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Danza, Interviste, Musical, Teatro, Teatro

Uomo Tra Gli Uomini: Antonio Melissa

Primo piano

Antonio Melissa studia pianoforte e canto e si esibisce con diverse cover band aggiudicandosi vari premi in concorsi canori e manifestazioni nazionali.

Si appassiona successivamente alla danza, maturando presto una forte passione per il Musical Theatre.

Conferisce il Diploma Accademico presso il Lim – Laboratorio Ials Musical e successivamente approfondisce lo studio della recitazione all’Accademia di Arti Drammatiche Teatro Senza Tempo. Segue numerose Masterclass e Laboratori con grandi professionisti del settore.

Dopo diverse esperienze lavorative che lo vedono coinvolto in corti, videoclip e programmi televisivi, esordisce come autore e regista oltre che interprete con l’opera “.Zero”

Entra a far parte della compagnia new generation per la Tournée del Musical “Forza Venite Gente” regia M.Paulicelli, nel ruolo di capo arabo.

E’ autore e regista del Musical Snoopy Show; recita a fianco di Ivana Monti ed Enzo Garinei; è protagonista del dramma Around Macbeth ispirato all’opera Shakespeariana.

Sperimenta il teatro danza in diversi spettacoli ispirati alle Opere Dantesche e con spettacoli sperimentali come “Silent Movie Ghost” di Mino Freda.

Attore professionista, docente di movimento scenico alla DAREC, insegnante di recitazione presso la Danzarmonia Academy di Roma diretta da Sabrina Moranti, Antonio sarà impegnato a breve nello spettacolo Amalfi Musical Opera.

Incontro Antonio Melissa in occasione del debutto romano, presso il Teatro Sistina il 25 e 26 aprile 2016, del musical Uomo Tra Gli Uomini. Cos’è la santità se non un sì, scritto e diretto da Sabrina Moranti e di cui egli è protagonista e aiuto regista.

Uomo Tra Gli Uomini è la storia di alcuni amici che si ritrovano per caso dopo 20 anni alla veglia funebre di Giovanni Paolo II; si riuniscono a casa di uno di loro e, sfogliando un album di ricordi, cominciano a raccontarsi. Nei loro racconti esce fuori il modo in cui il male si è insinuato nelle loro vite e, allo stesso tempo, si racconta la Storia nel suo mutare nel tempo.

Uomo tra gli uomini racconta il bene attraverso la visione malvagia e contorta del male ed è nato come un affresco nella testa dell’autrice Sabrina Moranti, con tre figure fondamentali: l’uomo al centro, la figura straordinaria di Giovanni Paolo II e poi il suo antagonista.

E’ una storia che parla dell’uomo e all’uomo, in cui possiamo ritrovare, come ha dichiarato la regista, una dimensione reale, di Dio che opera nella realtà; una dimensione della fantasia legata al piano di seduzione del Male e una dimensione storica che attraversa le azioni compiute da Giovanni Paolo II durante il suo pontificato e che hanno cambiato la storia dell’umanità.

In questo spettacolo Antonio interpreta il Male.

Gli chiedo subito come sia avvenuto il suo incontro con questo musical.

Ho fatto un provino su chiamata. Mi hanno consegnato il testo, ho ascoltato il primo brano Scassa, Squassa Sconquassa e mi ha rapito subito. L’ho trovato avvincente e funzionale al messaggio che voleva dare. Anche il testo dell’intero lavoro ha subito attirato il mio interesse.

Ovviamente in quel momento non potevo sapere il grande lavoro che poi sarebbe arrivato.

Raggiungere il personaggio non è stato semplicissimo; il male lì è  estremo, dichiaratamente cattivo dal primo momento; potevo prendere qualcosa da me, ma non ho un vissuto simile. Il lavoro è stato inizialmente più tecnico: cercare una voce, un respiro, un movimento e costruirlo tecnicamente e poi da lì lavorarci a livello di pancia, costruendolo e affinandolo.

Il personaggio del Male, per quanto possa avere dei punti di contatto, è lontano da me, anche perché considero alla base del mio lavoro la necessità di portare in scena sempre qualcosa di altro diverso da me stesso.

Ho bisogno ogni volta di meravigliarmi: in ogni personaggio c’è una vibrazione sempre nuova che va cercata continuamente.

