Flaminio Boni - Un posto in prima fila
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Flaminio Boni - Un posto in prima fila
Home
Recensioni
    Musical
    Danza
    Teatro
Interviste
Comunicati stampa
Contatti
  • Home
  • Recensioni
    • Musical
    • Danza
    • Teatro
  • Interviste
  • Comunicati stampa
  • Contatti
Recensioni, Teatro, Teatro

Il racconto d’inverno al Globe

Silvano Toti Globe Theatre

26 agosto 2016. Prima

Il racconto d’inverno, l’inverno del cuore dove il gelo annebbia la mente, oscura i pensieri e confonde inesorabilmente le idee portando l’animo e la mente umane a convincersi di ciò che non è vero.

Un gelo così ficcante, intenso e subdolo da salire improvviso e silenzioso come nebbia dal lago che si espande tutto intorno invadendo in un attimo il sottobosco e riempiendo ogni spazio. Allo stesso modo nella mente e nel cuore di Leonte, Re  di Sicilia, si creano un gelo ed una nebbia densa che oscura tutto lasciandolo completamente annebbiato nel giudizio, eliminando ogni lucidità, nella convinzione sempre più forte di essere stato tradito dall’amico di sempre, Polissene, Re di Boemia e dalla moglie fedele Ermione. Un convincimento così forte e pungente che si innerva in tutto il suo corpo infettando cuore e mente.

Questa è la storia de Il racconto d’inverno, in cui si racconta del Re di Sicilia che ha ospite, da nove mesi, l’amico di sempre, Polissene e che volendo che si trattenga ancora qualche giorno, ma non riuscendo a convincerlo, chiede alla moglie di provare a convincerlo. Le poche, semplici parole di Ermione riusciranno laddove le grandi insistenze di Leonte hanno fallito: Polissene “resterà”.

A quel punto il tarlo del dubbio si insinuerà nella testa di Leonte che si convincerà di essere stato tradito dall’amico e dall’amata e addirittura che la creatura che la sposa porta in grembo non sia sua, ma dell’amico. Nasce da qui la tragedia di una moglie rifiutata,  ripudiata e imprigionata e di un amico costretto a scappare grazie all’aiuto del servitore Camillo, fedelissimo non tanto al singolo uomo quanto ad un sentimento universale di umanità.

Il primo atto si dipana come una tragedia a tutti gli effetti: violenza psicologica, crudeltà senza scampo. Nonostante tutti intorno a Leonte tentino di persuaderlo che la convinzione del doppio tradimento, dell’amico e dell’amata, sia falsa, egli ormai è completamente annebbiato dall’odio e dalla voglia di vendetta.

Polissene riuscirà a tornare in Boemia ed Ermione, imprigionata, partorirà una bambina, Perdìta, che il padre deciderà di far abbandonare in un posto remoto (scena meravigliosamente drammatica). A seguito di questa decisione di Leonte, Ermione avrà un mancamento e verrà fatta credere morta dalla fedele, intelligente e forte Paolina. Mamilio, figlio di Leonte ed Ermione, morirà per il dolore. Leonte ha perso tutto in un attimo: inutile è il repentino pentimento che scaccia la nebbia dai suoi occhi e gli fa prendere atto di una realtà lacerante.

A questo punto interviene il Tempo, il Tempo che si racconta, come voce fuori campo, nel suo scorrere. Trascorrono sedici i anni, durante i quali Leonte continua a pentirsi dei gesti compiuti e dettati dalla sua folle e insensata gelosia e di piangere la morte della moglie, del figlio e l’abbandono della figlia.

La scena si sposta in Boemia, e la tragedia vira verso la commedia con tratti musicali molto netti. Polissene contrasta l’amore del figlio per una fanciulla, non perché essa sia una pastorella, ma perché deluso e amareggiato dal fatto che il figlio non voglia  metterlo al corrente dei suoi progetti. I due innamorati allora scappano e, su consiglio di Camillo, servitore fedele ai propri principi di umanità e rispetto per tutti, chiedono rifugio al Re di Sicilia. La ragazza non è altro che Perdìta, figlia di Leonte ed Ermione, abbandonata sedici anni prima in una terra lontana. A questo punto, grazie anche all’intervento di altri personaggi caratteristici e comici, la storia si ricompone dando pace al dolore di molti.

