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Musical, Recensioni, Teatro

Processo a Pinocchio. Salone Margherita, 29 aprile 2015. La Prima

LOCANDINA ROMA

Si è svolta ieri nella splendida cornice del Salone Margherita, Teatro storico della Capitale, la prima romana di Processo a Pinocchio.

Non si tratta di un musical , anche se si canta; non è uno spettacolo di prosa, anche se, cambiando il tiro, potrebbe benissimo diventarlo. Allora di cosa si tratta?

Processo a Pinocchio è stato definito una psico commedia noir a carattere musicale e direi che questa definizione è precisa e azzeccata.

Pino viene trovato con un martello in mano accanto al proprio psicologo che giace a terra morto: ovviamente Pino è l’unico sospettato per l’omicidio, ma ci sono altri personaggi che potrebbero essere coinvolti.

Pino, Cristian Ruiz, è un bugiardo cronico, uno talmente bugiardo da credere egli stesso alle proprie bugie e da essere capace di inventarne sempre una nuova per spiegare lo stesso evento. Ha una moglie, Debora Boccuni, piuttosto bizzarra, ma, soprattutto, bipolare. Pino ha anche una amante, Elena Nieri, sessuomane e cleptomane; e un amante, Brian Boccuni, dipendente dal gioco; infine, Pino ha una mamma ingombrante, Nadia Straccia, che non vede l’ora di diventare nonna.

Un gruppo parecchio particolare si ritrova a interagire e ad allestire una sorta di processo contro Pino/Pinocchio per ricostruire il corso degli eventi e scoprire chi abbia ucciso lo psicologo, Danilo Brugia,Beppe!Beppe!Beppe! Così, lentamente, i personaggi assumono il carattere morale dei protagonisti della favola richiamata dal titolo.

In un racconto surreale e ironico vengono ripercorsi e (ri)vissuti i fatti che hanno portato all’omicidio dello psicologo, attraverso l’aiuto della stessa vittima!

Un viaggio psicologico a tratti onirico dove realtà e fantasia si mescolano dandosi il cambio, dove il vero è anche il falso e il falso può tradursi in forse.

Processo a Pinocchio è una commedia noir divertente, simpatica e molto piacevole, ma, soprattutto è frizzante, giovane e innovativa: un’idea originale raccontata con piglio esuberante dove ogni elemento, ogni personaggio assume un significato specifico e particolare perfettamente inserito nella trama..

Ad Andrea Palotto, autore e regista, va riconosciuto il grande merito di aver creato una trama avvincente ed efficace, assolutamente non banale, ma originale e con colpi di scena ben assestati.

Andrea ha tessuto una tela di ragno in cui Pino e gli altri personaggi sono protagonisti e vittime, restando intrappolati, ognuno a modo suo e a propria insaputa in un gioco pericoloso e perverso. Una tela di ragno tessuta dalla mente mendace dello stesso Pino in cui i personaggi restano imprigionati e la cui sopravvivenza dipende solo dalla volontà di Pino.

Un meccanismo complesso in cui menti, azioni e pensieri rimandano sempre ad una verità che verrà svelata solo alla fine; complesso, sì, ma presentato con fluidità e immediatezza.

Uno dei pregi dell’autore e regista è quello di essere riuscito a costruire una struttura labirintica articolata, attraversando le menti malate dei personaggi, riuscendo sempre però a sostenere lo spettatore in questo percorso, accompagnandolo, senza che se ne accorga, agevolmente verso l’uscita e la soluzione del mistero.

Un cast bello, affiatato, di bravi attori e cantanti: Cristian è bravissimo nel suo Pino/Pinocchio, caratterizzandolo con facce e movenze ogni volta diverse frutto dell’ eclettismo che lo caratterizza; Brian non è da meno, voce bellissima e presenza forte; perfetta Debora nel ruolo della bipolare educata/sboccata, abile nell’utilizzo di due diversi registri di voce e nel cambiare espressione repentinamente; divertente e sensuale Elena con la sua cleptomane; rigida e fiera Nadia nel ruolo della mamma invadente; bella prova in progressione per Danilo che ha riscosso un grande consenso di pubblico.

