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Recensioni, Teatro, Teatro

L’uomo che non capiva troppo. Reloaded

uomo che non capiva troppo

L’ennesima esilarante commedia nonsense di Lillo&Greg

Teatro Olimpico

28 novembre 2017. Prima

A sette anni di distanza torna sulle scene L’uomo che non capiva troppo, in una versione rinnovata, Reloaded ed è subito successo.

Lo spettacolo, scritto da Claudio Greg Gregori e diretto da Lillo&Greg con la coregia di Claudio Piccolotto è una divertentissima e surreale spy story nel perfetto stile “lillogreghiano”.

Pasquale Petrolo, ovvero Lillo, interpreta Felix, un tempo playboy ora rassegnato ad una vita dimessa. Felix è sposato con Edna, interpretata da Vania Della Bidia, donna dall’apparenza sciatta, ma che nasconde, sotto la vestaglia che indossa tutto il giorno in casa, un corpo mozzafiato. Edna nasconde anche molto altro: è un agente segreto sotto copertura che deve salvare il mondo dalle mire di conquista della Gran Lodana, crudele e bizzarro personaggio a capo di una terribile società segreta.

La vita tranquilla di Felix viene stravolta e, improvvisamente, il goffo Felix si ritrova coinvolto in una storia di spionaggio nella quale sono protagonisti anche il suo migliore amico, Oscar, interpretato da Claudio Greg Gregori, Ester, interpretata da Benedetta Valenzano e un’altra serie di strani personaggi.

Prende vita così una irresistibile spy story  fatta di intrighi, agenti segreti, pericolosi cattivi, mille avventure, misteri da svelare e tesori da ritrovare nella quale Felix è fagocitato suo malgrado e alla quale cerca di far fronte come può, ritrovandosi in un mondo che non conosce e di cui non comprende il linguaggio, fatto di nuovi codici indecifrabili.

L’uomo che non capiva troppo. Reloaded riporta sulle scene un caposaldo della comicità surreale di Lillo & Greg rinnovato nella forma e decisamente rinvigorito rispetto al precedente.

Uno spettacolo che si fonda, come siamo abituati ad aspettarci dalla geniale coppia di comici, su un linguaggio inventato, surreale e ricco di nonsense, che ricorda la supercazzola di antica memoria e trova riferimenti in Monty Python. Un codice linguistico improbabile che genera incomprensione che, a sua volta, genera effetti comici a ripetizione in un gioco dell’assurdo.

Lo spettacolo è ricco di citazioni cinematografiche, a partire dal titolo che richiama la celebre pellicola di Hitchcock, passando per 007, Austin Powers, Matrix, Guerre Stellari, Karate Kid, Frankenstein Junior, Elvira la strega e chissà quante altre, prendendo da ognuno elementi, caratteri, personaggi che vengono stravolti ed esasperati in chiave comica e surreale. Divertenti anche gli omaggi ad Alberto Sordi, Totò e Adriano Celentano.

Si può trovare nello spettacolo, se non una critica, almeno una ridicolizzazione della globalizzazione: il Sacro Canino, infatti, prezioso tesoro che la Gran Lodana cerca con tanto ardore, unito al Cranio d’agnello, ha il potere di far scaturire una musica (qui identificata con i balli latino americani di gruppo) che ipnotizza le masse omologando le persone.

Il tutto è  reso come un grande spettacolo cinematografico grazie non solo alle citazioni, ma ad un impianto scenografico che colpisce, quasi completamente computerizzato. Ogni scena è poi spesso dinamica al suo interno con particolari in movimento. Le scene proiettate cambiano di continuo passando con grande effetto dal salotto di Felix ed Edna, al rifugio simile ad una stazione spaziale della Gran Lodana, al night club che funge da covo degli agenti segreti, al Gran Bazar d’Istanbul, alla spiaggia tropicale e a tanti altri ambienti.

Gli arredi materiali sono pochissimi: nel salotto campeggiano i trofei riportati da Felix nei suoi viaggi per il mondo (corna di bisonte, una zanna di elefante e la pinna di uno squalo), e due sgabelli a forma di zampa di elefante; una sedia a rotelle, un futon e vari accessori.

Di grande impatto gli effetti audio che insieme a quelli video arricchiscono le scene e la storia rendendola ancora più coinvolgente.

Anche i costumi sono davvero belli e contribuiscono a rendere dinamici i cambiamenti dei ruoli e dei personaggi che sono decisamente ben caratterizzati ed esasperati. Lillo è fantastico in quel suo personaggio buffo,  ingenuo e goffo, ma molto aderente ad una realtà che gli sfugge, fino a che non riuscirà ad immedesimarsi in un nuovo Felix.

