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Eventi, Recensioni

Momo in concerto. Sabato 24 ottobre 2015.

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Momo Concerto.

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Simona Cipollone nasce a L’Aquila, vive per molti anni a Lanciano per poi trasferirsi a Roma  negli anni novanta.

Il suo nome d’arte Momo, le è stato suggerito in sogno da Totò.

Il grande pubblico comincia a conoscerla per la sua partecipazione al Dopofestival di Sanremo 2007, condotto da Piero Chiambretti, dove la cantautrice aveva presentato la sua canzone Fondanela, brano surreale e ironico scritto insieme alla pianista Alessandra Celletti.

L’attività di Momo, però, comincia molto prima, quando nel 1996 compone Embè, una canzone che viene pubblicata in una compilation edita dalla Step Musique, una piccola etichetta di Pescara: con questo brano arriva seconda al festival “Vocidomani” .

Anni dopo Simone Cristicchi, colpito dal brano, vi apporta alcune modifiche, gli cambia il titolo e lo presenta al Festival di Sanremo 2006 con il titolo Che bella gente: il brano si classificherà al secondo posto nella sezione Giovani.

Nel 2004 Momo scrive le musiche per lo spettacolo teatrale Monologo al femminile, su testi di Marta Bucciarelli.

Dal 2001 Momo si esibisce in tutta Italia, accompagnata dal suo gruppo composto da Luca Venitucci (arrangiatore), Daniele Ercoli (contrabbasso e bombardino), Desirée Infascelli (fisarmonica e violino) e Federica Principi (pianoforte), Giulio Caneponi, batteria e percussioni.

E’ con questi musicisti che Momo ha inciso entrambi i suoi album: Il giocoliere (Sony/BMG, 2007), e  “Stelle ai piedi” registrato a Roma nell’estate 2008, prodotti da Simone Grassi, per Jux Tap Entertainment.

“Stelle ai piedi” è anche il titolo del suo primo romanzo (Bompiani, 2009)

Nel 2007 viene assegnata a Momo la menzione speciale della critica come artista di Teatro Canzone al Festival Giorgio Gaber 2007.

Chiambretti la chiama poi come ospite fisso nella sua trasmissione Markette su La7.

Nel 2008 partecipa al Musicultura Tour.

Nel 2009 si aggiudica il Premio Bianca D’Aponte con il brano “L’amore sale piano”, vincendo anche il premio della critica.

Sempre nel 2009 partecipa al film Ce n’è per tutti diretto da Luciano Melchionna con Ambra Angiolini, Stefania Sandrelli, Arnoldo Foà e Anna Falchi e dal 2010 entra stabilmente nel cast dello spettacolo teatrale “Dignità Autonome di Prostituzione” (uno spettacolo di Luciano Melchionna da un format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna)

Nel 2011 è tra gli 8 Vincitori di Musicultura 2011 nel quale Vince il Premio Miglior Progetto Discografico.

La musica di Simona Momo Cipollone è una musica d’autore lontana da imposizioni commerciali che disegna un suo percorso autonomo sempre attuale. Ne è un esempio il fatto che due delle canzoni più belle siano state scritte da Momo più di vent’anni fa e siano ancora incredibilmente affascinanti e attuali.

Momo e la sua musica sono un’unica cosa: musica e testo sono per questa poetica cantautrice il linguaggio in cui esprime la sua anima profonda e sensibile, un’anima limpida che non smette mai di meravigliarsi e che si esprime in una musicalità e in una testualità profonde.

Le sue canzoni sono ispirate da una forte potenza immaginifica e da un’ispirazione pura; Momo gioca con le parole, plasmandole e mischiandole nel senso e nel suono, suscitando emozioni ed evocando immagini e memorie con semplicità e immediatezza. Poeticità, immaginazione e realtà si uniscono lasciando le parole di Momo sospese tra terra e cielo.

D’altro canto, le sue canzoni sono spesso strumenti di una sottile satira sociale e politica, dotate di un’intensa ironia e una certa carica irriverente e pungente, ma sempre raccontate col piglio del cantastorie; spaccati reali e surreali allo stesso tempo di un mondo concreto fatto di storie e personaggi.

Tutto questo è stato il concerto di Momo svoltosi sabato 24 ottobre 2015 e organizzato dall’Associazione culturale Monkey Mood.

La serata si è svolta in un clima allegro e amichevole, una simpatica serata allietata dal talento di Momo e dei suoi ospiti.