Bellissime e coinvolgenti le musiche di Marco Spatuzzi e le liriche originali, che integrano e proseguono il recitato come un unico discorso.

I dialoghi sono incalzanti, brillanti, “politicamente scorretti” anche, incisivi, ficcanti: non c’è banalità, il tono è sempre sostenuto, non ci sono cali.

Un’ultima menzione per la partecipazione di Valeria Monetti, cantante, attrice e presentatrice, qui nelle vesti di aiuto regista.

Pino e Fiammetta Pino2

TEATRO SALONE MARGHERITA 

DAL  29 APRILE AL 3 MAGGIO

FREEZERDANCE STUDIO presenta

CRISTIAN RUIZ in

Processo a Pinocchio

una psico commedia noir a carattere musicale

Con la partecipazione straordinaria di

DANILO BRUGIA (ROMA)

LUCA GIACOMELLI FERRARINI (TOUR)

e con (in ordine alfabetico)

BRIAN BOCCUNI

DEBORA BOCCUNI (ROMA)

STEFANIA FRATEPIETRO(TOUR)

ELENA NIERI

NADIA STRACCIA

CLAUDIO ZANELLA (SECONDO CAST)

e con al pianoforte FEDERICO ZYLKA

costumi e allestimento scenico BIANCA BORRIELLO

luci e direzione tecnica

DANIELE CEPRANI

movimenti coreografici DEBORA BOCCUNI

aiuto regia VALERIA MONETTI

ideazione grafica LUCA GIACOMELLI FERRARINI

promozione MARTA ISONI

produzione  esecutiva MASSIMO NATALE

ufficio stampa SILVIA SIGNORELLI

musiche

MARCO SPATUZZI

scritto e diretto da

ANDREA PALOTTO

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Recensioni, Teatro

#Realiti – Sei disposto a vincere?

realiti

Teatro Furio Camillo

24 aprile 2015

La società contemporanea e le nuove forme di comunicazione ci hanno ormai abituato a tutto, o quasi: tv del dolore, tv urlata, stragi in diretta, gente che racconta i particolari della propria vita davanti a milioni di telespettatori o di utenti, tecnologia 2.0, social network, visibilità immediata.

Le generazioni attuali stanno crescendo con l’illusione che la televisione e la comunicazione globale che avviene attraverso i social sia la via giusta per la purificazione dal proprio male, la cura del proprio disagio.

Oggi si va in tv e si partecipa ai reality non solo per acquisire notorietà, ma anche per vincere una sfida con se stessi o con gli altri.

La grande paura è che ancora non ci abbiano fatto vedere tutto. Il voyeurismo moderno potrebbe portare ad escogitare format sempre più estremi.

E’ un po’ questa l’idea di fondo di #Realiti, bellissimo spettacolo scritto e diretto da Alessia Amendola e Michele Botrugno.

Sei ragazzi disperati, senza più nulla da perdere, partecipano ai provini per il reality dei reality e vengono scelti.

Sei umanità disgraziate, sei persone che non hanno lottato abbastanza, oppure hanno lottato, ma hanno perso; sei anime alla ricerca di un riscatto finale, di quel premio che liberi una volta per tutte la loro esistenza. Sei ragazzi ognuno in preda alla propria ossessione.

Germano Gentile è Germano, un ragazzo un po’ chiuso e irruento, che adora la madre con cui ancora vive; Germano è un giocatore compulsivo e questo gli creerà grossi problemi.

Ughetta D’Onorascenzo è Ughetta, ragazza di estrazione sociale elevata, abituata ad avere tutto, anche ciò che non ha mai chiesto; odia i luoghi comuni, è acida e ce l’ha con tutti; è depressa da 15 anni.

Alessia Amendola è Alessia, una ragazza molto timida che non parla e non sente; totalmente chiusa in se stessa vive sempre un po’ al margine del gruppo, pur facendo avvertire la propria presenza.

Ludovica Di Donato è una casalinga repressa e sottomessa che viene picchiata costantemente dal marito che adora e che continua a giustificare.

Michele Botrugno è Michele, molto estroverso, simpaticissimo, con qualche problema di identità; Michele deve ancora trovare il proprio senso, capire la propria strada; per ora è solo un teppistello di borgata.