Il mio personaggio, il Male, è dichiarato sin dall’inizio: la voce e l’abbigliamento lo dichiarano; una volta consolidata la parte tecnica, quando sono sul palco cerco una vibrazione, quel sussulto che deve far arrivare qualcosa agli altri.

Approfondiamo i caratteri del tuo personaggio.

Il Male è la parte narrativa, quello che racconta la storia, parla del pontificato a livello storico. Gli altri il bene lo raccontano attraverso episodi singoli del proprio vissuto, così come alcune parti sceniche sono a sé stanti, non necessariamente legate all’uno o all’atro (al male o al bene) .

Il personaggio del Male è presentato come una star, uno che vuole apparire, mostrarsi al mondo. Nella società di oggi sappiamo quanto conti l’immagine. Abbiamo lavorato anche su questo per cercare di catturare l’attenzione del pubblico, conquistarne la simpatia, non verso l’attore, bensì nei confronti del personaggio. Discorsi, linguaggio, promesse, immagini, presenza scenica, tutto è finalizzato alla conquista del pubblico, nel tentativo di sedurlo e convincerlo  a passare dalla sua parte, convincerlo che quello che fa sia bello.

Il mio personaggio cerca sempre di contestualizzare quello che fa, di  giustificare il suo operato, di dare a se stesso e agli altri delle ragioni per le proprie azioni; si aggroviglia nel pensare a come fare, come incastrare le cose. Non si tratta mai di azioni gettate lì senza senso o fine.

Anche io, alla fine, vivo quasi come una lotta sul palco, nel tentativo scenico di portare a me la gente del pubblico: devo vincere sul bene e vengo contrastato dagli altri, dai “ragazzi del salottino”.

Non lo fanno, però, in maniera forte come il mio personaggio: il mio è uno scopo, mentre loro presentano il proprio vissuto e lanciano il loro messaggio.

Io ho una missione precisa, gli altri no: semplicemente vivono.

Sabrina Moranti, parlando dell’impianto musicale, mi ha detto: “il musical  è un mix di genere e contaminazioni, dipende anche dai brani. Non è possibile cristallizzarlo in una definizione: possiamo dire che sia un genere lirico, ma ci sono anche brani realmente rock, grazie anche a Luigi Montagna che si è occupato degli arrangiamenti e che è un musicista metal e ha inserito parti più forti.”

Tu, visto che sei il protagonista e canti, hai qualcosa da aggiungere?

Luigi Montagna è stato bravissimo negli arrangiamenti, aggiungendo e togliendo alla partitura musicale in maniera opportuna.

Lo spettacolo musicalmente abbraccia molti stili; non si può definire Musical Opera.

Trattandosi di un testo evocativo, ci sono molti monologhi. I testi delle canzoni sono importantissimi. Sommariamente si potrebbe dire pop, ma sarebbe riduttivo perché l’impianto è lirico.

Questo musical ti ha cambiato in qualche cosa? Ha toccato delle tue corde facendoti fare un cammino oltre che professionale, umano?

Da agnostico posso dirti comunque che a livello spirituale mi ha stimolato. Si lavora sempre su quello, comunque ci devi fare i conti. Il mio pensiero è in continua evoluzione, sposo varie idee, le valuto.

Con Sabrina abbiamo affrontato un bellissimo discorso sulla drammaturgia. Tu cosa ti sentiresti di dirmi a proposito?

La struttura drammaturgica è molto bella. Il protagonista, il Male, è molto presente nel primo atto, mentre nel secondo atto non c’è, viene rievocato da due momenti, ma non è presente. Il  suo operato si svolge e viene messo in discussione prima e lo spettacolo si evolve nel bene.

Alla fine del primo atto lui dice che tornerà al momento opportuno; nel secondo atto non si vede molto, ma se ne avverte la presenza, in quella tensione dettata dalla promessa o minaccia che tornerà.

Alla fine, quando lo spettatore è stato trascinato verso il bene, riapparirà per…

 

Per sapere come andrà a finire dovrete andare al Teatro Sistina il 25 e 26 aprile 2016 per vedere Uomo Tra Gli Uomini. Cos’è la santità se non un sì.

Ringrazio tantissimo Antonio per la sua disponibilità e per la bellissima chiacchierata e vi aspetto a teatro!

 

Leggi anche la mia intervista alla coreografa dello spettacolo, Paola Leste.