Il racconto di inverno è un bellissimo testo, interpretato magistralmente da un cast straordinario di artisti grandissimi.

L’umanità dei personaggi di Shakespeare è sempre sorprendente e il lavoro della regista Elena Sbardella, che ne ha curato anche l’adattamento, mira a guardare tra le pieghe, addentrandosi nei meandri della mente umana e scavandone nelle emozioni.

La ragione (di Leonte) si perde, cedendo alla fragilità, cadendo nella cecità e nella sordità causate dalla paura. La ragione, però, non è irrimediabilmente persa: Paolina, la Dama, mantiene una forte lucidità, nonostante un grande dolore, e agisce, senza esitazione. Anche Camillo utilizza la propria ragione e la bontà del proprio cuore per tentare di ristabilire un ordine.

Questo allestimento muove nella direzione non tanto di raccontare una storia, quanto di approfondire l’animo umano, i sentimenti più intimi e forti che muovono gli individui alle azioni. In questa direzione è visibilmente diretto il lavoro non solo della regista, ma anche di tutto l’enorme gruppo di lavoro.

Anche la scenografia è orientata in questo senso: separè scorrevoli e porte girevoli a scomparsa sono non solo ingresso e uscita dei personaggi, celamento e svelamento, ma anche veicolano le emozioni che vengono rappresentate, talvolta con ferocia, altre volte con impeto comico.

Grandissimo impegno, intensa partecipazione e, immagino, enorme sforzo di concentrazione sono solo alcune delle caratteristiche che denotano l’enorme professionalità di questi attori, tutti meravigliosi e tra i quali spiccano alcune eccellenze.

Alessandro Averone, Leonte, intenso e drammatico, ha una timbrica vocale che rapisce e che, unita alle spiccate doti interpretative, crea un personaggio tragico e spaventoso a tutto tondo.

Gianluigi Fogacci, Polissene, riveste il ruolo dell’uomo in buona fede, dell’amico fidato e rispettoso con naturalezza: anche i tratti del viso e gli occhi trasmettono sorpresa e sgomento nel primo atto e lanciano strali per l’orgoglio ferito nel secondo.

Carlotta Proietti si difende molto bene nel ruolo di Ermione, donna ferita e umiliata, ma forte e fiera nella difesa del proprio onore e della propria rispettabilità. Avrei, però, calcato un po’ di più sulla forza di carattere di questo personaggio, affinché la dignità con cui va incontro al proprio destino non venga scambiata per rassegnazione.

Strepitosa Ludovica Modugno nei panni di Paolina, la Dama forte e lucida a dispetto degli eventi tragici. Meravigliosa (d’altronde famosissima) voce, pungente, straziante, conciliante, avvolgente, suadente e interpretazione asciutta, ma altamente significativa condensata in uno sguardo, un gesto o anche solo il movimento del labbro.

Marco Simeoli, nel doppio ruolo di Cleomene, Barone di Sicilia e di Dorca, pastorella, è sempre una garanzia di successo, miscelando la bravura e la professionalità con una vis comica trascinante abbinata ad una sorprendente capacità di caratterizzazione.

Allo stesso modo cattura, colpisce e diverte Mimmo Mignemi nel doppio ruolo di Dione, Barone di Sicilia e Mopsa, altra pastorella.

Roberto Mantovani e Pietro Montandon chiudono la schiera dei bravissimi, nei ruoli rispettivamente del pastore, padre adottivo di Perdìta e di Camillo, il fedele servitore.