Tommaso Arnaldi è Tommaso: la sua ossessione è internet: non riuscendo ad essere uno nel  mondo, non ricevendo considerazione da alcuno, si rinchiude nel mondo del web creandosi numerose identità e inventandosi diverse vite.

Sei personaggi, sei ossessioni; denominatori comuni, la paura e il senso di inadeguatezza: paura di non essere all’altezza, paura di non farcela, paura del giudizio, paura di sbagliare. Questi ragazzi, figli del nostro tempo, non sanno lottare, non sanno reagire, perché mai nessuno glielo ha insegnato, perché sono cresciuti con la convinzione che tutto si risolva spingendo un tasto del telecomando.

Così i sei ragazzi vivono il loro reality, con le relazioni e le reazioni tipiche di questi programmi; lo spettacolo riproduce esattamente le dinamiche di un reality: ci sono i tweet coi commenti del pubblico che segue attraverso la televisione o i social network; c’è il luogo in cui ogni singolo partecipante può confidarsi alla telecamera; ci sono le discussioni e le urla; ci sono anche le strategie.

Lo spettacolo rischia di pagare la pesantezza dei reality, rappresentando così bene lo scorrere lento del tempo all’interno della casa e quel trascinarsi dei movimenti, senza scopo e senza meta. Rischia, ho detto, ma non cede al pericolo.

In #Realiti non c’è solo tutto questo, sarebbero cose che abbiamo già visto in tv, ma c’è molto di più. In questo spettacolo c’è il disagio delle generazioni moderne, ci sono le frustrazioni di tantissimi ragazzi che fuori sono spavaldi e appaiono sicuri, ma in realtà sono fatti di cartapesta oppure ragazze distrutte nella propria individualità e annientate nel proprio ego, completamente prive di amore e stima per se stesse. Ecco allora che queste persone prive di coscienza, queste anime perse hanno bisogno di vivere un’altra vita, di riscattarsi oppure morire.

All’interno del reality rappresentato c’è una regia cinica e crudele che è pronta a dare al pubblico tutto ciò che questo vuole vedere: così, la cantina della casa è un luogo di dolore e frustrazione.

Ognuno dei personaggi è all’interno della casa perché non sa stare fuori, perché non c’è più un posto nel mondo reale dove potrebbe stare bene (anche se c’è un momento in cui, uno dei ragazzi, eliminato dal pubblico, in collegamento esorta i suoi ex compagni ad uscire e smettere quel gioco pericoloso, perché, nonostante tutto, fuori è meglio, esistono altre vie).

#Reality è uno spettacolo innovativo e intelligente  che porta a teatro un prodotto televisivo  rappresentando, oltre alle dinamiche classiche della trasmissione, le premesse umane e psicologiche dei protagonisti e la loro corsa verso la vittoria; un percorso che porta alla liberazione o alla sconfitta. Tutti vogliono vincere perché il premio in palio è davvero alto, un premio così non c’è mai stato in nessun programma.

#Realiti è un buonissimo prodotto con dentro tante cose interessanti: lo spaccato di questa nostra società tecnologica e superficiale; il rapporto direttamente proporzionale tra aumento della vita   vissuta attraverso i social e dimunizione dei rapporti umani reali, con conseguente incapacità di comunicazione e spersonalizzazione dell’individuo; l’idea che le soluzioni siano sempre tutte fuori noi stessi e debbano provenire dagli altri; i rapporti marci di sottomissione dettati dalla paura; l’isolamento dettato dalla mancanza di fiducia in se stessi. Però, come già scritto; c’è ancora altro.

Il finale sorprende lasciando a bocca aperta; in un attimo la situazione si ribalta e chi vince ha finalmente il premio per il quale tutti avevano deciso di partecipare, perché questa rimaneva l’ultima occasione per affermare un po’ di se stessi, una volontà solo personale.

