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Recensioni, Teatro, Teatro

Aggiungi un posto a tavola 2019 – Recensione

aggiungi

Torna al Teatro Brancaccio, dopo il successo della scorsa stagione a Roma e in tutta Italia, Aggiungi un posto a tavola,  una delle più amate commedie musicali italiane che Alessandro Longobardi ha riportato sulle scene in tutto il suo splendore.

La commedia a firma di Pietro Garinei e Sandro Giovannini è stata scritta con Jaja Fiastri tutti e tre protagonisti insuperati di un’epoca leggendaria per il teatro italiano. Le musiche, composte da Armando Trovajoli, hanno incantato intere generazioni.

La tournée viene inaugurata con una speciale collaborazione con il Teatro Carlo Felice di Genova, in una nuova messa in scena che vede per la prima volta coinvolta l’orchestra sinfonica diretta Maestro Maurizio Abeni, che ne cura anche le orchestrazioni, ed il coro diretto dal Maestro Francesco Aliberti.

Aggiungi un posto a tavola sembra non invecchiare mai, risultando sempre fresco, frizzante e attuale. Lo spettacolo è una miscela perfetta di idee autoriali, direzione registica collaudata, cast creativo di primo livello e un cast artistico di grandi professionisti e artigiani del teatro. A guidare tutto questo e curarne la messa in scena è l’inossidabile Gianluca Guidi.

Nonostante la storicità di questo spettacolo e il terzo anno di tournée, colpisce l’entusiasmo di questo enorme gruppo di lavoro che ha ormai formato una grande famiglia teatrale. Un entusiasmo che non tradisce la responsabilità immensa di portare in scena un classico.

Una responsabilità avvertita da ogni singolo elemento alimentata da un grande rispetto per ciò che questo spettacolo ancora oggi rappresenta, per la sua storia, e convertita in un entusiasmo creativo e interpretativo di grandissimo effetto. Ne sono testimonianza le emozionanti standing ovation sulle note finali che il pubblico elargisce commosso e felice.

Perfettamente in linea con la migliore tradizione, ognuno porta qualcosa di sé nel proprio personaggio. Lo stesso Gianluca Guidi, grandissimo protagonista e attento regista, ha dichiarato. “Il livello di professionalità altissimo che ho trovato nel Teatro Brancaccio mi ha profondamente stupito e lasciato incredulo.”

Al suo fianco un trascinante Marco Simeoli nei panni del Sindaco Crispino, una vera e propria maschera del teatro comico; Lorenza Mario è un’entusiasmante e affascinante Consolazione; brillante Piero Di Blasio nel goffo Toto, a cui dona freschissime pennellate; bravissima Francesca Nunzi, spontanea e diretta nei panni di Ortensia, moglie del Sindaco Crispino. Confermata a buon diritto la giovane e bravissima Camilla Nigro nel ruolo di Clementina. Il grande Enzo Garinei presta la propria voce a Dio.

A concludere il cast un fortissimo ensemble di bravi professionisti di grande presenza che ballano sulle coreografie del mitico Maestro Gino Landi, assistito da Cristina Arrò.

Le scene di Giulio Coltellacci sono ricreate e ricostruite in modo mirabile da Lele Moreschi; i costumi di Francesca Grossi sono filologicamente quelli delle edizioni precedenti, ma nuovi e freschi; le luci, preziosissime, sono di Umile Vaineri.

Grande valore aggiunto poi lo dà la presenza dell’Orchestra diretta dal M° Maurizio Abeni.

Aggiungi un Posto a Tavola è una favola che parla d’amore e di accoglienza, di un nuovo mondo da creare e anche di fede, di fiducia in se stessi, negli altri e nel futuro.

Aggiungi un posto a tavola

Una produzione Alessandro Longobardi per Officine del teatro italiano in collaborazione con Viola Produzioni

Commedia musicale di Garinei e Giovannini

Scritta con Jaja Fiastri

Liberamente ispirata a “After me the deluge” di david forrest

Regia originale di Pietro Garinei e Sandro Giovannini

Ripresa teatrale di Gianluca Guidi

Musiche di Armando Troavajoli

Con Gianluca Guidi, Lorenza Mario, Marco Simeoli, Camilla Nigro, Piero Di Blasio, Francesca Nunzi

La voce di Gesù è di Enzo Garinei

Orchestra e coro del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Francesco Aliberti