Meravigliosi i costumi di Cappellini & Licheri che, nei particolari curati e nella diversità di linea disegnano una sorta di scenografia in movimento. Nel segno di una consolidata tradizione della rappresentazione, dominano il rosso e il blu, colori primari utilizzati per dividere i personaggi in squadre o famiglie e che ne rappresentano un po’ l’indole. Gli abiti, poi, sono  arricchiti da disegni e sfumature sgargianti che riportano a terre lontane.

Anche le bellissime musiche di Nicola Piovani (c’è da aggiungere altro?) suggeriscono di mondi lontani, di terre assolate, con evidente richiamo ai suoni siciliani (percussioni Paolo Volpini, tastiera e chitarra Aidan Zammit)facendo da substrato ai vari momenti emozionali.

L’uso del dialetto in alcuni, precisi momenti è consono ed efficace, richiamando la differenza sociale tra i personaggi e costituendo elemento di respiro.

C’è da dire, però, che si avverte un po’ di sofferenza causata dalla lunghezza eccessiva dello spettacolo dove alcuni tagli risulterebbero salutari alla fruizione completa. Nonostante il passaggio tra primo e secondo atto, tra un prima e un dopo, sia piacevolmente ammorbidito dall’attenta regia della Sbardella,  tale armonia non è mantenuta completamente nel secondo atto che, nonostante il tono più leggero, a tratti burlesco, soffre di alcune soluzioni coraggiose, ma, forse, troppo azzardate.

Molto, però, va imputato alla struttura stessa dell’opera shakespeariana, in cui i primi tre atti (Il racconto d’inverno nasce come tragicommedia in cinque atti) sono connotati dallo stile tragico, per poi virare negli ultimi due atti verso uno stile di commedia musicale ante litteram.

Il racconto d’inverno è un ricco e meraviglioso spettacolo che, oltre a tutte le cose già dette, ha il merito di portare in scena una delle opere di Shakespeare meno rappresentate e adatta ad un pubblico eterogeneo.

Il racconto d’inverno

dal 26 agosto all’11 settembre 2016, ore 21.00
regia e adattamento di Elena Sbardella

Prodotto da Politeama Srl

Interpreti
(in ordine alfabetico)
LEONTE
MAMILLIO
POLISSENE
BUFFONE
SERVO
PERDITA
VECCHIO PASTORE
MOPSA
PAOLINA
CAMILLO
EMILIA
ERMIONE
DORCA
AUTOLICO
ANTIGONO
FLORIZEL
ALESSANDRO AVERONE
FRANCESCO DE ROSA
GIANLUIGI FOGACCI
PAOLO GIANGRASSO
FILIPPO LAGANA’
NEVA LEONI
ROBERTO MANTOVANI
MIMMO MIGNEMI
LUDOVICA MODUGNO
PIETRO MONTANDON
LOREDANA PIEDIMONTE
CARLOTTA PROIETTI
CARLO RAGONE
STEFANO SANTOSPAGO
ANDREA TIDONA
FEDERICO TOLARDO

MUSICHE
Nicola Piovani

SCENE E COSTUMI
Cappellini & Licheri

DISEGNO LUCI
Umile Vainieri

PROGETTO FONICO
Franco Patimo

ASSISTENTE ALLA REGIA
Cristina Mugnaini

MOVIMENTI DI SCENA
Alberto Bellandi

Percussioni PAOLO VOLPINI
Tastiera e chitarra AIDAN ZAMMIT

 

il racconto d'inverno il racconto d'inverno 20160827_005430 il racconto d'inverno il racconto d'inverno 20160827_005307 20160826_234607

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Recensioni, Teatro, Teatro

Noi Romane (Noantre) di Toni Fornari

foto NOANTRE

Giardini della Filarmonica

24 agosto 2016

Una bella serata estiva, fresca e arieggiata, nei Giardini della Filarmonica presso l’Accademia Filarmonica Romana e un bello spettacolo altrettanto fresco come la brezza serale di fine estate.

