Flaminio Boni - Un posto in prima fila
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Flaminio Boni - Un posto in prima fila
Home
Recensioni
    Musical
    Danza
    Teatro
Interviste
Comunicati stampa
Contatti
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Interviste, Teatro

Umberto Bianchi presenta Sweet Home

umberto bianchi

“Dall’incontro con l’altro si possono generare dialoghi e confronti oppure scontri e conflitti” è questa la riflessione che ha dato origine alla stesura del testo di Sweet Home ad opera di Luca Di Pierno con la collaborazione di Vasco Meddi.

Parliamo dello spettacolo con il regista, Umberto Bianchi.

Umberto, parlaci di Sweet Home introducendoci alla storia.

Quella di Sweet Home è una storia che si svolge in un nontempo/nonluogo, dove il Più Alto, leader supremo a capo di ciò che viene definita la “rivoluzione di quelli che strisciano”, ha pieno potere decisionale su tutto e in particolare su tutti coloro che sono accusati di sessualità non conforme alla norma. L’assurdità e la pesantezza della vita di confino condurrà i protagonisti della vicenda a scoprire l’essenza più profonda dell’animo umano, fatta di contraddizione e ambiguità. Un racconto senza precedenti che pone le basi nella realtà di tutti i giorni dove troppo spesso non ci accorgiamo di essere noi stessi i nostri carnefici.

La storia di Sweet Home è una storia senza tempo, indefinita, persa in un passato nascosto che tuttavia ci parla di tematiche attuali troppo spesso non superate.

La storia racconta l’evoluzione di quattro personaggi, due deportati accusati di omosessualità e due carcerieri. Ognuno di loro, chi per un motivo chi per un altro, è obbligato a non poter uscire dalle isole tale costrizione li porterà a condividere la loro natura più profonda, fatta di contraddizione e ambiguità; si troveranno così costretti a mettere in luce la loro indole, i loro pensieri e la loro storia fino al punto di rendere “casa” un luogo che casa purtroppo non è. 

La storia è ovviamente un pretesto per raccontare molto di più, come si evince dalla frase che ho usato in apertura: “Dall’incontro con l’altro si possono generare dialoghi e confronti oppure scontri e conflitti”

Esatto! Questa storia non solo ci ha permesso di riportare alla luce una realtà che sembrava ormai scomparsa nel nulla, fatta di repressione e segregazione e che fa appello alla nostra memoria civile, ma ci ha dato anche l’opportunità di analizzare tematiche sempre vive e aspetti antropologici e riflessioni sull’identità del singolo individuo. Una testimonianza di relazioni umane che prende vita grazie all’arte della rappresentazione teatrale.

La convivenza, intesa in termini di relazioni umane e scambio, anche tra individui con le stesse attitudini, ci porta inevitabilmente a creare meccanismi di attacco e difesa verso l’altro. Conoscersi e farsi conoscere è una delle attività umane più complesse e nasce proprio dal dialogo. Dietro ad un conflitto si nascondono spesso verità ben più profonde. 

Cosa sono le “isole sataniche” del testo?

Le isole Tremiti, dove, durante la seconda guerra mondiale, venne creato un vero e proprio campo di detenzione per omosessuali. Una realtà tutta italiana di cui si è sempre parlato poco e che è stata messa in secondo piano dai fatti ben più gravi che conosciamo tutti.

Nella nostra storia le isole sataniche vengono definite tali poiché luogo di peccato (Secondo i detentori e la legge), ma, in realtà, luogo dove i carcerati sono paradossalmente liberi. Un posto dove si può essere sé stessi smascherandosi da ciò che si deve sembrare.  

Sweet Home parla di empatia, pregiudizio, accettazione, resilienza, tematiche che sembrano non essere mai approfondite abbastanza. Come mai c’è ancora bisogno di affermare questi valori?

Perché mai come oggi ci vantiamo di un mondo dove la distanza non è più un ostacolo. Parliamo di un mondo privo di barriere, dove tutti sono collegati con tutto e tutti, dove la comunicazione non è mai stata così semplice. Ma in realtà ci siamo sempre più allontanati dagli altri e non abbiamo più chiaro il concetto di umanità, un concetto che appunto racchiude tematiche quali empatia, accettazione, comprensione, amore e molte altre. È l’umanità, questo meraviglioso insieme di tutte le caratteristiche della specie umana, che ci permette di essere solidali verso l’altro, di accettare ogni qualità e di abbandonare ogni pregiudizio.  