 

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Danza, Interviste, Musical, Teatro, Teatro

Intervista a Sabrina Moranti

sabrina

Tanti anni spesi nello studio della danza, una laurea IUSM con il massimo dei voti, specializzazione in Medicina dello Sport e Scienze dell’alimentazione, allieva di Molinari, tanti spettacoli anche in televisione, da tantissimi anni coreografa, Sabrina Moranti nel 2006 apre la scuola Danzarmonia Academy che nel 2009 diventa Scuola di Musical e oggi ha un progetto per il futuro, che, giustamente, non vuole svelare.

Incontro Sabrina Moranti in occasione del prossimo debutto di Uomo Tra Gli Uomini. Cos’è la santità se non un sì, musical di cui è autrice e regista.

La prima cosa che viene fuori dalla nostra bella chiacchierata e che mi colpisce è il suo approccio alla danza partendo dalla persona.

Danzarmonia Academy, infatti, nasce dalla convinzione profonda di Sabrina di accogliere e considerare ogni allievo come persona, aiutandolo a sapersi riconoscere in un corpo che sente, si ascolta e comunica se stesso agli altri.

Ho chiesto a Sabrina di approfondire questo principio.

Sono formatrice incaricata dal CONI da tantissimi anni e ritengo che non esista un cliché per insegnare danza, ma il modus operandi, nella danza come nel canto e nella recitazione, deve essere quello di considerare l’individuo: un buon insegnante deve avere presente il singolo e le sue peculiarità e lavorare su quelle. Un bravo insegnante è quello che sa modulare il proprio modo di insegnare in base alle caratteristiche del singolo individuo.

La programmazione didattica, per me, è fondamentale: al centro va sempre messa la conoscenza del singolo. Quando hai questa conoscenza il tuo modo di insegnare deve essere riprogrammabile rispetto all’altro: solo allora puoi porti degli obiettivi, a breve e a lungo termine.

Parliamo di Uomo Tra Gli Uomini, il musical di cui sei autrice e regista.

Quale è l’esigenza narrativa di fondo dello spettacolo?

Sicuramente dietro c’è un vissuto mio di fondo. Ho un passato laico; avevo rifiutato la religione e la Chiesa pensando, come fanno molti, che Dio si fosse scordato di me. Poi ho avuto un episodio, come capita nella vita, e ho cambiato orientamento.

Sono una persona pragmatica, coi piedi per terra, che lavora tanto, non incline agli angelismi, ma nella vita accadono delle occasioni particolari.

Così, a seguito di una serie di coincidenze, è nata l’esigenza di trasferire in un Musical da una parte il mio vissuto, dall’altra di raccontare le storie degli uomini e soprattutto la possibilità di una rinascita, lanciare un messaggio di speranza: anche quando tutto sembra finito, in realtà c’è sempre una possibilità.

Ho voluto, inoltre, rendere omaggio a questo grandissimo uomo che è stato Giovanni Paolo II, un uomo che si è aperto a tutti gli esseri umani indistintamente, ha aperto le braccia a tutti, raggruppando tutti senza differenze di alcun tipo.

D’altronde le azioni che ha compiuto durante il suo pontificato sono fatti reali, sono storia, basti pensare alla riconciliazione col popolo ebraico e alla caduta del Muro di Berlino e a tutti gli altri eventi storici legati al suo pontificato.

A fianco a tutto ciò, avendolo vissuto concretamente nelle mia vita, c’è Il Male: non si può fingere, infatti, che il male non esista; negare il male è negare il bene.

L’opera, però, non è di stampo cattolico: è un’opera rivolta a tutti. Avrei potuto, altrimenti, scegliere la vita di un Santo,ma volevo raccontare la storia degli uomini attraverso gli uomini.

Uomo tra gli uomini, infatti, non è la storia di Giovanni Paolo II, ma  il racconto di vicende umane attraverso i ricordi del pontificato di un grande uomo e la suggestione del Male.

Spiegami la struttura drammaturgica dello spettacolo.

Mi piace definire Uomo Tra Gli Uomini un musical tridimensionale.

Esiste, infatti, la dimensione della fantasia legata alle immagini e che è il piano su cui opera il Male, producendo una visione distorta della realtà, in cui la stessa viene presentata non per quello che è realmente, ma per come si vuole che venga vista.