Orchestrazione e Direzione d’Orchestra Maurizio Abeni

Scenografie – progetto originale Giulio Coltellacci

Adattamento scenografico Gabriele Moreschi

Costumi – disegni originali Giulio Coltellacci

Adattamento Francesca Grossi

Disegno luci Umile Vainieri

Direttore di produzione Carlo Buttò

Supervisione artistica Alessandro Longobardi

Coreografie Gino Landi

Direzione musicale Maurizio Abeni

Regia originale Pietro Garinei e Sandro Giovannini

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Comunicati stampa, Teatro

“Arsenico e vecchi merletti” Teatro Quirino

merletti

TEATRO QUIRINO

7.19 gennaio

Gitiesse Artisti Riuniti   

presenta

ANNA MARIA GUARNIERI   GIULIA LAZZARINI

ARSENICO E VECCHI MERLETTI

di Joseph Kesselring

traduzione di Masolino D’Amico

e con

 MARIA ALBERTA NAVELLO, MIMMO MIGNEMI, PAOLO ROMANO, LUIGI TABITA
TARCISIO BRANCA, BRUNO CRUCITTI, FRANCESCO GUZZO,

DANIELE BIAGINI, LORENZO VENTURINI

scene Franco Velchi

costumi Chiara Donato

luci Luigi Ascione

musiche Matteo D’Amico

regia GEPPY GLEIJESES

personaggi e interpreti

Lo spettacolo ha una durata di 2 ore senza intervallo

Lo scrittore Mortimer Brewster, ex scapolo convinto, torna a casa dalle zie Abby e Martha per raccontare del suo fresco matrimonio con Elaine Harper, ma scopre che le due amabili e anziane ziette “aiutano” quelli che affettuosamente chiamano i “loro signori” ossia gli inquilini ai quali affittano le camere, a lasciare la vita con un sorriso sulle labbra, offrendo loro del vino di sambuco corretto con un miscuglio di veleni, e che li seppelliscono nel Canale di Panama, la cantina di casa dove il fratello di Mortimer, Teddy (che crede di essere Theodore Roosevelt), scava e ricopre di continuo nuove buche per occultare i cadaveri.  Deciso a porre fine alla pazzia delle due zie e del fratello, Mortimer cerca di far internare Teddy in una casa di cura, ma i suoi piani vengono sconvolti dall’arrivo dell’altro fratello Jonathan, un efferato pluriomicida i cui lineamenti sono stati rovinati a seguito di numerosi interventi di chirurgia plastica subiti. Anche Jonathan, che è accompagnato dal suo fidato amico, il dottor Einstein, ha un cadavere di cui disfarsi e tenta di seppellirlo nella cantina, per poi eliminare anche il fratello Mortimer. Ormai credutosi l’ultimo erede di una famiglia di pazzi maniaci, Mortimer cerca di allontanare da sé Elaine per il timore di farle del male, ma poco prima della partenza di Teddy per la clinica, le due zie (che intendono seguire Teddy nella casa di cura) rivelano che in realtà Mortimer è il figlio illegittimo di una domestica che era andata a lavorare in casa Brewster poco prima che Mortimer nascesse.