Greg è fortissimo e regala un’interpretazione decisamente sopra le righe della Grande Lodana, che ricorda nella voce Amanda Lear e nel piglio Edna Mode de Gli Incredibili, di cui, tra l’altro, Amanda Lear è la doppiatrice per la versione italiana.

Grandi anche Danilo De Santis e Marco Fiorini in una serie di divertentissimi personaggi diversi, brevi ma intensi.

Infine da segnalare la partecipazione video di molti attori e protagonisti del mondo dello spettacolo: Lorella Cuccarini, Giancarlo Magalli, Maurizio Battista, Antonella Elia, Dario Salvatori, Paolo Bonolis e Lallo Circosta.

Le belle musiche da spy story sono di Claudio Gregori e Attilio Di Giovanni. Suggestiva, d’effetto e divertente la sigla di apertura alla James Bond con tanto di fiamme.

Bellissimo il disegno luci di Marco Palmieri.

L’uomo che non capiva troppo. Reloaded è una commedia improbabile ed esilarante con cui Lillo & Greg tornano in teatro alla grande e rischiano. E’ infatti difficilissimo tenere il ritmo sempre in tensione per più di due ore e mezza con uno spettacolo così impostato, che non ha un  contenuto drammaturgico alto, ma è fatto di continue situazioni assurde fondate su un testo completamente impostato sul nonsense. Eppure, sebbene la durata sia un po’eccessiva e ci sarebbe margine per tagliare buoni venti minuti, è uno spettacolo divertentissimo, intelligente, che regge benissimo e che sembra aver appassionato  unanimemente la platea.

L’uomo che non capiva troppo. Reloaded

LSD Edizioni

Scritto da Claudio Greg Gregori

Regia Lillo&Greg

Coregia Claudio Piccolotto

Con Lillo&Greg, Vania Della Bidia, Benedetta Valenzano, Danilo De Santis, Marco Fiorini

Con la partecipazione straordinaria in video di Lorella Cuccarini, Giancarlo Magalli, Maurizio Battista, Antonella Elia, Dario Salvatori, Paolo Bonolis e Lallo Circosta

Scene Andrea Simonetti

Costumi NC POP

Musiche Claudio Gregori, Attilio Di Giovanni

Disegno Luci Marco Palmieri

Audio Maurizio Capitini

Si ringrazia l’ufficio stampa di Silvia Signorelli

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Comunicati stampa, Eventi, Teatro

10 anni di Dignità Autonome di Prostituzione. 30 novembre 2017

melchionna

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta

 

10 Anni

di Dignità Autonome di Prostituzione

DAdP_ph LucaBrunetti (4)

Un piccologrande Happening

per i 10 Anni di Dignità

 

30 Novembre 2017 – h. 20.30

@ LARGO, in Via Biordo Michelotti, 2 – Roma

 

Dalle h. 20.30 alle h.23.30 Pillole di DAdP – dalle h. 23.30 Dj set

 

L’esperienza teatrale che ha sconvolto e coinvolto migliaia di persone.

Il capolavoro di Luciano Melchionna, tratto dal format di Luciano Melchionna e Betta Cianchini, festeggia i suoi primi dieci anni con una lunga festa nel segno del teatro!

 DAdP_Luciano Melchionna_ph L.Brunetti (1) DAdP_Betta Cianchini e Luciano Melchionna_Ph. LucaBrunetti

Giovedì 30 Novembre dalle ore 20.30 nello spazio Largo, in Via Biordo Michelotti a Roma, Dignità Autonome di Prostituzione tira su il sipario per una festa che vale 10 anni e che vedrà coinvolti molti dei protagonisti delle ultime edizioni e tutti coloro che hanno amato e amano questo spettacolo. Tutti insieme in un happening che durerà fino a notte inoltrata, come sempre capitanato dal visionario Luciano Melchionna.

DAdP oggi è un bambino di 10 anni, eppure, sembra ieri quando ha mosso i suoi primi passi verso un nuovo modo di fare teatro, una vera e propria esperienza che ha scardinato le convenzioni classiche di questa forma d’arte. Una vera e propria “Casa chiusa dell’Arte” che ha coinvolto oltre 300 attori in 40 edizioni e più di 500’000 spettatori/clienti/cuori in oltre 400 repliche. Una festa-evento per suggellare i dieci intensi anni di emozioni, lacrime, risate, spettacoli, concerti, circo, danza, confronti, giochi, sguardi, silenzi, urla e tanti, tantissimi applausi… quelli per la folle giostra fatta girare dal geniale Mangiafuoco, “Papi” Luciano Melchionna, che l’ha creata con l’amata “Anya” Betta Cianchini.