C’è, poi, un piano reale: Dio che opera nella realtà. Noi raccontiamo dei fatti, delle storie concrete.

Tutto questo viene racchiuso in uno sfondo su cui si staglia, senza mai essere realmente presente e visibile, ma solo evocata o richiamata, la figura di Giovanni Paolo II: raccontiamo gli effetti che il suo pontificato ha avuto nella vita delle persone e sulla storia dell’umanità in genere.

Una dimensione spirituale esiste, appartiene a tutti; tutti noi abbiamo una dimensione spirituale a cui facciamo riferimento.

Quindi la struttura portante drammaturgica si basa su questa suggestiva visione tridimensionale che ci ha spiegato. Invece, come è nato l’impianto musicale?

Le musiche sono tutte originali e sono di Erika Provinzano.

Io avevo già scritto i testi e questa è una cosa inusuale: di solito testi e musiche vanno di pari passo, invece io ho scritto subito i testi, tranne Il Valzer della seduzione che è di Erika.

Sicuramente è stato difficile comporre la musica su dei testi già esistenti, ma Erika ha fatto un grandissimo lavoro creativo; io non le ho dato nessuna indicazione anche se avevo in testa l’idea di cosa volessi.

Erika ha letto la bozza del copione e due testi e si è trovata subito in sintonia con la mia idea componendo delle musiche perfettamente adatte. Da lì, è andata avanti col lavoro sugli altri brani.

È stata una grande sfida ed Erika è stata geniale, ha fatto un lavoro enorme.

Si può dare una definizione del genere musicale a cui il musical si richiama?

Il musical  è un mix di genere e contaminazioni, dipende anche dai brani. Non è possibile cristallizzarlo in una definizione: possiamo dire che sia un genere lirico, ma ci sono anche brani realmente rock, grazie anche a Luigi Montagna che si è occupato degli arrangiamenti e che è un musicista metal e ha inserito parti più forti.

Sempre a livello narrativo e drammaturgico, quale situazione volevi rappresentare? Che tipo di ambientazione?

La trovata drammaturgica è quella di raccontare il bene attraverso la visione malvagia e contorta del male. Nello spettacolo troviamo da un lato l’umanità rappresentata da un gruppo di amici che, spinti dagli insegnamenti del Papa, sperimentano una rinascita esistenziale, dall’altro, il personaggio del Male, protagonista-antagonista del musical:

Il filo conduttore è la storia di questi amici che si ritrovano per caso dopo 20 anni alla veglia funebre di Giovanni Paolo II; si riuniscono a casa di uno di loro e sfogliando un album di ricordi, cominciano a raccontarsi. Nei loro racconti esce fuori il modo in cui il male si è insinuato nelle loro vite e, allo stesso tempo, si racconta la Storia nel suo mutare nel tempo. Anche  le coreografie, di Paola Leste,evocano simbolicamente quello che i ragazzi raccontano. Alla fine si torna nel reale e avviene la trasformazione, l’evoluzione della storia con gli amici del salottino che lanciano il loro messaggio di speranza e rinascita.

Non è la classica lotta tra Bene e Male: è tutto talmente sfumato che spesso il bene e il male confinano labilmente quasi confondendosi: il Male è seduzione, deve farsi appetibile all’uomo, ma, alla fine, si è chiamati a scegliere.

Uomo tra gli uomini è nato come un affresco nella mia testa, con tre figure fondamentali: l’uomo al centro, la figura straordinaria di Giovanni Paolo II e poi il suo antagonista.

All’inizio nella mia testa avevo un quadro: avevo delle immagini, non delle parole: Giovanni Paolo II che abbracciava tutto e tutti, il male sotto che si insinuava come una mano che si allunga da sotto, da fuori campo, e gli uomini, le vicende umane.

Il musical ha un sottotitolo: Cos’è la santità se non un sì. Ce lo vuoi spiegare?

Questo lavoro nasce dalla voglia di far rivivere sul palco le emozioni umane dando un segnale di speranza e di rinascita: la santità non è qualcosa di inaccessibile e riservata a pochi,ma è alla portata di tutti. Santità è dire sì ogni giorno alla missione che ognuno di noi ha.

Come scrisse il Papa nella enciclica Veritatis Splendor: tu puoi appartenere a qualsiasi confessione religiosa, ma c’è un posto dentro di te che si chiama coscienza dove parla la voce di Dio; tu puoi metterla a tacere ma quella voce c’è. Questa è la santità: dire sì alla tua missione.