Noi Romane (Noantre) nasce da un’idea della energica e grintosa Simona Patitucci, cantante e attrice eclettica con all’attivo numerosi film, spettacoli televisivi e, soprattutto, teatrali; artista con una grande passione per il Musical e per la propria città, Roma, passioni che spesso è riuscita ad unire rinnovando una tradizione tutta romana e dandole un respiro universale.

Rientra in quest’ultimo ambito lo spettacolo di Toni Fornari Noi Romane (Noantre), andato in scena ieri sera nei Giardini della Filarmonica, un debutto estivo in vista della prossima stagione che vedrà lo spettacolo in scena a marzo 2017 presso il Teatro Belli di Roma.

Lo spettacolo musicale presenta i personaggi femminili, realmente esistiti o protagonisti di miti e leggende, che hanno lasciato un segno nella storia della Città Eterna dalla sua fondazione.

Conosceremo così la Lupa, ovvero Acca Larentia, Agrippina la madre di Nerone, Papessa Giovanna, Donna Olimpia Pamphili, ovvero “la Pimpaccia”, Margherita Luti, la Fornarina di Trastevere, Lucina il finto cantore evirato, Enrichetta Caracciolo la Monaca Garibaldina, Giuditta Tavani Arquati eroina della Repubblica Romana, Lina Cavalieri la regina della Belle Epoque, Elide la sartina delle sorelle Fontana.

A questi personaggi, provenienti da diverse epoche storiche o racconti e miti leggendari, viene dato corpo, ma, soprattutto voce, per raccontare di sé e, a volte, rettificare alcune inesattezze che possono essersi tramandate, da cinque bravissime attrici: Simona Patitucci, Valentina Martino Ghiglia, Gloria Miele, Ilaria Nestovito e Noemi Sferlazza.

Ognuna di loro ha interpretato due o più monologhi, alcuni arricchiti da belle canzoni, creando ogni volta un personaggio diverso non solo per storia, ma anche per vocalità, movimenti, dialetto, anche solo in un accento, riuscendo a mantenere linearità e costanza nella declinazione della voce e nei gesti senza mai perdere ciò che caratterizza ogni personaggio.

Ancor più brave nel mantenere concentrazione e continuità in un allestimento essenziale che non ha lasciato la possibilità di “nascondersi”  dietro un arredamento di scena, lasciando le singole attrici, da sole e “nude” davanti al pubblico plaudente.

Si è riso, e tanto, con la Lupa capitolina, interpretata con grande ironia da Simona Patitucci e con Agrippina e Suor Enrichetta Caracciolo, alle quali Valentina Martino Ghiglia ha donato la propria vis comica carica di decisa espressività; abbiamo accarezzato la dolcezza e l’umiltà di Elide, una delle sartine delle sorelle Fontana, interpretata con emozione e partecipazione da Ilaria Nestovito; ci si è commossi con la storia di Giuditta Tavani Arquati, la patriota interpretata con passione e trasporto da Simona Patitucci e così via per tutte le altre…

Le drammaturgia di Toni Fornari e Simona Patitucci è sempre asciutta e diretta e riserva molte risate e diversi momenti intensi di riflessione, risultando ogni volta leggera, ma non superficiale, o seria, ma non grave.

La regia di Toni Fornari, coadiuvato da Giancarlo Teodori come aiuto regia, è riuscita a creare un bell’incontro di momenti e storie diverse, che si alternano, pur nei loro diversi contesti e significati, con complementarità.

Le musiche originali del Maestro Massimo Sigillò Massara e le liriche, sempre originali, di Toni Fornari, danno corpo e completezza alle storie raccontate riportando alla tradizione musicale romanesca qui reinterpretata con freschezza.

Molto belli i costumi di scena, alcuni, quelli più elaborati, molto curati.

Un debutto di tutto rispetto questo di Noi Romane (Noantre) che promette di arrivare al Teatro Belli forte di questa esperienza in una confezione diversa e più dinamica.

Alcuni tra i personaggi presentati sono molto forti e posseggono una bella consistenza; altri potrebbero essere aggiunti, come anche sarebbe gradevole qualche brano musicale in più.

