entrambi vicini alla morte, Cervantes avrà vissuto una vita priva di successi (se non per l’unica opera del Don Chisciotte della Mancia) e piena di disgrazie, ma avrà vissuto, con temerarietà e coraggio, mentre John sarà costretto ad ammettere quanto gli sia costato aver rinunciato volontariamente alla notorietà e all’immortalità letteraria, continuando però a non voler uscire allo scoperto convinto che un giorno, chissà quando, qualcuno racconterà la sua storia, anche se dovessero volerci quattro secoli come gli dice, quasi in una predizione, lo spirito acuto di Cervantes.

In tutta la loro vita, ad unirli, oltre alla passione per la poesia, l’amore per la stessa donna, Ana, presenza forte, radicata nella realtà rispetto alle fantasie letterarie dei due poeti, eppure anche figura altamente simbolica.

Shakespeare & Cervantes in Ghost Writer è uno spettacolo straordinariamente suggestivo e avvincente: quasi un giallo letterario giocato su un linguaggio poetico e altamente significativo. Non solo consente di conoscere aspetti nascosti di due grandissimi poeti della letteratura mondiale, ma anche rappresenta aspetti fondamentali della loro vita e della loro poetica in contrasto, ma in connessione continua.

Attraverso gli scontri verbali tra i due personaggi vengono presentati due modi opposti di vivere e creare: è meglio esporsi e rischiare una breve vita e una breve carriera, oppure è meglio nascondersi dietro un prestanome e garantirsi tranquillità,  ma non vedersi mai celebrati per il proprio talento?

Gli scontri tra i due poeti vertono molto sul concetto di verità: solo vivendo infatti, per Cervantes, si poteva scrivere la verità, una verità sperimentata e non presa a prestito da altri. Cervantes vive per  la verità, lotta per la verità e sarà la stessa Verità, alla fine, a far piombare Florio in uno stato di frustrazione totale, di pentimento, delirio e follia in cui la Coscienza tornerà a chiedere conto attraverso immagini che appaiono come fantasmi.

Lo spettacolo mette anche a confronto due mondi lontani e diversi tra loro, seppur contemporanei, Spagna e Inghilterra, sia dal punto di vista politico che sociale e artistico. Anche nella morte Cervantes e Florio rispecchiano le condizioni di due imperi, quello inglese e quello spagnolo, totalmente opposte.

E’ stupefacente la straordinaria capacita di Stefano Reali di costruire una storia avvincente, ricca di fatti e di colpi di scena che alterna un linguaggio alto e poetico, quando si parla della Poesia e della Letteratura a un linguaggio comune e, a volte, popolare, nei dialoghi sulla vita quotidiana e la politica, rivelando una profonda  ricerca bibliografica e storiografica ed un’attenta rielaborazione che, per quanto fantasiosa, non è improbabile.

Sono affascinanti l’uso del linguaggio e la ricerca lessicale, così come i parallelismi tra gli stessi personaggi presenti in opere di autori diversi. Coinvolgente la costruzione e la regia della messa in scena attraverso i tre piani temporali in cui l’intera storia si dipana con il personaggio di Florio che immobile sulle proprie posizioni muta nel tempo (infatti è l’unico a cambiare abito ad ogni quadro) mentre Cervantes e Ana sembrano non mutare mai. Anche la figura di questa donna è preziosa e centrale: delicata, ma energica; forte, ma non invadente, anzi servizievole; vestita di scuro, eppure accecante. Il gioco sui personaggi, rivelatore solo nel finale, è acuto e fine, degno di un thriller.

Gli attori in scena sono formidabili e offrono uno spettacolo di prim’ordine. Ruben Rigillo (John Florio) e Giuseppe Zeno (Miguel de Cervantes) non si risparmiano, dando tutto ciò che possono ai loro personaggi in fatto di anima e corpo, presi e convinti nelle loro arringhe letterarie così come presenti e scaltri nei duelli alla lama. Tanto Rigillo incarna la pavidità, le incertezze e le debolezze di Florio, quanto Zeno la temerarietà, la sfrontatezza, ma anche le sofferenze di Cervantes. I due bravissimi attori rappresentano con grande carisma e capacità i mondi dei due personaggi sia nella loro dimensione artistica che in quella privata e pubblica.