Con queste bellissime parole e questa incoraggiante immagine, termino la mia chiacchierata con Sabrina Moranti che ringrazio tantissimo per la disponibilità e per essersi aperta così tanto con me e vi ricordo che Uomo Tra Gli Uomini vi aspetta al Teatro Sistina il 25 e 26 aprile 2016.

Dopo tutto quello che avete letto, non potete perderlo!

 

Leggi anche le mie interviste ad Antonio Melissa, protagonista e aiuto regista dello spettacolo.

 

locandina Uomo tra gli Uomini

 

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Rapunzel torna alla conquista di Roma!

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 Teatro Brancaccio

Roma. 6 aprile 2016

Rapunzel torna alla conquista della capitale!

 

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Dopo il debutto assoluto a Roma il 18 dicembre 2014 e una tournée che lo ha visto girare l’Italia riscuotendo un crescente successo, torna lo spettacolo per famiglie che il 21 settembre 2015 ha fatto incetta di premi agli Oscar Italiani del Musical: migliori scenografie, opera di Alessandro Chiti; migliore attrice protagonista, Lorella Cuccarini; miglior attore protagonista, Giulio Corso.

Il Musical che ha incantato i bambini e catturato anche gli adulti, torna a Roma, più energico che mai, con un parziale cambio cast, cast ormai rodatissimo dalle numerosissime repliche in giro per l’Italia.

Rapunzel è una favola rock che fa sognare con le melodie originali e trascinanti di Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari e le belle liriche di Giulio Nannini.

Le scenografie sono magnifiche e imponenti: costituite da 15 quadri in movimento sono valorizzate da un impianto luci d’effetto opera di Alessandro Velletrani.

La regia di Maurizio Colombi scorre ormai fluida e leggera, ma precisa e attenta.

I dialoghi sono frizzanti e freschi così come i personaggi, che vengono rappresentati come se ci si trovasse in un grande cartoon: ritmo, effetti cinematografici come rumori, sottofondi e videoproiezioni animate, accenti per personaggi, conferiscono allo spettacolo caratteristiche da film di animazione.

Come le favole raccontate nei libri e quelle riportate sul grande schermo, la storia presenta sul palco l’eterna lotta tra bene e male, tra vanità e semplicità.

Rapunzel è uno spettacolo trasversale: i più piccoli, restano incantati della favola, dai suoi personaggi e dalle scene suggestive; i più grandicelli possono sentirsi coinvolti in una riflessione su crisi adolescenziale e rapporto madre – figlia; gli adulti possono apprezzare le doti dei protagonisti in scena e meravigliarsi per l’attenzione che i propri figli, anche piccolissimi, dedicano alla rappresentazione.

In scena vengono rappresentate diverse tipologie umane: il re e la regina tristi; la “matrigna” cattiva, ma, a suo modo, premurosa; la ragazza ingenua che prende consapevolezza del mondo intorno imparando a distinguere tra bene e male;il ladro scanzonato e burlone che diventa eroe; guardie pasticcione, briganti sempliciotti, il popolo e la corte a rappresentare la “voce della gente”.

Lo spettacolo è ormai ultra collaudato e scivola con grandissima piacevolezza e fluidità.

I protagonisti sono affiatati tra loro e ottimamente amalgamati, eppure ognuno si distingue per le sue particolarità.

Lorella è semplicemente divina; il personaggio di Madre Gothel le appartiene, lo ha fatto suo. Le movenze, gli sguardi, le espressioni le vengono ormai con naturalezza. Il portamento è sempre elegante e a tratti sensuale. Lorella dimostra la grinta e la passione di sempre e la voglia continua di fare. Sempre bellissima, incanta il pubblico col suo personalino di splendida cinquantenne. Nella parte finale, poi, dove interpreta Madre Gothel diventata improvvisamente vecchia, tira fuori tutta la sua verve comica alla quale ci ha abituato negli anni d’oro con le sue esibizioni a Buona Domenica e Paperissima.

Alessandra Ferrari è una Rapunzel sempre più strepitosa. Esmeralda in Notre Dame (ieri e oggi), Giulietta in Giulietta e Romeo di Cocciante e in alcune repliche di Romeo e Giulietta di Giuliano Peparini, Alessandra dà dimostrazione di una padronanza vocale incredibile, anche se qui non valorizzata al massimo per il ruolo da adolescente che deve rivestire, e di grandi capacità interpretative.