Come raccontare al meglio tutto ciò? Quale la scelta registica?

Volevo allontanarmi dai clichè mediatici e politici delle tematiche gay e andare oltre l’esposizione “iconica” della tragedia per non banalizzare il testo. Ho scelto così di affidarmi ai personaggi stessi. Ho attinto dalla loro vita e dalle loro vicende, drammatiche certamente, ma proiettate su dinamiche semplici e quotidiane. Rimanendo costantemente nel “qui ed ora”, dentro ogni passaggio, o battuta, o gesto.

Pensando all’essere umano e al suo modo di essere, generalizzato ovviamente, si delineano due tratti distintivi abbastanza comuni: il fuori e il dentro, il detto e il non detto, il pubblico e il privato… questo il punto di partenza; “Un sottosopra” da ricollocare e ristabilizzare nella quotidianità e nella semplicità dei rapporti. 

In un mondo in cui troppo spesso non ci accorgiamo di essere noi stessi i nostri carcerieri, come si può raggiungere la forza di scegliere la libertà? Poi, cosa è questa libertà e quale è il suo costo?

Spesso ci concentriamo a tenere sotto controllo una parte di noi, quella più vera, privando l’altro di conoscerci in una meravigliosa completezza che solo l’essere umano ha (Da qui la volontà di racchiudere questo lato di noi, privato e soggettivo, in una sedia). La vera libertà che potremmo concederci è quella di mostrarci per come siamo senza filtri e senza tabù.

Questa è una questione che in molti definiscono follia, ma da quello che so io, un folle è realmente libero dalle costrizioni mentali e ogni forma di giudizio la allontana per sua natura.

É un caso che i nostri personaggi trovino la loro libertà in un luogo che nasce dalla follia? 

Nello spettacolo è centrale un oggetto di scena, una sedia. Cosa simboleggia questo strumento?

I personaggi iniziano dalle sedie, nascono quasi da esse e vivono grazie ad una sedia. Ogni sedia è diversa così come lo sono i quattro protagonisti. Inoltre, la sedia è ora parte del personaggio stesso, ora oggetto di scena. Ma tra personaggio e sedia si alternano due nature opposte: il binomio di cui ti parlavo prima.

La sedia racchiude quello che non mostriamo, ed è al tempo stesso il fulcro delle nostre azioni. Ed è solo rendendola “oggetto di scena” che possiamo essere conduttori della nostra verità e vivere il presente nella nostra totalità. 

Come è nato l’incontro con questi ragazzi e da dove è venuta l’idea di mettere in scena questo spettacolo?

Luca di Pierno, autore del testo, in collaborazione con Vasco Meddi, è uno dei miei allievi più promettenti presso Istituto Teatrale Europeo dove ha intrapreso il suo percorso per diventare insegnante. Durante i suoi studi ha scelto me come suo tutor per i vari tirocini che doveva affrontare e vedendomi lavorare ha pensato che potessi essere il regista adatto a far vivere i personaggi di questa storia. Ha costituito la sua compagnia, Afeghesis, e, in modo molto semplice, mi ha chiesto se volevo farlo e io ho detto sì. 

Su cosa avete lavorato maggiormente: testo, sensazioni, emozioni, tecnica?

Difficile risponderti. È stato un insieme di tutto. Quando faccio regia cerco di bilanciare tutto quanto lasciando all’attore la possibilità di muoversi in un percorso che ho creato per lui. Abbiamo parlato tanto, questo sì, abbiamo delineato i tratti di questi quattro personaggi e abbiamo lasciato che le loro anime prendessero corpo. Mai come in questo spettacolo posso dire di essermi lasciato guidare dai personaggi stessi. 

Cosa vorresti che rimanesse al pubblico una volta uscito dalla sala?

La sensazione di aver ascoltato la storia di quattro anime costrette a raccontarla ancora e ancora e ancora come quando da piccoli chiedevamo alla nonna: “me la racconti di nuovo?” 