Momo ha presentato, accompagnata dalla sua storica band, un vasto repertorio dei suoi brani, tra i quali Fondanela, Non ricordo, Momosessuale, Il secondo classificato, Embè, Buon governo, Bella gente e il nuovo bellissimo brano Santa, dando dimostrazione di tutta la sua vena poetica e ironica allo stesso tempo.

Durante la serata sono intervenuti alcuni ospiti e amici di Momo.

Sandro Stefanini e Giulia Innocenti hanno letto alcuni passi dal libro di Momo, Stelle ai piedi.

 

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Valentina De Giovanni e Gabriele Elliot Parrini, i Lustrascarpe, si sono esibiti in quattro splendidi brani di musica romanesca: Sette par de scarpe, Sempre, Pe lungotevere, Vecchia Roma.

La voce calda, graffiante e avvolgente allo stesso tempo di Valentina e  l’accompagnamento musicale di Gabriele hanno regalato al pubblico un’intensa interpretazione di quattro brani storici della tradizione romanesca.

 

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Va dato merito all’Associazione culturale Monkey Mood per l’organizzazione di questo concerto che apre la nuova stagione di eventi al Meta Spazio.

L’Associazione culturale Monkey Mood si  occupa dell’organizzazione di eventi legati principalmente al teatro, ma anche alla cultura in generale (concerti, organizzazione di mostre fotografiche e pittoriche, proiezione di cortometraggi).

Presidente e Direttore Artistico è David Gallarello, che porta avanti il lavoro dell’Associazione col Direttivo composto da Susanna Pascarella, Anna Ida Cortese e Natascha Camozzi.

Per ulteriori info:

http://monkeymood.it/

Le foto sono di Antonio Spirito “l’uomo che scatta le foto con l’anima”.

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Comunicati stampa, Teatro

Figli Di Un Dio Minore. Sala Umberto dal 10 al 22 novembre 2015.

FOTO Figli di un dio minore

GIORGIO LUPANO  RITA MAZZA

in

FIGLI DI UN DIO MINORE

di MARK MEDOFF

traduzione di LORENZO GIOIELLI
scene e costumi di ANDREA STANISCI

regia di MARCO MATTOLINI

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DAL 10 AL 22 NOVEMBRE 2015

 

Il testo teatrale “Figli di un Dio minore” di Mark Medoff è stato scritto nel 1978 e messo in scena negli Stati Uniti nel 1980: quella versione in lingua inglese fu ospitata al Festival dei Due Mondi di Spoleto sempre nel 1980 (unica rappresentazione di questo testo in Italia), mentre la trasposizione cinematografica, interpretata da William Hurt, meritò nel 1986 cinque nomination agli Oscar e la protagonista femminile Marlee Matlin vinse per quell’interpretazione l’Oscar e il Golden Globe.

Gli anni nulla hanno potuto sull’attualità e la freschezza di un testo, tuttora inedito nel nostro Paese, che ha oggi la forza di un classico contemporaneo.

Infatti l’argomento della commedia, che racconta le difficoltà della conoscenza e poi dell’amore fra James, insegnante logopedista e Sarah, giovane ex allieva dell’Istituto per sordi in cui lavora come cameriera, travalica lo specifico della distanza fra i mondi degli udenti e dei non udenti, per diventare emblema del confronto fra le tante solitudini legate alle diverse appartenenze sociali e culturali.

figli di un dio minore scena

 