NOTE DI REGIA

È difficile catalogare, inserire in un genere Arsenico e vecchi merletti. Non è una farsa macabra, né una satira del giallo. Appartiene certamente a una tipologia di commedia da noi poco praticata e di cui non abbiamo riscontri autorali: “il Brillante”.
Ci potrebbero forse sovvenire autori come Aldo De Benedetti, o Sabatino Lopez, frequentati ormai pochissimo ma in auge verso la metà del secolo scorso, qualche rara perla di Luigi Pirandello (Ma non è una cosa seria) o di Diego Fabbri (La Bugiarda ). Il motivo: per tradizione autorale o eredità diretta, i nostri generi sono tragedia e farsa. E la nostra farsa discende per li rami dalla Commedia dell’Arte. Io ho dedicato tante stagioni della mia carriera a questo genere così poco coltivato dai nostri autori, attori, registi. Ho interpretato Feydeau, Noel Coward, George Bernard Shaw, Oscar Wilde. Ed accanto a loro ricorderei Labiche, Kaufman e Hart e, più vicini a noi, Neil Simon, Michael Frayn e una delle tante facce di Woody Allen. Ma tanti anni fa avevamo molti straordinari attori specializzati nella commedia brillante: pensiamo a Sergio Tofano, Ernesto Calindri, Sara Ferrati, Franco Scandurra, Franco Volpi, Rina Morelli, Dina Galli… E poi Arnoldo Tieri, Alberto Lionello e Johnny Dorelli. Oggi potremmo pensare a Maurizio Micheli, Angela Finocchiaro e pochissimi altri. Eppure questo genere da noi quasi dimenticato ci ha donato delle perle rare se non rarissime. Come Arsenico e vecchi merletti. La catalogazione impossibile dell’opera oscilla per me tra Dark Comedy e Giallo-Rosa. Ma non è poi così importante. Il suo autore, Kesselring, ci ha regalato quest’unica perla, ma veramente preziosa. Migliaia di repliche in tutto il mondo : debutto a Broadway nel 1941 ( cinque anni di repliche ) con Boris Karloff nel ruolo di Jonathan, film di Frank Capra nel 1944, debutto in Italia con la compagnia Morelli – Stoppa il 31 maggio del 1945, al Quirino ( guarda un pò, il teatro che dirigo ) un mese dopo la liberazione…
Pura gioia e divertimento : come Algernon ne L’ importanza di chiamarsi Ernesto disquisisce della funzione sociale dei tramezzini al cetriolo, così in Arsenico i 24 cadaveri che giostrano non hanno alcuna disturbante materialità. Sono puro cartone come i finti polli arrosto delle comiche finali. E così i nostri personaggi, tutti, sono caratteri, sì, ma non hanno psicologie da approfondire, sono “stampelle vestite” o, se preferite, “vestiti che ballano”. E devono essere recitati attraverso un metodo che Maricla Boggio definì, nella sua recensione di una nostra edizione de La palla al piede, parlando della mia recitazione, “straniamento comico”. Tecnica pura, slapstick (in certi casi), divertimento assoluto. Ma entro questi limiti, i congegni comici, i diagrammi geometrici dei rapporti tra i personaggi (che, come in Feydeau, prendono la forma di un diamante), la purezza dell’intreccio, raggiungono il massimo dell’originalità, del rendimento, dell’abilità. Un congegno di alta precisione, una meccanicità che si sublima nella genialità, nell’ebbrezza di un gioco tenuto costantemente sul limite del funambolismo. Poi potremmo fare discorsi molto più alti sul concetto qui esasperato di eutanasia ( le ziette scelgono le loro vittime tra gli anziani abbandonati ) e sarebbe del tutto lecito, ma noi vogliamo pensare all’Arsenico che da Cary Grant in poi abbiamo conosciuto, a quella commedia che le truppe americane adottarono come antidoto alla paura della morte nella seconda guerra mondiale.
Nel 1992, da una delle migliaia stanze d’albergo in cui ho soggiornato in una delle mie tante tournée, ebbi la sfacciataggine di telefonare a Mario Monicelli per proporgli la regia di Arsenico e vecchi merletti. Mi disse subito di sì, senza esitazioni. Era la sua prima vera regia teatrale e fu l’inizio di un grande sodalizio. Lo spettacolo fu uno straordinario successo. E a Mario voglio dedicare questa nostra impresa. Masolino D’Amico curò la traduzione che anche oggi adottiamo. La scena era di Franco Velchi e qui, con alcuni importanti cambiamenti studiati con Michele Gigi, la riproponiamo, come i costumi che ora come allora erano e sono (con varie modifiche) di Chiara Donato, e come le musiche di Matteo D’Amico. Le luci, fondamentali, all’epoca firmate da Sergio Rossi sono oggi, decisamente diverse, dell’artigiano della luce Luigi Ascione, da più di vent’anni mio complice. Le due ziette erano Regina Bianchi e Isa Barzizza: meravigliose.

Ma questo è certamente un altro spettacolo, diverso per stile e per tipo di approccio.
Ora ho la fortuna di dirigere due tra le più grandi attrici italiane: Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini. Annamaria, straordinaria attrice prevalentemente drammatica, primadonna prediletta di Zeffirelli, Missiroli, Ronconi, si è prestata al gioco comico con una sapienza scenica ineguagliabile e Giulia, l’immensa Giulia, la musa di Strehler, raggiunge il sublime calandosi nei panni di Abby. Ci danno entrambe una lezione di stile e di gioco scenico a cui è pressoché impossibile trovare un paragone verosimile. Purtroppo in Italia dimentichiamo facilmente e spesso trascuriamo le nostre glorie quando ancora sono all’apice della loro arte. La Francia li onora come dei monumenti in piena attività, noi abbiamo memoria drammaticamente corta. Magari, dopo un secolo, gli dedichiamo una strada. Ma lo facciamo per lavarci la coscienza. Attorno ad Annamaria e Giulia agisce una bellissima compagnia, scelta da me con cura ed  amore estremi.
In quella edizione del ‘92 io interpretavo Mortimer, il ruolo che fu di Cary Grant. Una enorme responsabilità (che ora passa a Paolo Romano ).
Ma non potrò mai dimenticare il divertimento e la gioia che quello spettacolo mi procurarono, e sono certo che questa compagnia darà oggi al pubblico le stesse emozioni e, perché no, anche di più.
 

