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Danza, Eventi, Recensioni, Teatro, Teatro

TUTTO su Cenerentola On Ice

cenerentola

Quando lo sport diventa arte ed entra a teatro!

Teatro Brancaccio

16 gennaio 2019

LEGGETE FINO IN FONDO L’ARTICOLO: RECENSIONE, VIDEO PROMO, VIDEO SALUTI E “COME SI TRASFORMA IL PALCO IN UNA PISTA DEL GHIACCIO”

CENERENTOLAonICE_orizzontale_

cenerentola 6

E’arrivato in Italia Cenerentola On Ice, il nuovo elettrizzante spettacolo di The Imperial Ice Stars, la più famosa compagnia di danza su ghiaccio.

Dopo i consensi ottenuti con Il Lago dei Cigni On Ice (febbraio 2015), La Bella Addormentata On Ice (febbraio 2016) e Lo Schiaccianoci On Ice (gennaio 2017), tutti accolti con grande entusiasmo e partecipazione dal pubblico, The Imperial Ice Stars torna a gran richiesta con uno show che è una nuova indimenticabile esperienza per tutti.

Per l’occasione il Teatro Brancaccio si trasforma, grazie a un sofisticato impianto tecnico, in una grande pista di pattinaggio.

Cenerentola On Ice è un grande balletto su ghiaccio che coniuga la tradizione coreografica al pattinaggio artistico più acrobatico.

Ideato e coreografato dal premiato regista di spettacoli su ghiaccio Tony Mercer in collaborazione con tre degli allenatori di pattinaggio più stimati al mondo, Evgeny Platov, doppia medaglia d’oro olimpica e quattro volte campionessa mondiale e i campioni mondiali di danza su ghiaccio 2006 e 2007, Albena Denkova e Maxim Staviski, acclamata dalla critica internazionale, The Imperial Ice Stars si conferma come la più importante compagnia di danza su ghiaccio, l’unica ad aver vinto il premio teatrale: Best Special Entertainment del Manchester Evening News per la produzione di Swan Lake on Ice nel 2007.

In questa originale versione su ghiaccio Cenerentola è una ballerina di fila che con la sua danza aggraziata conquista il bel figlio di Lord Mayor, lo scapolo più ambito della città. Nonostante la matrigna e le sorellastre tentino di ostacolare questo nuovo amore, esso trionferà grazie ai poteri magici di una chiromante gitana e al gentile padre di Cenerentola, l’orologiaio della città.

Una versione nuova anche nell’ambientazione raffigurante una città russa e un teatro art déco, ma che mantiene gli ingredienti e le emozioni della favola.

Favolose sono le interpretazioni di pattinaggio e le incredibili acrobazie eseguite nello spazio di un palcoscenico teatrale ghiacciato. Non manca nulla: salti estremi ad alta velocità, stupefacenti piroette e strabilianti acrobazie aeree.

Altissima preparazione tecnica, precisione, passione; difficoltà estrema eppure grandissima fluidità e scioltezza nei movimenti. Espressività incisiva e bellissime coreografie tra le quali spiccano il ballo a palazzo e la bellissima danza acrobatica delle ore.

Immancabile la scarpetta persa da Cenerentola che qui è ovviamente un pattino: su questo tema si innesta una meravigliosa coreografia in cui le donne pattinano su una sola lama.

Il cast è composto da 24 campioni olimpici, mondiali ed europei e comprende grandi talenti del pattinaggio russo. Gli sfarzosi costumi sono di Albina Gabueva, costumista del famoso Teatro Stanislavskij di Mosca; le scenografie (il Palace Theatre, i palazzi russi sullo sfondo, i due orologi) sono opera di uno dei migliori scenografi australiani, Eamon D’Arcy. La suggestiva colonna sonora è stata composta per l’occasione da Tim A Duncan e Edward Barnwell, entrambi apprezzati compositori contemporanei, e registrata dalla Moscow State Cinematic Orchestra e dalla Manchester Symphony Orchestra.