La trama

In un Istituto per sordi arriva un nuovo insegnante di logopedia. È James Leeds, un giovane i cui metodi anti-convenzionali e diretti sono guardati con sospetto dal direttore che lo esorta subito a non essere troppo “creativo” nell’insegnamento. Leeds va avanti per la sua strada ed i risultati del suo empatico rapporto con gli allievi non tardano ad arrivare. Ma la vera sfida per il professore è rappresentata da Sarah, una giovane donna, bella, intelligente e sorda dalla nascita. La ragazza accolta dalla scuola fin dall’infanzia vi si è diplomata ed ha poi deciso di rimanere lì, dentro i confini del suo mondo di silenzio, accettando un lavoro da cameriera. Si sente più sicura in mezzo alla “sua gente” e preferisce non affrontare l’esterno, una realtà che percepisce come ostile e crudele. “La sordità – risponderà a Leeds che cerca di farla uscire dal suo isolamento volontario – non è il contrario dell’udito. È un silenzio pieno di suoni”. Sarah ha un carattere forte, è spigolosa, introversa. Fiera della sua diversità si rifiuta di parlare perché, non avendo mai conosciuto il suono della voce umana, sa di non poter farlo bene come gli altri, non usa la lettura delle labbra, nonostante la conosca, e si esprime solo attraverso la lingua dei segni. Nonostante la dichiarata ostilità della ragazza ad ogni integrazione comunicativa, Leeds non si arrende e Sarah sembra volerlo mettere ogni volta alla prova. L’uomo incontra la madre di lei, che non ha un buon rapporto con la figlia, la cui diversità ritiene abbia determinato il fallimento del suo matrimonio, e le chiede aiuto, ma invano. Le particolari attenzioni che il logopedista rivolge all’ex-allieva non sono viste di buon occhio né dal direttore, né da due giovani audiolesi che vivono nell’Istituto: Orin (che teme l’influenza del professore possa distogliere Sarah dalla causa della difesa dei non udenti) e Lydia, che, infatuata del professore, è gelosa del sentimento che lui nutre per l’amica. Nonostante, e forse proprio per questo, Sarah e James finiscono per innamorarsi anche se la loro relazione deve superare molti ostacoli…

L’allestimento di “Figli di un Dio minore” sarà un’importante occasione per il teatro italiano. Un’occasione di confronto fra universi comunicativi separati e sovrapposti, in rapporto con le relative implicazioni umane, sociali e pedagogiche.  Il progetto prenderà il via da un laboratorio dedicato a giovani interpreti, sordi o con l’udito parzialmente danneggiato, attori udenti e ad esperti della lingua dei segni  e  delle  tematiche  delle  diverse  abilità e  avrà  come  oggetto  lo studio  del  testo e  delle potenzialità espressive del doppio binario fra lingua dei segni e comunicazione orale.  Di fronte alla necessità di esprimere in forma teatrale la stessa emozione, come si comporta un attore udente?

Come un attore sordo? Partendo da un testo scritto, come tradurlo sul doppio binario della comunicazione orale e dei segni? Come rendere efficace la compresenza di sordi e udenti sia sulla scena che nel pubblico? In sintesi come comunicare tra mondi separati e compresenti nella stessa società? Sono solo alcune delle domande alle quali si cercherà di rispondere in funzione della successiva fase delle prove e della messa in scena.  Una struttura scenica essenziale, che si compone, si trasforma e crea i diversi luoghi deputati della vicenda, una colonna sonora e musicale sobria ed efficace marcheranno le differenze ed il sottile varco di comunicazione fra i due mondi.

Tutte le fasi del lavoro, dalla prima parte laboratoriale fino all’allestimento vero e proprio, sono concordate, supportate e realizzate con la collaborazione dell’ISSR, Istituto Statale dei Sordi di Roma che metterà a disposizione dello spettacolo personale (mediatori culturali, insegnanti di Lingua Italiana dei Segni), materiale didattico, aiuto nella ricerca degli attori con l’udito danneggiato, spazi, ed ogni tipo di mezzo per la promozione e divulgazione dello spettacolo presso le comunità di sordi nelle diverse città dove Figli di un Dio Minore sarà rappresentato.

 

 

SALA UMBERTO

Via della Mercede, 50 Roma

Tel. 06 6794753

www.salaumberto.com

Martedì ore 21, mercoledì ore 17, giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 17 e 21 domenica ore 17

Prezzi da 32€ a 23€

UFFICIO STAMPA SILVIA SIGNORELLI +39-338.9918303

signorellisilvia@libero.it

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Recensioni, Teatro

Cattivi Ragazzi. Teatro Della Cometa, 28 ottobre 2015.

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Cattivi Ragazzi

Scritto e diretto da Veruska Rossi e Guido Governale

Musiche originali Gemitaiz e Frenetik & Orange

Con Francesco Monatanari

E con Andrea Amato, Veronica Benassi, Federico Bizzarri, Francesco Buccolieri, Giovanni Crisanti, Ileana D’Ambra, Manfredi Di Placido, Niccolò D’Ottavio, Gabriele Berti, Daniele Felici, Riccardo La Torre, Giovanni Nasta, Alessio Selli, Diego Tricarico, Lorenzo Vigevano, Lorenzo Zurzolo (doppio cast a rotazione).

Fino all’8 novembre al teatro Della Cometa.