Al loro fianco la straordinaria Agnese Fallongo nei panni di Ana, a cui aderisce perfettamente e che impreziosisce di sfumature grazie a quella sua meravigliosa capacità di modulare la voce in declinazioni sempre diverse, con il  sapiente uso dei respiri e degli accenti, lavorando per sottrazione a beneficio di una pulizia ricca di significato in perfetto connubio con la gestualità e l’espressività.

A completare questo grande cast la presenza di Mariano Rigillo con un’interpretazione autorevole e fiera nel ruolo di Michelangelo Florio, padre di Giovanni e sua rovina in un certo senso.

Shakespeare & Cervantes in Ghost Writer è uno spettacolo suggestivo per l’ipotesi che affronta, avvincente per le vicende che rappresenta, affascinante per il linguaggio, coinvolgente per l’intera messa in scena arricchita dalle musiche di Stefano Reali, i costumi di Alfonsina Lettieri, le scene di Carlo De Marino e le coreografie nei duelli del M° Renzo Musumeci Greco.

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Shakespeare & Cervantes in Ghost Writer

Scritto e diretto da Stefano Reali

Con Giuseppe Zeno, Ruben Rigillo, Agnese Fallongo, Mariano Rigillo

Musiche Stefano Reali

Costumi Alfonsina Lettieri

Direzione tecnica Stefano Cianfichi

Scene Carlo De Marino

Coreografie duelli M° Renzo Musumeci Greco

PRODUZIONE:

Primo Atto S.r.l.

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Recensioni, Teatro, Teatro

Recensione Letizia va alla guerra

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Letizia va alla guerra: un racconto drammatico, ma delicato, ironico, commovente ed emozionante

Teatro della Cometa

10 febbraio 2019

Torna in scena, al Teatro della Cometa, lo splendido spettacolo di Agnese Fallongo, ideato e diretto da Adriano Evangelisti, Letizia va alla guerra. La suora, la sposa e la puttana.

Una versione aggiornata e integrata del già bellissimo Letizia va alla guerra. La sposa e la puttana che sembrava già perfetto per composizione, drammaturgia e interpretazione.

Invece, nella testa dell’autrice e del regista si è insinuato il pensiero di poter offrire di più alla storia e allo spettatore e a questo hanno a lungo lavorato riuscendo a ricomporre uno spettacolo impeccabile ed emozionante.

Il desiderio di non fermarsi di fronte ad un lavoro compiuto che tanto successo ha meritatamente ottenuto, la continua ricerca storiografica e stilistica, la voglia di offrire solo il meglio, sono caratteristiche a cui va reso merito e di cui si deve ringraziare.

Letizia va alla guerra. La sposa e la puttana era un gioiello di spettacolo e, ora, è davvero una pietra preziosa. L’inserimento del nuovo personaggio della suora fa da trait d’union tra gli altri due donando alla storia una completezza non solo drammaturgica, ma anche emotiva.

Lo spettacolo racconta le storie forti e importanti di tre donne emblematiche, tre personalità che sono tutte le donne e rappresentano tutte le storie, legate tra loro da un sottilissimo, ma resistente filo che attraversa le due guerre mondiali e che viene racchiuso in un nome: Letizia.

La scena si apre con una chitarra che suona una musica dolce e una sposa siciliana che canta un canto malinconico: è Letizia una ragazza di vent’anni allegra e solare con la bocca sempre atteggiata a sorriso. Innamorata di Michele, si mariterà il giorno stesso in cui egli dovrà partire per il fronte allo scoppiare della I Guerra Mondiale. Non ricevendo per mesi notizie del suo Michele, Letizia, incapace di rimanere ad aspettare senza poter fare nulla, partirà dalla Sicilia per il fronte friulano carnico divenendo una portatrice di gerle, perché: “Quando tutti gli uomini vanno in guerra alle donne cosa resta? Aspettare? Cosa?”. Letizia è una donna forte e orgogliosa e l’amore le darà il coraggio di affrontate la paura.