Fondamentale, in uno spettacolo non recitato, il potere evocativo delle figure realizzate, l’espressività di questi artisti, il linguaggio del corpo e la simbologia utilizzata in scena, come il diadema del quale si prendono gioco le sorellastre, i due orologi le cui lancette vanno una avanti e l’altra indietro, a sottolineare lo scorrere del tempo e la magia che è nell’aria, la sfera di cristallo della gitana che si illumina nel momento topico.

A Roma al Teatro Brancaccio fino al 20 gennaio e poi a Milano al Teatro Arcimboldi dal 22 al 27 gennaio 2019.

LUNCHBOX THEATRICAL PRODUCTIONS E TONY MERCER

in collaborazione con WEC – World Entertainment Company

presentano

THE IMPERIAL ICE STARS

in

CENERENTOLA ON ICE

CENERENTOLA ON ICE CAST… ITALY TOUR 2019

Cenerentola                                                     Olga Sharutenko

Principe                                                            Bogdan Berezenko

Padre di Cenerentola/Orologiaio                 Sergei Lysev

Matrigna                                                          Maria Mukhortova

Sorellastra                                                       Irina Milana

Sorellastra                                                       Ekaterina Sheremeteva

Sarto                                                                 Volodimyr Khodakivskyy

Zingara chiromante                                       Fiona Kirk

Assistenti dell’orologiaio                               Stanislav Pertsov . Lev Sozonenko

 

cenerentola 5

Se volete vedere di cosa sono capaci questi splendidi pattinatori, sportivi e artisti, cliccate qui:

 

 

Per gli spettacolari saluti finali al Teatro Brancaccio clicca sul link del video della collega Sara Colangeli.

https://www.youtube.com/watch?v=WP6vSF39bao&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2GXIz4UMa7IiDPLBVZS2wQAshg2klrmft4vMaoO7H3uDxhRrX2BePhuSM

 

Trasformare il palco di un teatro in una temporanea pista ghiacciata non è un compito così semplice!

Deve essere rispettata una tabella di lavoro rigorosa in modo che la pista sia pronta in tempo per l’orario delle prove alle ore 17.00.

Il lavoro inizia il giorno precedente lo spettacolo alle ore 7.00 del mattino, quando i tecnici arrivano in teatro e iniziano lo scarico di due tir di 14 mt. con l’aiuto di 18 tecnici locali. I tir non trasportano solo la pista di pattinaggio, ma anche le attrezzature, i costumi, le scenografie, l’impianto audio e luci.

Il lavoro di allestimento della pista inizia con la realizzazione della base e dei bordi che sono fatti di legno impermeabile e compensato rinforzato. Sul palcoscenico del teatro viene costruita una sorta di vassoio gigantesco della dimensione di 16 mt. x 16 mt. La fase successiva è la più delicata: vanno posti 15 km di tubature all’interno dello spazio e collegati ai collettori che sono poi distribuiti attraverso la base del vassoio e fissati. E’ importante che la distribuzione delle tubature sia estremamente precisa perché, in caso contrario, delle sezioni della pista non si congeleranno.

Dopo aver completato il lavoro sul palcoscenico, i collettori vanno collegati alle unità di refrigerazione esterne al teatro e si comincia a riempire il sistema con una miscela di glicole (antigelo) e acqua.

Una volta che questa miscela inizia a circolare nei tubi la temperatura viene abbassata a -15 gradi. Per velocizzare il processo saranno prima poste 4 tonnellate di granella di ghiaccio, che faranno da base. Sopra a tale base fredda sarà dunque sparsa la miscela che verrà ghiacciata.

Si raggiunge questo punto intorno alle 18.00 del giorno precedente allo spettacolo.

Per tutta la notte e per tutto il giorno successivo (giorno di spettacolo) la pista viene spruzzata ogni 15 minuti fino ad ottenere circa 7 centimetri di spessore che pesa 14 tonnellate. Si arriva così alle ore 15.00 del pomeriggio di spettacolo quando inizia la fase finale di preparazione della pista per ottenere una superficie completamente liscia per le prove e lo show, dopo solo 34 ore dall’inizio dell’allestimento.

La temperatura della superficie è costantemente monitorata giorno e notte per tutto il periodo di permanenza in teatro. Inoltre, sia durante l’intervallo che dopo ogni replica dello show, con acqua calda viene sciolto un primo strato di ghiaccio per poterlo ricreare assolutamente liscio: ciò è fondamentale per permettere ai ballerini di esibirsi nelle loro evoluzioni, salti e piroette strepitose.