Con l’occasione sarà presentato il nuovo nato “Dignità – Mono-luoghi per attori, spettatori e lettori attivi”, la raccolta di monologhi di Luciano Melchionna, edito da Chi Più Ne ART, con cui l’autore festeggia la gioiosa ricorrenza.

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Le foto sono di Luca Brunetti

Ingresso: € 15,00 – In vendita prima dello spettacolo e online

Evento Facebook Ufficiale: https://www.facebook.com/events/197846974092995/

Sito: https://www.enteteatrocronaca.it/notizie/10-anni-di-dignita-autonome-di-prostituzione/

Prevendita: https://www.diyticket.it/events/Teatro/735/dignita-autonoma-di-prostituzione

Link al libro: www.chipiuneartedizioni.eu/prodotto/dignita/

 

Produzione e organizzazione

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro / Napoli

tel. 0812514145 – info@enteteatrocronaca.it – www.enteteatrocronaca.it

 

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Recensioni, Teatro, Teatro

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

re lear

Re Lear

Teatro Argentina 

21 novembre 2017, Prima

Re Lear è la storia di un re che decide di spartire il proprio regno tra le figlie dandone la parte più grande a quella che si prodigherà con maggiore affezione in una dichiarazione d’amore filiale.

Re Lear è la storia di un Re che decide di ritirarsi e spera di godersi ricchezze e feste confidando nell’ospitalità delle proprie figlie e che verrà invece inghiottito in vortice di disperazione che lo porterà alla follia.

Re Lear è la storia di un uomo che vede frantumarsi i legami familiari e trasformarsi in legacci che gli stringeranno il collo fino a soffocarlo e a portarlo alla morte.

Re Lear è la storia di un regno, di legami politici, accordi finanziari, guerre.

Re Lear è la storia di una famiglia divisa e distrutta dall’avidità e dall’ambizione che annullano e stuprano i legami di sangue.

Lear è il Re pieno di se stesso che domina su tutti. Egli spartisce il proprio regno tra le figlie Goneril e Regan che, ambiziose e venali oltre ogni misura, lo adulano ipocritamente per poi escluderlo crudelmente dalla loro vita, dalla loro casa e da un affetto domestico. Cordelia è la figlia più piccola che, potendo promettere solo di amare come il suo ruolo richiede, niente di più e niente di meno, viene allontanata e diseredata. Goneril e Regan priveranno il padre di ogni amore, di ogni rispetto, negandogli sostegno economico e affettivo, trattandolo come un povero vecchio e pazzo.

Pazzo diventerà veramente Lear, cominciando a girare per il regno, in preda a deliri sempre più violenti, accompagnato da un pazzo per finta e sostenuto dalla fedele amicizia di Gloucester, altro uomo e padre, ferito e tradito.

Giorgio Barberio Corsetti con il suo adattamento e regia ha voluto portare Lear ai nostri giorni, cercando di creare un ponte tra passato e presente attraverso un linguaggio moderno e l’impiego della tecnologia. La scena si apre con una grande festa stile “La grande bellezza” con tanto di ripresa video fatta in diretta sul palco e proiettata su un grande schermo sospeso.

Corsetti porta sul palco temi antichi, ma di grande attualità, in una combinazione nuova e insolita di linguaggi e visioni che, sebbene all’inizio stupiscano per l’effetto, non sono poi qualcosa di così sbalorditivo.

L’impatto è certamente forte: la festa, le proiezioni, gli effetti visivi e sonori dal sapore e dall’effetto metallici riempiono il grande spazio del palco di immagini e suoni che riverberano dalla platea alla galleria.

Il linguaggio è moderno, sì, ma non aggiunge nulla al testo, anzi toglie, defraudando il codice shakespeariano della sua bellezza e della sua poeticità anche drammatica.

Questo Re Lear si allontana dalla matrice greca della tragedia a cui tanto Shakespeare era legato, per recuperarla solo in alcuni momenti del secondo atto, che sono poi gli unici in cui lo spettacolo funziona. E’ uno spettacolo di Shakespeare dove Shakespeare quasi non esiste. Non ne arriva il senso intimo delle parole, del messaggio, resta celata da altre tematiche quella linea del destino che conduce le esistenze umane e ne regola le relazioni.

E’, questo, prima di tutto uno spettacolo politico, una storia di potere, di successioni, divisioni territoriali, complotti, tranelli e guerre. Meno marcato è l’elemento del riscatto del mondo ereditato dai padri ad opera dei figli, essendo, soprattutto la prima parte, più concentrata sul potere e sull’usurpazione dello stesso.