Il secondo personaggio è Lina, una ragazza orfana dalla nascita, cresciuta dalle monache, che a ventun anni si trasferisce da Littoria (oggi Latina) a Roma richiamata da una zia di cui ignorava l’esistenza e che le offre un lavoro. Il suo arrivo a Roma coinciderà con l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Lina scoprirà presto e a sue spese che il lavoro propostole dalla zia sarà il mestiere più antico del mondo. Dalla sua prima terrificante esperienza, Lina annullerà se stessa e diventerà Letizia, la puttana sempre allegra, “Letizia fa il servizio”. L’incontro con un biondino diversi anni dopo la riporterà a riscoprirsi per quello che un tempo era e a sentirsi nuovamente solo Lina.

Infine c’è Suor Letizia, un’anziana suora veneta, malata e burbera, con un passato che l’ha segnata e un grande senso di colpa. E’ lei il ponte tra i destini delle due donne, è lei a chiudere il cerchio e a conferire un ulteriore senso all’intero racconto, anzi ai racconti.

Letizia va alla guerra è un racconto divertente, romantico, drammatico, ma delicato,  commovente ed emozionante. Riesce con estrema leggerezza a raccontare storie difficili che si intrecciano su più piani temporali ed emotivi. E’un bellissimo dramma che rivela un’evidente ricerca storiografica e grande finezza compositiva: li ritroviamo nel testo, nei personaggi, nei riferimenti storici precisi e nelle musiche e canzoni popolari eseguite dal vivo con grande padronanza e passione. Sono storie di personaggi, ma anche di persone; storie che appartengono a tutti e che, a loro volta, raccontano La Storia d’Italia.

Letizia va alla guerra è un dramma ricco di tenerezza, ma anche ironico e divertente. Racconta storie di donne che sconvolgono con coraggio le proprie vite in nome dell’amore. Tutto è perfetto e misurato in questo spettacolo. Agnese Fallongo e Tiziano Caputo sono due giovani ed eccezionali interpreti di un ottimo teatro, di quel teatro che tanto piace e che si vorrebbe vedere molto più spesso.  Appassionati e delicati passano con agilità e leggerezza attraverso i vari personaggi caratterizzandoli impeccabilmente nei loro dialetti.

La scenografia è essenziale: due grandi cornici, una verticale e una orizzontale, e una un po’ più piccola appesa come un quadro: sono porte, accessi tra passato e presente, passaggi attraverso i quali i personaggi entrano ed escono dalla scena. L’effetto è come sfogliare un album fotografico alla scoperta di immagini di epoche che non ci sono più.

Tutto è affidato all’interpretazione di questi due bravissimi attori, alle loro voci, alla loro espressività e gestualità, alle loro diversità che insieme sono bellezza, aiutati solo da un buon gioco di luci che svela e occulta, sfumando da un’esistenza all’altra.

L’arrangiamento e l’accompagnamento musicale sono opera di Tiziano Caputo, artista eclettico che riesce ad armonizzare i propri talenti in piccole preziose perle.

La regia di Adriano Evangelisti è accurata e precisa. Si sofferma sui personaggi, sulle loro storie, su ciò che hanno da dire e da raccontare, riuscendo a dare risalto allo stesso modo al particolare e all’universale, a trasferire attraverso le singole storie che appartengono all’individuo una storia più grande che appartiene a tutti.

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Foto della pagina Facebook https://www.facebook.com/letiziavaallaguerra/?ref=br_rs

Letizia va alla guerra. La suora, la sposa e la puttana
Di Agnese Fallongo
Ideazione e regia Adriano Evangelisti

Con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo

Arrangiamento e accompagnamento musicale dal vivo Tiziano Caputo

Prodotto da GITIESSE Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses

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