Ecco il video in time-laps della creazione della pista: https://youtu.be/jICx9PvJZwQ 

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Recensioni, Teatro

Carrozzeria Orfeo, Animali da bar

ANIMALI

Continua il successo di Carrozzeria Orfeo nel segno della contemporaneità con Animali da bar

Teatro Piccolo Eliseo

15 gennaio 2019. Prima

La prestigiosa Carrozzeria Orfeo, compagnia tra le più contemporanee e in fermento dello scenario italiano, che unisce l’artigianalità del fare teatro con tutta la sua fatica e manualità, alla volontà di vivere e far vivere un’esperienza onirica, è in scena al Teatro Piccolo Eliseo con una trilogia che è un capolavoro di teatro crudo e reale su un tessuto fortemente ironico.

Dopo l’apprezzatissimo Cous Cous Klan è la volta di Animali da bar, spettacolo del 2015 vincitore del Premio Hystrio Twister nel 2016.

Proseguendo nel segno di un teatro fisico sempre alimentato dall’osservazione e riflessione sulla contemporaneità e all’interno di un percorso emotivo che muove  dall’attore verso lo spettatore coinvolgendolo, Carrozzeria Orfeo propone un altro spettacolo che affonda il suo essere nell’impossibilità dell’uomo di essere felice e realizzato, quasi fosse condannato ad una dimensione di eterna infelicità.

Il riscatto da un’esistenza incompleta, insoddisfacente e sempre sospesa, castrata da limitazioni sociali o imposte da soli a se stessi è una speranza che molto spesso si trasforma in utopia e riservata solo a quei pochi che realmente riescono a prendersi cura attivamente della propria vita.

Continenti, nazioni, regioni, città, quartieri: viviamo inclusi in cerchi concentrici che si stringono intorno a noi sempre di più, ognuno con le sue caratteristiche che, nel passaggio, si fanno da generali a sempre più particolari, limitandoci sempre più ad ogni passaggio di anello.

Macrocosmo e microcosmo si rispecchiano l’uno nell’altro e viceversa. Per comprendere questo specchiamento è sufficiente analizzare una singola, piccola realtà sociale perché raccoglie dinamiche che possono essere applicate poi via via ai sistemi più grandi.

In questo caso viene scelto un bar frequentato, anzi popolato da strani personaggi: un vecchio malato, misantropo e razzista che si è ritirato a vita privata nel suo appartamento e di cui sentiremo solo la voce attraverso un walkie talkie; una donna ucraina dal passato difficile che sta affittando il proprio utero ad una coppia italiana; un imprenditore che gestisce un’azienda di pompe funebri per animali di piccola taglia; un buddista inetto che subisce violenze domestiche dalla moglie; uno zoppo bipolare che deruba le case dei morti il giorno del loro funerale; uno scrittore alcolizzato costretto dal proprio editore a scrivere un romanzo sulla grande guerra.

Alcuni di loro verranno chiamati solo col loro soprannome, imposto, scomodo, non scelto, che ne mette in luce una caratteristica evidente, come a identificare la persona con il difetto che possiede: Gianluca, il bipolare, sarà solo Lo Sciacallo; Guido, il buddista melariano, sarà solo Colpo di frusta, per via del collare che porta a seguito delle botte ricevute dalla moglie; il vecchio malato sarà solo Il Vecchio; Mirca (o Mirka) non ha un soprannome, ma si identifica con la sua passione per le canzoni Disney che tanto cozza col suo carattere scontroso e severo. E poi saranno solo epiteti volgari e parolacce, ma ci sta: Carrozzeria Orfeo ci ha abituati anche a questo. Può non piacere, ma nella vita quante volte usiamo espressioni volgari per imprecare contro le cose che ci succedono e le persone che non ci piacciono?

“D’altronde almeno una mezza dozzina di Cristiani desidera la nostra morte ogni giorno o no? In coda sulla tangenziale… il lunedì mattina in ufficio… chi non vorrebbe torturare il cane del vicino, o schiacciare qualche ciclista di tanto in tanto”.