Noi Romane (Noantre) è un racconto musicale vivace e commovente adatto ad un pubblico eterogeneo.

Allora, aspettiamo con entusiasmo di vedere cos’altro riusciranno a fare a marzo al Teatro Belli.

 

noi romane (noantre) noi romane (noantre) noi romane (noantre) noi romane (noantre) 20160824_214534 noi romane (noantre) noi romane (noantre)

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Recensioni, Teatro, Teatro

Sogno di Una Notte di Mezza Estate al Globe

sogno di una notte di mezza estate

Silvano Toti Globe Theatre

10 agosto 2016. Prima

Sogno di una notte di mezza estate torna al Silvano Toti Globe Theatre di Roma per il decimo anno consecutivo accolto con  enorme entusiasmo da un numerosissimo pubblico, cosa non scontata visto che il periodo di programmazione coincide con le ferie estive di moltissimi romani.

Ben 1047 spettatori per la prima romana di uno spettacolo che rappresenta un cult per il Globe Theatre e che mantiene e conferma, nonostante la lunga serie di rappresentazioni, una freschezza che arriva al pubblico sempre nuova ed immediata.

Sogno di una notte di mezza estate resta fedele alla regia dell’indimenticabile Riccardo Cavallo (la traduzione è di Simonetta Traversetti) continuando a coinvolgere anche lo spettatore più avvezzo alle opere di Shakespeare e ad emozionarlo come fosse la prima volta che assiste allo spettacolo.

Allo stesso tempo, questo “Sogno” accoglie il pubblico neofita con sapienza e capacità seduttiva, accompagnandolo a distanza in un viaggio attraverso una intricata trama che parla linguaggi diversi.

Perché a distanza? Al pubblico vengono forniti in maniera chiara tutti gli elementi, e sono tanti, per poter discernere, in una unica grande storia, le molteplici vicende raccontate e i diversi livelli di linguaggio adottati che in essa confluiscono, senza strappi o forzature, lasciando allo spettatore la possibilità di interrogarsi sul destino dei personaggi e di essere coinvolto in base alla propria risposta alle emozioni suscitate.

Sogno di una notte di mezza estate racchiude mondi e storie diverse che vengono raccontati con linguaggio diversi. Come nelle scatole cinesi, dove una ne contiene un’altra, ma è a sua volta contenuta in una più grande, così le vicende narrate in questa commedia contengono e sono contenute come l’apertura dei petali di un bel fiore, in cui quelli esterni, aprendosi, svelano altri bellissimi petali interni, eppure il fiore resta uno e sempre se stesso.

Nel “Sogno” tre mondi o dimensioni vengono a collidere e ad accavallarsi: il mondo reale, quello di Teseo, Ippolita e la corte; il mondo della realtà teatrale, quello degli artigiani che allestiscono la rappresentazione; il mondo della fantasia o del sogno, quello animato da spiriti e fate e dominato dai capricci e dal dispotismo di Oberon in dissidio con Titania, dispotismo che possiamo ritrovare nell’atteggiamento di Teseo ed Egeo (potremmo aggiungere un quarto livello di narrazione che è la storia di Piramo e Tisbe che i commedianti riusciranno a mettere in scena).

Nella rappresentazione di questi tre mondi si intrecciano linguaggi diversi: il formalismo di corte, la prosa di ogni giorno degli artigiani teatranti che passa dal verso raffinato alla parodia con naturale immediatezza e le canzoni e le filastrocche di Fata e Puk.

Sogno di una notte di mezza estate presentato dalla compagnia del Silvano Toti Globe Theatre è uno spettacolo bellissimo che sospende il tempo per tutta la durata della rappresentazione che scorre senza che lo spettatore ne abbia percezione: due ore e venti minuti circa di spettacolo che volano via in un soffio, eppure densi, vivi e pungenti.

Straordinari gli attori e le attrici in scena che hanno saputo mantenere ritmo e tempo trasmettendo grande dinamismo e freschezza.