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Interviste, Teatro, Teatro

Intervista ad Alessandro Gravano – Clochard

clochard

In scena al Teatro Furio Camillo di Roma, il 28, 29 febbraio e il 1 marzo 2020, lo spettacolo Clochard – Un’anima nella terra di nessuno scritto e diretto da Alessandro Gravano che ne è anche uno dei protagonisti.

Clochard è la storia Massimo, un ragazzo che, in seguito ad un episodio spiacevole della propria vita, si ritrova a vivere nelle strade fredde di Roma. Massimo incontrerà Gabriele, un ragazzo altruista e sensibile che lo inviterà a passare una notte a casa sua.

Qui Massimo troverà il calore umano e quei valori che la vita gli aveva tolto da tempo.

Parliamo dello spettacolo con Alessandro Gravano.

L’idea di scrivere una storia come Clochard nasce da un’esperienza diretta?

Volevo raccontare una realtà viva nei giorni d’oggi e, lavorando nel sociale, ho affrontato varie realtà a diretto contatto con le problematiche delle persone più bisognose. Nell’  ultimo periodo mi sono avvicinato alla vita notturna dei clochard con il servizio SNI alla Caritas, che si occupa di assistere e dare conforto alle persone che dormono in strada. 

Clochard è un testo che parla di accettazione e condivisione, di aiuto concreto nei confronti del prossimo. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?

Il messaggio di non trattare le categorie più deboli con indifferenza e di porgere sempre una mano al prossimo. Esistono realtà molto belle e ci sono operatori volontari e associazioni presenti nel territorio efficaci che si occupano di situazioni estreme come quella dei senza tetto. 

Di Massimo sappiamo che vive per la strada dopo un “evento spiacevole”, di Gabriele non sappiamo nulla, salvo che è una persona altruista. Da quale necessità nasce il loro incontro? Perché Gabriele dovrebbe interessarsi alla vita di Massimo

Nel personaggio di Gabriele c’è un po’ del mio essere. Come detto precedentemente mi occupo del sociale a 360 gradi e mi rimane facile occuparmi a dare sostegno a persone più deboli. Mi piaceva l’idea di far vivere una foto istantanea della nostra società in maniera leggera, ma anche con riflessione e momenti di emozione al pubblico presente in strada.

Spesso le persone fanno del bene per scaricarsi la coscienza, per sentirsi migliori degli altri. La storia ci riserverà un risvolto inaspettato nella vita dei due protagonisti

Si ci saranno dei risvolti in tutte e due i personaggi, ma non voglio svelare di più. 

Tra i personaggi ci sono la mamma, il nonno e la nonna. E’ uno spettacolo a dimensione familiare

Sì molto, perché, oltre al tema del clochard, si andranno a toccare altri temi importanti, come quello di una famiglia unita e con dei valori ben radicati. 

Mentre le file dei senza fissa dimora aumentano, includendo oggi categorie un tempo inaspettate (disoccupati, esodati, padri o madri separati/e), aumenta anche la diffidenza e la paura della gente nei loro confronti, alimentata anche da politiche di esclusione. Siamo diventati più insensibili? O, forse, essendo tutti più poveri, siamo diventati più egoisti?

Credo che non sia facile ai giorni d’oggi chiedere con serenità di occuparsi dei più deboli, perché sono diminuiti i posti di lavoro e di conseguenza aumentano i disoccupati e le richieste di aiuto nelle associazioni presenti nel territorio e le famiglie tendono sempre di più a separarsi. Bisognerebbe solo ascoltare di più chi chiede un sostegno e ricominciare dalle piccole cose che ci rendono felici e non chiudersi nel proprio mondo.

Forse si dovrebbe tornare alle piccole cose, ai gesti semplici. Ci sono piccoli gesti quotidiani che ognuno può compiere per rendere il mondo intorno a sé più inclusivo?

Credo nella semplicità e nei gesti semplici, perché vivo di quelli: mi rendono sereno e mi arricchiscono l’anima e credo che ognuno di noi potrebbe dare e fare di più.

Esistono in questo senso in Italia politiche di sostegno e di sensibilizzazione?

Ci sono molte associazioni che si occupano di questo problema e non solo. Io frequento oltre che il Ceis, un’associazione che si occupa di ragazzi tossicodipendenti, da pochi giorni anche la Caritas con il servizio mensa e SNI come volontario: due posti che porto nel cuore e a cui credo ciecamente.