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I Cattivi Ragazzi sono quelli fuori!

Tema scottante e attuale quello di questo bellissimo spettacolo trattato con incredibile verità senza retorica e buonismo.

In un carcere minorile, sette ragazzi scontano la loro pena. Provengono da città diverse e hanno storie diverse, ma condividono lo stesso angusto spazio e lo stesso presente.

Un giorno arriva il nuovo Professore del carcere, Giuseppe Scianna: uomo onesto, sensibile, sincero e appassionato si troverà a scontrarsi subito con un muro di diffidenza, ostilità e paura.

Il branco, unito contro lo sconosciuto, manca di un leader: nascono così scontri improvvisi tra i ragazzi pronti a sopraffarsi in continuazione l’uno con l’altro, ribelli, scontrosi, strafottenti, contestatori a prescindere perché da sempre privi di una guida e di riferimenti positivi.

Il Romano, il Milanese, il Napoletano, il Siciliano, il Nordico, il Libico e il Rumeno, sette ragazzi, sette storie individuali e universali allo stesso tempo. Sette paradigmi di vite fragili, sbagliate, di errori e colpe da scontare.

Sette adolescenti come tanti cresciuti nel disagio sociale e che ora vivono nella disperazione del carcere. Affreschi crudi e reali di vita raccontati con schiettezza; otto (sette più una) storie in una storia sola. Microcosmo e macrocosmo.

Si entra e si esce dalle vite individuali dei personaggi in una narrazione globale che è storia di uno e di tutti. Privato e pubblico, singolo e società.

Lentamente, con sensibilità, fermezza e tenacia, il Professore cercherà di dare un indirizzo a questi ragazzi perduti, non tanto insegnando loro concetti astratti, quanto tentando di far capire loro i principi di una vita sana e dignitosa, dando loro una possibilità, avendo in loro fiducia e insegnando loro ad avere fiducia negli altri, esortandoli a cercare punti di riferimento puliti e corretti e a coltivare sogni, in una parola, dando speranza.

Il branco si troverà allora a dover fare i conti con se stesso, prendendo in considerazione l’individualità di ognuno, imparando il rispetto reciproco, ma, soprattutto quello per se stessi e il senso di responsabilità.

Unico modo per sopravvivere lì dentro sarà quello di impegnarsi a farsi trovare pronti quando sarà il momento di uscire: i ragazzi impareranno a pensare al futuro che credevano ormai segnato e perso, investendo sulla progettualità.

Cattivi Ragazzi è un bellissimo testo, scorrevole, diretto, ricco di ritmo ed energia. Scritto come un romanzo, ma con i tempi cinematografici; le scene sono rapide come le battute che si rincorrono con ritmo concitato, ma senza confusione.

Un testo vero, forte, che fa riflettere sul degrado di certi ambienti sociali e sulle condizioni nelle carceri, sulla funzione che dovrebbero avere non di detenzione o repressione, ma di rieducazione e riabilitazione, soprattutto per le vite fragili di adolescenti deboli, senza per questo essere pesante o retorico e strappando anche molte risate sincere.

Francesco Montanari, attore teatrale e cinematografico di indubbio talento, incarna la passione del professore non tanto per l’educazione culturale, quanto per quella alla vita, l’attenzione alle persone. Impeccabile, credibile, reale è attore tra gli attori.

Il livello di questi ragazzi della compagnia Omnes Artes è altissimo. Bravissimi, naturali, diretti e spontanei; non c’è nulla di artefatto o forzato. Un grande impegno per loro che calcano le assi del palcoscenico da professionisti.

Grande impegno e grandissimo risultato per degli adolescenti romani che recitano in dialetti diversi senza mai calare o sporcare.

A completare il quadro di uno spettacolo perfettamente confezionato, l’ottima colonna sonora di Gemitaiz e Frenetik & Orange, forte e asciutta, e una scenografia efficace col palco diviso in due piani, classe e celle, giorno e notte, luce e ombra.

Lo spettacolo possiede un doppio cast che si alternerà nelle repliche. Oltre al Professore e ai sette ragazzi, si sottolinea anche la presenza di un’ottava attrice che interpreta la fidanzatina del napoletano, una sorta di tenero grillo parlante; un ruolo piccolo, ma carinissimo, dipinto e rappresentato in maniera completa in pochi tratti essenziali: dolcezza, comprensione, fermezza, coscienziosità.

 

 

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