E’ giusto e opportuno rendere merito a tutti per il grande impegno e la perfetta aderenza ai personaggi, per le caratterizzazioni così diverse eppure così precisamente amalgamate. A partire da Martino Duane e Daniela Tosco, Teseo e Ippolita, passando per Alessio Sardelli, Egeo, Raffaele Proietti, Filostrato, Marco Paparella che ha interpretato un colorato Lisandro; Valentina Marziali, innamorata e combattiva Ermia; la bravissima e carica di espressività Federica Bern, Elena; gli strepitosi e divertentissimi Fabio Grossi e Andrea Pirolli rispettivamente nei panni di Puk e Fata.

Proseguo con un grande Carlo Ragone nei panni dell’altero, algido, capriccioso e dispotico Oberon che ipnotizza nel recitato e che conquista anche con l’esecuzione del brano I pescatori di perle di Bizet e con la bravissima Claudia Balboni nelle meravigliose vesti di Titania.

Ho lasciato per ultimi i miei preferiti.

Un grandissimo e sempre in parte Sebastiano Colla, seducente ed avvolgente nei panni di Demetrio e, infine, il gruppo degli artigiani/attori, coloro che hanno il compito di alleggerire il tono severo delle contese tra padri e figli, uomini dispotici e donne da sottomettere al potere maschile, deità in guerra che giocano col destino dei mortali.

Uno straordinario gruppo di magnifici attori che danno esempio della commedia pura che mi ha portato alla memoria la Commedia dell’Arte, inanellando una serie di battute esilaranti tra riprese e giochi di parole, mantenendo tempi perfetti e ritmi serrati.

Primo fra tutti uno straordinario e trascinante Marco Simeoli in grandissima forma che interpreta il capocomico dall’accento partenopeo Peter Zeppa caratterizzandolo con la sua particolare  ed espressiva mimica facciale. Poi l’esuberante, energico e frizzante Gerolamo Alchieri nei panni dell’eccentrico Nick Chiappa, l’unico della compagnia improvvisata che potrebbe definirsi attore e, per questo, incline a strafare. A seguire il grande Roberto Della Casa, attore di grande carica e carisma qui nei panni dell’insicuro ed esilarante Tassello. Infine i divertentissimi Claudio Pallottini e Roberto Stocchi rispettivamente nei panni di Tom Beccuccio e Francis Ciufolo.

Tutto di Sogno di una notte di mezza estate è di grande livello, anche la musica che accompagna soavemente la scena soprattutto nelle parti oniriche o sottolinea i passaggi dal mondo reale a quello della fantasia. Una musica utilizzata con parsimonia e discrezione, ma di grande afflato poetico, che fa quasi da sottofondo al sogno: Una furtiva lacrima cantata da Beniamino Gigli, La Traviata di Verdi, Casta Diva di Bellini eseguita dalla divina Callas, il già citato Il Pescatore di perle di Bizet e altre arie di Bizet.

Infine vanno menzionati i bellissimi, curati e dettagliati costumi di Manola Romagnoli, molto ben ispirati e che suggeriscono mondi diversi: la ricchezza delle vesti di Teseo e l’eleganza di quelli di Ippolita ed Egeo; la leggerezza delle vesti di Ermia ed Elena, delicati come dovrebbero essere le loro anime giovani; la decorazione particolare degli abiti di Demetrio e Lisandro che richiamano alla divisione delle dimensioni spazio temporali; la ricchezza e ricercatezza delle vesti di Oberon e Titania, l’eccentricità e il colore dei panni di Puk e Fata; infine, gli abiti degli artigiani e teatranti e i vari travestimenti qua e là richiesti.