Il cast risulta composto in maniera variegata. Come si è creata questa formazione?

In varie conoscenze teatrali, spettacoli in comune, dove una parte di noi sta investendo in amicizia, e hanno da subito accettato questo progetto, mostrando da molto entusiasmo.

Tra i crediti tecnici sono menzionati arrangiamenti, direzione musicale e coreografie. Si tratta di uno spettacolo musicale, un recital, o un musical?

È una commedia ampia con coreografie di impatto e musiche che arrivano al cuore e ci sono tre canzoni classiche cantate da tre dei personaggi principali, con testi molto diretti, ma con un ramo poetico e con un messaggio d’amore e di speranza. Le coreografie sono di impatto, le canzoni classiche e romantiche e anche con un accenno rock. Ho preso spunto dalla vita, dalla mia immaginazione e visione della realtà e volevo che si desse da subito un messaggio diretto, intrattenendo  il pubblico, con coreografie piene di magia dando un tocco di poesia. 

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Interviste, Teatro, Teatro

Sei – Intervista a Spiro Scimone

spiro

Incontro con Spiro Scimone ancora in tournée con lo spettacolo Sei con cui la compagnia Scimone Sframeli si confronta con Pirandello

Spiro Scimone, messinese, attore, drammaturgo, regista e sceneggiatore attualmente in tournée con lo spettacolo Sei adattamento dei Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello. Nel 1994 scrive l’opera prima Nunzio, da lui stesso interpretata accanto a Francesco Sframeli con cui fonda nello stesso anno la Compagnia Scimone Sframeli. Da quel momento è stato un susseguirsi di successi e di premi.

Gli spettacoli della Compagnia Scimone Sframeli sono stati rappresentati in moltissimi Paesi europei e nei festival europei più prestigiosi. I loro testi sono stati tradotti in tantissime lingue e messi in scena in numerosissimi Paesi non solo europei, ma mondiali e sono stati pubblicati in Italia, Francia, Spagna e Portogallo.

Con Sei la Compagnia Scimone Sframeli si misura con Pirandello con i suoi Sei personaggi in cerca d’autore.

Abbiamo la possibilità di intervistare Spiro Scimone, autore dello spettacolo.

Sei è il primo adattamento di un testo classico. La scelta è caduta su Pirandello, siciliano come te. Come mai proprio questo autore? Perché Sei personaggi in cerca d’autore e sotto quale lente cade la vostra analisi che presentate al pubblico?

La scelta di rappresentare e di lavorare sulla riscrittura dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello nasce dal bisogno e dalla necessità, mia e di Francesco, di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con il linguaggio teatrale del grande maestro. 

Come riuscire a combinare il vostro linguaggio moderno con quello di Pirandello? Quale la chiave di volta?

Il nostro linguaggio teatrale nasce dalla ricerca del corpo dei personaggi…Sono i personaggi che ci suggeriscono le parole e le scene da scrivere.  Anche nel capolavoro pirandelliano i personaggi suggeriscono al Capocomico i dialoghi e le scene da scrivere e da rappresentare

Quali sono i punti che ti avvicinano alla poetica di Pirandello, cosa principalmente ti affascina e quali gli elementi che magari respingi?

Mi affascina molto l’umorismo pirandelliano. Nelle opere di Pirandello c’è sempre un grande equilibrio tra dramma e comicità. Anche nel nostro “Sei” è presente questo equilibrio

Nell’opera di Pirandello i Sei sono i personaggi di un dramma mai compiuto che, abbandonati dal proprio autore, desiderano solo raccontare la propria storia fino in fondo. Smarriti, hanno bisogno di raccontarsi per poter esistere. Oggi, questi personaggi esistono ancora? C’è ancora la necessità di essere raccontati per potersi sentire reali?

I personaggi esistono ancora e continueranno sempre ad esistere. Ma per esistere hanno bisogno della rappresentazione. Nella rappresentazione oltre ai personaggi è indispensabile la presenza dell’attore e dello spettatore. La relazione personaggi / attore / spettatore, raggiunge il massimo dell’autenticità solo attraverso la finzione teatrale. 