Geppy Gleijeses 

stampa@teatroquirino.it

ORARI SPETTACOLI
da martedì a sabato ore 21
domenica ore 17
giovedì 9 gennaio giovedì 16 gennaio ore 17
mercoledì 15 gennaio ore 19
sabato 18 gennaio ore 17 e ore 21

INFO
botteghino 06.6794585
mail biglietteria@teatroquirino.it

www.teatroquirino.it

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Comunicati stampa, Teatro

Off/Off Theatre – La Mite – Leonardo Sbragia

mite

Da martedì 7 a giovedì 9 gennaio 2020

VIA GIULIA, 19, 20, 21 – ROMA

DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA

LA MITE

Liberamente tratto da

“La Mite” di FedorDostoevskj

Adattamento diRaffaella Mattioli e Rossana Banti

con

Leonardo Sbragia       

Giorgia Di Cristofalo

Regia e coreografie

Raffaella Mattioli

Musiche di Led Zeppelin- Maria Teresa Vera-Bach- Vivaldi- Radiohead-

René Aubry-Alexandra Strelinsky

“Immaginate un uomo, accanto al quale giace, stesa su di un tavolo,la moglie suicida che qualche ora prima si è gettata dalla finestra.   L’uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri… Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce a se stesso”

Russia 1876. Una ragazza si getta dal sesto piano del proprio palazzo tenendo tra le mani un santino della Madonna.

Preso come spunto da un caso di cronaca realmente accaduto, il racconto si apre con un uomo che parla da solo davanti al cadavere della moglie appena morta, sdraiata su un tavolo. Si racconta ad alta voce: il pensiero diventa parola. E così la storia prende forma.

Lui un ex ufficiale reinventatosi usuraio.Lei una ragazzina, un’adolescente totalmente in balia della vita e delle sue vicissitudini. S’incontrano. Si sposano. La differenza di età, i dettami di un tempo che non c’è più, il rigore formale che strozza le interrelazioni personali sono la base di un rapporto pieno di silenzi. Di parole “non dette”. Ora è l’uomo che sembra avere il sopravvento, a dettare le regole di una giusta e retta convivenza. Ora è la ragazza, che non parla mai, a trasmettere una resistenza passiva che si fa via via sempre più forte

Entrambi sono colpevoli di non rivelare all’altro il proprio “monologo interiore”. L’inverno passa e il silenzio si rafforza sempre di più. L’incomprensione di lei, la presunzione di lui. Ed è proprio attraverso la sola ed unica voce di quest’uomo che il racconto si dipana. Prima accusa, poi si discolpa, dopo rimpiange. Non c’è logica negli eventi, logica che Dostoevskij rifiuta, esiste solo una multiformità di quest’essere umano che tenta di spiegarsi una serie di eventi finiti in tragedia. Ma non ottiene risposta. Quello che emerge è una profonda analisi dell’essere umano. Uomo e donna che sia. In maniera sublime viene narrata una storia d’amore che va oltre gli stilemi e le dietrologie della società. Una storia d’amore che racconta l’animo di un uomo “arrivato troppo tardi” a capire l’anima di una donna.

OFF/OFF THEATRE

Via Giulia 19 – 20 – 21, Roma / DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA

Costo Biglietti: Intero 25€; Ridotto Over6518€; Ridotto Under3515€;

Dal Martedì al Sabato h.21,00 – Domenica h.17,00

Info e Prenotazioni: +39 06.89239515 – offofftheatre.biglietteria@gmail.com

SITO: http://off-offtheatre.com/ – FB: https://www.facebook.com/OffOffTheatreRoma/ – IG: https://www.instagram.com/offofftheatre/?hl=it

Ufficio Stampa Carla Fabi Roberta Savona
Carla:carla@fabighinfanti.it
 , 338 4935947 – Roberta: savonaroberta@gmail.com , 340 2640789
FB: https://www.facebook.com/UfficioStampaFabiSavona/ – IG: https://www.instagram.com/ufficiostampafabisavona/?hl=it

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