Sei illusi, sei perdenti, sei esistenze appese e sospese che provano a resistere ai colpi della vita: chi ci crede, chi fa finta di non crederci, tutti nutrono una speranza (è sempre necessario credere in qualcosa), una “maledetta speranza che è come l’erba infestante che cresce e ricresce” e non si può mai estirpare del tutto. E anche se “è nella sofferenza che nasce la speranza”, ingaggiamo ogni giorno una guerra contro qualcuno o qualcosa.

Un bar qualsiasi in una città qualsiasi: all’interno l’occidente si rivela nella sua rabbia e conflittualità, all’esterno l’oriente che incalza con il suo pensiero “zen” e i suoi valori, ormai però piegati alla globalizzazione. Ogni cosa diventa merce, oggetto di contrattazione.

Gli ideali più nobili cadono vittime della corruzione dei tempi: anche chi cerca di impostare la propria vita nel rispetto di questi ideali di umanità e accoglienza si troverà prima o poi fagocitato dalla velocità dei tempi, da dinamiche che divorano l’anima e abbrutiscono inevitabilmente anche lo spirito che sembra più forte.

D’altronde tutti desiderano qualcosa per se stessi e anelano a piacere agli altri: la considerazione degli altri è un desiderio più forte della stessa stima che ognuno potrebbe avere per se stesso. E’più facile piegarsi a ciò che gli altri si aspettano da noi piuttosto che continuare a difendere ciò che si è e ciò in cui si crede, o si pensa di credere.

Animali da bar è un altro bellissimo spettacolo di Carrozzeria Orfeo: cattivo, scorretto, crudele, fantasticamente cinico e per questo così aderente alla realtà. Ottimamente scritto (ha fatto venire in mente uno dei romanzi di Joe R. Lansdale) usa un linguaggio molto diretto (pop? grunge? chiamatelo come volete), reale, fortemente pungente, non perdendo mai di vista  ironia e sarcasmo.

Si ride molto in Animali da bar: si ride degli altri, si irridono gli altri, quelli diversi da noi. Soprattutto è la vita che ride alle nostre spalle. Ride di noi.

Il ritmo è incalzante, sempre alto, circoscritto in due espedienti drammaturgici diversi:  la scena iniziale che cattura subito in un rewind perfetto che fa intendere che assisteremo ad un racconto di ciò che fu prima di un certo evento e una epifania finale che inquadrerà meglio le dinamiche dei personaggi in un cinico meccanismo.

I personaggi sono nitidi, con caratteri specifici e, come sempre, ottimamente interpretati, con forza e coinvolgimento.

Beatrice Schiros come sempre strepitosa, in un personaggio difficile, severo, incattivito, ma ricco di sfumature; Massimiliano Setti sempre magnetico e convincente in ogni ruolo che interpreta; Pier Luigi Pasino “affezionato” a personaggi border line; Gabriele Di Luca impersona l’occidente e il capitalismo; Paolo Li Volsi, in un personaggio scomodo, fastidioso, burattinaio cinico che muove i fili della storia.

La scenografia di Maria Spazzi è essenziale, ma efficace: un bancone da bar ellittico al centro del palco, sgabelli intorno, un tavolino e due sedie e, più in là, un urinatoio, confessionale dei tempi moderni, nascondiglio in cui trovarsi con se stessi o perdersi.

Animali da bar non tradisce le aspettative inserendosi perfettamente nella linea drammaturgica di Carrozzeria Orfeo dopo il recente Cous Cous Klan e il già visto e apprezzato Thanks for Vaselina.

 ANIMALI DA BAR foto di Laila Pozzo 2G2C5106 MEDIA

ANIMALI DA BAR MEDIA 2G2C5004-Edit Laila Pozzo

Animali da bar 

Drammaturgia Gabriele Di Luca

Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

Con Beatrice Schiros, Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Pier Luigi Pasino, Paolo Li Volsi

Voce fuori campo Alessandro Haber

Musiche originali Massimiliano Setti

Progettazione scene Maria Spazzi

Costumi Erika Carretta

Luci Giovanni Berti

Produzione Carrozzeria Orfeo in coproduzione con Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo

 

Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Eliseo

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