Oggi qual è lo sforzo a cui l’attore è chiamato per poter essere, per poter dire di esistere? Quale la sua funzione sociale, la sua vocazione e quale, invece, il ruolo che gli viene riconosciuto?

L’attore per poter vivere ed esistere sulla scena ha bisogno dei personaggi: anche i personaggi per poter vivere ed esistere sulla scena hanno bisogno degli attori. Questo rapporto di perfetta simbiosi è magico perché mette insieme la finzione e la realtà. L’attore in scena con i suoi personaggi ci fa scoprire la finzione che si nasconde nella vita reale.

Cosa dovrebbe fare la politica oggi per dare il giusto risalto al lavoro dell’attore, riconoscerlo, tutelarlo e promuoverlo?

La politica dovrebbe riconoscere, tutelare e promuovere non solo l’attore, ma tutto il teatro e la cultura.

Da quel 1994 in cui tutto è cominciato ne è passato di tempo. Come si è evoluto il pensiero creativo, ma, soprattutto, la ricerca di Scimone – Sframeli?

La nostra creatività e la nostra ricerca nascono, come nel 1994, dalla necessità di fare teatro. 

In questo lunghissimo percorso costellato di successi e premi, Sei dove si colloca: E’un punto d’arrivo, un passaggio o un nuovo inizio?

E’uno spettacolo che arricchisce ancora di più il nostro repertorio artistico.

 

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Page 5 of 25« First...«34567»1020...Last »

CERCA NEL SITO

Canale Youtube

Articoli più popolari

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

L’abito nuovo.Teatro Sala Fontana di M

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Archivio

  • ▼2021 (18)
    • ▼gennaio (18)
      • Papa' uccidi il mostro - Il cortome …
      • Nasce il Patto per le Arti Performa …
      • Soli, bastardi e sentimentali, il r …
      • Arriva sulla scena capitolina “Pe …
      • La Regina Delle Nevi - 16 gennaio o …
      • Il 25 gennaio PACTA . dei Teatri da …
      • MUSICA LIVE: Su LIVEnow, tornano i …
      • Sono io, il potente cortometraggio …
      • Sono io, grande successo per il Cor …
      • 1.61 Golden sectiON - online ogni s …
      • LIVE STREAMING THEATRE Dall’11 ge …
      • F(T)RAME - “Lunch Atop A Skyscrap …
      • ARRIVA A FERRARA "PERFORMER ITALIA …
      • Manuela Kustermann e Alkis Zanis le …
      • Donatella Pandimiglio in La Voce de …
      • NASCE IL PATTO PER LE ARTI PERFORMA …
      • Intervista a Sabrina Dattrino
      • Teatro degli Arcimboldi - #Facciamo …
  • ►2020 (560)
    • ►dicembre (42)
    • ►novembre (26)
    • ►ottobre (65)
    • ►settembre (56)
    • ►agosto (44)
    • ►luglio (59)
    • ►giugno (32)
    • ►maggio (21)
    • ►aprile (19)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (84)
    • ►gennaio (77)
  • ►2019 (197)
    • ►dicembre (16)
    • ►novembre (18)
    • ►ottobre (26)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (9)
    • ►giugno (16)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (15)
    • ►marzo (19)
    • ►febbraio (12)
    • ►gennaio (19)
  • ►2018 (165)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (13)
    • ►ottobre (14)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (9)
    • ►maggio (13)
    • ►aprile (10)
    • ►marzo (27)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (25)
  • ►2017 (259)
    • ►dicembre (26)
    • ►novembre (14)
    • ►ottobre (24)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (12)
    • ►giugno (23)
    • ►maggio (27)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (29)
    • ►gennaio (25)
  • ►2016 (185)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (20)
    • ►ottobre (18)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (11)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (18)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (28)
  • ►2015 (137)
    • ►dicembre (14)
    • ►novembre (17)
    • ►ottobre (21)
    • ►settembre (13)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (5)
    • ►maggio (23)
    • ►aprile (14)
    • ►marzo (6)
    • ►febbraio (8)
    • ►gennaio (3)
  • ►2014 (43)
    • ►dicembre (2)
    • ►novembre (4)
    • ►ottobre (6)
    • ►settembre (1)
    • ►agosto (24)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (2)
    • ►febbraio (1)