E’ laddove, nella seconda parte, è più forte l’elemento umano e le relazioni umane si fanno più drammatiche che lo spettacolo prende vita emotivamente: i padri si disperano nel pentimento, alcuni figli tramano contro i padri, altri li aiutano, li consolano e gli donano la lucidità perduta.

E’ nel turbinio di queste umanità che si ritrova un po’ di quel Shakespeare che è stato messo da parte nel primo atto e gli uomini dimostrano la propria fragilità, miseria e abbandono al fato.

Alcuni personaggi sono decisamente fiacchi, altri eccessivamente esasperati. Le interpretazioni, quelle belle, restano fini a se stesse, scollate dal testo e dal contesto.

Goneril, interpretata dalla bravissima Francesca Ciocchetti, e Regan, interpretata da Sara Putignano, grande attrice che qui appare un po’ distaccata, sono cattive e avide; Cordelia, Alice Giroldini, è dimessa, quasi rassegnata; il Duca di Albany, Mariano Pirrello, è terribilmente e fastidiosamente mellifluo per gran parte dello spettacolo per poi tirare fuori un po’di orgoglio e coraggio solo alla fine; Edmund, interpretato da un bravissimo Francesco Villano quasi perfettamente centrato, è un uomo crudele, seduttore e privo di ogni rimorso, ma avrebbe potuto dare di più se avesse avuto controparti più forti e decise.

Disorienta la prova di Gabriele Portoghese: privo di ogni piglio e carattere nei panni di Edgar, è sorprendente in quelli di Tom, il finto pazzo.

Bellissima, invece, la prova attoriale di Andrea Di Casa nei panni del Matto, anche se il personaggio perde quella sua inconsistenza materiale che lo faceva coscienza e alter ego di Lear divenendo un altro protagonista a tutti gli effetti.

Arrivando ai due protagonisti principali della vicenda, un re e un nobile, due uomini, due padri traditi, non si può negare che l’interpretazione sia di grande spessore. Qui non si mette in dubbio il valore artistico di due grandi attori come Ennio Fantastichini (Re Lear) e Michele di Mauro (Gloucester).

Quello che nuoce gravemente nello specifico ai loro personaggi, ma in generale anche a tutti gli altri, è la regia, che punta a stupire con effetti visivi e sonori e accenti esasperati, seppellendo la poesia, il cuore e le emozioni. Shakespeare viene messo da parte, occultato; Re Lear si confonde con gli altri personaggi.

La scenografia realizza l’intenzione di stupire di cui si è detto sopra: divani che scendono dall’alto, tavolo e scale metalliche stilizzate in un continuo andirivieni che alla fine risulta fastidioso e distraente, rendendo la narrazione frammentata, episodica, insieme agli eserciti che si scontrano come in una guerra di soldatini. Un enorme tela cala dall’alto coprendo il palco per la sua lunghezza e da un taglio centrale alla Fontana entrano ed escono Lear e gli altri personaggi. Che poi si proiettino sulla tela, in alto, i volti di Goneril e Regan e, sotto, gambe di donna nude e aperte e dalla fessura nella tela all’altezza precisa dell’organo femminile entrino ed escano i personaggi non restituisce alcun senso né valore.

I costumi sono belli, moderni, dai colori decisi e abbinati a coppie. Bellissimo il completo di velluto rosso damascato del potente Re Lear dell’inizio in contrapposizione con la sua quasi nudità alla fine.

Quella del 21 novembre è stata una prima sicuramente affollata, ma che non  ha visto il teatro pieno in ogni ordine di posto, anzi, mano a mano che lo spettacolo proseguiva, diversi spettatori hanno abbandonato il campo.

Pochi e fiacchi gli applausi durante la rappresentazione e non troppo entusiasmo alla fine della stessa.

 

Re Lear
di William Shakespeare
traduzione Cesare Garboli
regia e adattamento Giorgio Barberio Corsetti

con Ennio Fantastichini
e Michele Di Mauro, Roberto Rustioni, Francesco Villano, Francesca Ciocchetti, Sara Putignano
Alice Giroldini, Mariano Pirrello, Pierluigi Corallo, Gabriele Portoghese, Andrea Di Casa, Antonio Bannò, Zoe Zolferino

scene e costumi Francesco Esposito
luci Gianluca Cappelletti
musiche composte e eseguite dal vivo Luca Nostro
ideazione e realizzazione video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno
assistente alla regia Giacomo Bisordi

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