Insieme a Giulio Corso crea una coppia artistica di grande impatto e molto riuscita. Bellissime, in particolare, le scene della barca e della prigione.

Giulio Corso è un attore di incredibile bravura, qui anche notevole cantante e ballerino niente male. Giulio già mi colpì tantissimo nella prima edizione dello spettacolo e posso solo confermare il mio giudizio assolutamente entusiasta. Bello, fresco, capace, esuberante, Giulio possiede un’immediatezza recitativa incredibile e grandi doti comiche, oltre a una capacità espressiva qui marcata per necessità. Ho visto Giulio recitare in un ruolo completamente diverso, drammatico e posso confermare che è un attore veramente di talento.

Massimiliano Colonna interpreta Re Gilbert, conferendogli un piglio forte e carattere; Massimiliano è anche Polifemo, il gigante buono della Taverna del Lupo.

Barbara Di Bartolo interpreta l’elegante Regina e la buzzurra locandiera.

Via via procedendo fino all’ultimo membro del cast, troviamo giovani bravissimi e promettenti.

Una citazione particolare va fatta per il bravo Giovanni Mocchi che interpreta con bravura e ottima caratterizzazione il capitano delle guardie e anche un brigante.

Sempre divertentissime e trascinanti le bravissime e simpaticissime Alessandra Ruina e Martina Gabbrielli nei panni di Rosa e Spina, le “amiche” di Rapunzel, che si esibiscono in siparietti musicali esilaranti. Interpretano, inoltre, l’una la Nutrice, l’altra una popolana.

Bravissimo Mattia Inverni nei panni dell’intelligente e sensibile Segugio e in quelli del romantico Milord.

L’ensemble dimostra grande preparazione e sintonia; le parti ballate sono riservate a loro e si inseriscono nello spettacolo con grande energia e forza di coinvolgimento.

A seguire i nomi di tutti e i ruoli: Pierpaolo Lisca (Popolano e Igor); Tiziano Caputo (Cantastorie e Macellaio); Alfonso Capalbo (Brigante, Guardia e Druido); Ezio Domenico Ferraro (Gamba di Legno e Guardia Reale); Benedetta Imperatore (Cortigiana e Guardia Reale); Alessia Imperatore (Rapunzel Bambina e Popolana); Eleonora Peluso – (Popolana); Michele Iacovelli (Brigante e Guardia Reale).

Un’ultima, importante e imprescindibile citazione, va fatta per i bellissimi costumi di Francesca Grossi.

A Roma, fino al 24 aprile sarà Rapunzelmania! Immagina…tu puoi!

 

 

RAPUNZEL

musiche originali  D. MAGNABOSCO – P.  BARILLARI – A.  PROCACCI

liriche  GIULIO NANNINI

direttore di produzione CARLO BUTTO’

coreografie RITA PIVANO

scene ALESSANDRO CHITI

costumi FRANCESCA GROSSI

disegno luci ALESSANDRO VELLETRANI

disegno suono MAURIZIO CAPITINI

dir. musicale e arrang. DAVIDE MAGNABOSCO

effetti speciali ERIX LOGAN

video CHIERICI – SPAGNOLI

 regia MAURIZIO COLOMBI

aiuto regia Federico Del Vecchio

 

Lorella Cuccarini – Madre Goethel

Alessandra Ferrari – Rapunzel

Giulio Maria Corso – Phill

Massimiliano Colonna – Re Gilbert / Polifemo

Barbara Di Bartolo – Regina / Locandiera

Pierpaolo Lisca – Popolano / Igor

Tiziano Caputo – Cantastorie / Macellaio

Mattia Inverni – Segugio / Brigante Milord

Alfonso Capalbo – Brigante / Guardia / Druido

Ezio Domenico Ferraro – Gamba di Legno / Guardia Reale

Giovanni Mocchi – Capitano / Brigante

Alessandra Ruina – Rosa / Nutrice

Martina Gabbrielli – Spina / Popolana

Benedetta Imperatore – Cortigiana / Guardia Reale

Alessia Imperatore – Rapunzel Bambina / Popolana

Eleonora Peluso – Popolana

Michele Iacovelli – Brigante / Guardia Reale

 

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