Sogno di una notte di mezza estate è uno spettacolo da non perdere e che regala emozioni e risate, ma, soprattutto, Arte.

sogno di una notte di mezza estate sogno di una notte di mezza estate sogno di una notte di mezza estate

FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon

CERCA NEL SITO

Canale Youtube

Articoli più popolari

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

Divo Nerone: oltre al pregiudizio

L’abito nuovo.Teatro Sala Fontana di M

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Un Re Lear senza poesia e senza cuore

Archivio

  • ▼2021 (31)
    • ▼gennaio (31)
      • Atir laboratori On Air (recitazione …
      • F(T)rame Giulia Bornacin, Ottavia L …
      • Arriva a Roma il teatro a domicilio …
      • Malosti - Augias per il Giorno dell …
      • Lunedì 1 febbraio, il secondo appu …
      • A RIVEDER LE STELLE Rassegna musica …
      • LE FIABE DELLA NOSTRA INFANZIA - 30 …
      • Sibylla Tales in scena domenica 24 …
      • Lumière-Nuovi Contenuti, stesso... …
      • Manuela Kustermann e ospiti a sorpr …
      • DONATELLA PANDIMIGLIO nel videoclip …
      • Mercoledì 20 F(T)RAME la fotografi …
      • Intervista a Cyro Rossi, attore, re …
      • Papa' uccidi il mostro - Il cortome …
      • Nasce il Patto per le Arti Performa …
      • Soli, bastardi e sentimentali, il r …
      • Arriva sulla scena capitolina “Pe …
      • La Regina Delle Nevi - 16 gennaio o …
      • Il 25 gennaio PACTA . dei Teatri da …
      • MUSICA LIVE: Su LIVEnow, tornano i …
      • Sono io, il potente cortometraggio …
      • Sono io, grande successo per il Cor …
      • 1.61 Golden sectiON - online ogni s …
      • LIVE STREAMING THEATRE Dall’11 ge …
      • F(T)RAME - “Lunch Atop A Skyscrap …
      • ARRIVA A FERRARA "PERFORMER ITALIA …
      • Manuela Kustermann e Alkis Zanis le …
      • Donatella Pandimiglio in La Voce de …
      • NASCE IL PATTO PER LE ARTI PERFORMA …
      • Intervista a Sabrina Dattrino
      • Teatro degli Arcimboldi - #Facciamo …
  • ►2020 (560)
    • ►dicembre (42)
    • ►novembre (26)
    • ►ottobre (65)
    • ►settembre (56)
    • ►agosto (44)
    • ►luglio (59)
    • ►giugno (32)
    • ►maggio (21)
    • ►aprile (19)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (84)
    • ►gennaio (77)
  • ►2019 (197)
    • ►dicembre (16)
    • ►novembre (18)
    • ►ottobre (26)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (9)
    • ►giugno (16)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (15)
    • ►marzo (19)
    • ►febbraio (12)
    • ►gennaio (19)
  • ►2018 (165)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (13)
    • ►ottobre (14)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (9)
    • ►maggio (13)
    • ►aprile (10)
    • ►marzo (27)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (25)
  • ►2017 (259)
    • ►dicembre (26)
    • ►novembre (14)
    • ►ottobre (24)
    • ►settembre (21)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (12)
    • ►giugno (23)
    • ►maggio (27)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (35)
    • ►febbraio (29)
    • ►gennaio (25)
  • ►2016 (185)
    • ►dicembre (11)
    • ►novembre (20)
    • ►ottobre (18)
    • ►settembre (11)
    • ►agosto (3)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (11)
    • ►maggio (20)
    • ►aprile (20)
    • ►marzo (18)
    • ►febbraio (22)
    • ►gennaio (28)
  • ►2015 (137)
    • ►dicembre (14)
    • ►novembre (17)
    • ►ottobre (21)
    • ►settembre (13)
    • ►agosto (6)
    • ►luglio (7)
    • ►giugno (5)
    • ►maggio (23)
    • ►aprile (14)
    • ►marzo (6)
    • ►febbraio (8)
    • ►gennaio (3)
  • ►2014 (43)
    • ►dicembre (2)
    • ►novembre (4)
    • ►ottobre (6)
    • ►settembre (1)
    • ►agosto (24)
    • ►luglio (3)
    • ►giugno (2)
    • ►febbraio (1)