Il premio arriverà dall’alto, a telecamere ancora accese, come se fosse la regia stessa a inviarlo perché lo spettacolo deve culminare con la premiazione; ma, ancora di più, questo calare il premio dall’alto appare tanto come un deus ex machina moderno che venga a risolvere il problema e dare una soluzione. La scena finale ha una fortissima ambivalenza: il premio tanto agognato arriva dall’alto, come qualcosa che non si sarebbe mai potuto raggiungere da soli, come una soluzione definitiva.

Allora la domanda è: si tratta di liberazione o di sconfitta?

Alloro Germano è un arrogante cattivo che spaventa; Michele un debole per cui si prova simpatia; Ludovica una donna violata che ci trasporta nella propria disperazione; Ughetta un’acida stronza senza paragoni; Alessia una ragazza che ha chiuso il mondo fuori; Tommaso uno che non vive più se non nella falsità del web.

Anche l’utilizzo dei nomi degli stessi protagonisti per i loro personaggi è indicativo dell’universalità del tema e, allo stesso tempo, della ricerca di un’identità perduta: ognuno di noi si crea una realtà parallela nella quale trovare rifugio; la differenza sta nell’avere consapevolezza che si tratta di un escamotage e non della realtà.

Allora sono bravissimi questi attori a portarci nel loro mondo di finzione, facendoci credere alle storie che raccontano, trascinandoci nelle emozioni più intime dei loro personaggi col risultato di portarci a provare simpatia se non empatia per qualcuno e antipatia per qualcun altro, come in un “vero” reality.

#Realiti, quando non hai più nulla da perdere e la tua unica occasione è vincere: ma sei disposto a vincere?

 

#Realiti

di Alessia Amendola e Michele Botrugno

con

 Alessia Amendola

 Michele Botrugno

 Ughetta D’Onorascenzo,

Ludovica Di Donato

Tommaso Araldi

Germano Gentile

 

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Eventi, Recensioni

Musica d’autore con Finesi, Iannamico e Ingrassia

musicadautore

Teatro San Luigi Guanella

23 Aprile 2015

Si è svolta ieri nella splendida cornice del bellissimo Teatro San Luigi Guanella, gestito dai bravissimi ed energici Pierluigi e Paola Nicoletti, una serata concerto meravigliosa, che ha visto protagonisti tre giovani cantautori di grande livello: Jimmy Ingrassia, Loris Iannamico e Davide Finesi.

Questi giovani artisti hanno alle spalle molte esperienze importanti e le strade di alcuni si erano già incrociate prima: Loris e Jimmy, infatti, si sono conosciuti a Sanremo durante le selezioni di Sanremo giovani nelle quali si sono sempre piazzati tra i finalisti.

La serata di ieri è stato un evento bellissimo e, speriamo, non unico: i tre cantautori si son ritrovati insieme sul palco esibendosi ognuno nei propri pezzi, ma accompagnandosi sempre l’un l’altro con una voce, un controcanto e la musica.

Come è stato detto durante la serata parlando di competizioni canore, la musica non deve dividere perché la musica è condivisione, non competizione. Proprio questo hanno dimostrato questi tre talentuosi artisti sul palco ieri sera: si può mantenere la propria individualità musicale anche condividendola con altri artisti che vivono la Musica con la tua stessa passione.

Così, ieri sera è stata una serata dedicata alla Musica e alla condivisione.

Non ci sono state esibizioni singole nel senso stretto del termine; ci sono stati cantautori che hanno condiviso tra loro la propria musica offrendola a un pubblico entusiasta.

Con loro tre musicisti d’eccezione: Simone Massimi al basso, Frank Armocida alle percussioni e Corrado d’Ippolito al sax.

Allora quello che si è esibito ieri sul palco del Teatro San Luigi Guanella era un gruppo si potrebbe dire, ma non una band: era un incontro di artisti, cantautori e musicisti che hanno fatto dell’ottima musica. Ottima musica e bellissimi arrangiamenti merito di una simbiosi che si è creata tra tutti e sei gli artisti presenti sul palco, cantautori e musicisti.

Ecco quindi che si sono alternati nei loro brani sempre sostenendosi, come già scritto, l’un l’altro, con la voce o uno strumento e anche solo un sorriso.

Il pubblico è stato trasportato sulle note delle effervescenti canzoni di Jimmy Ingrassia e Loris Iannamico e si è divertito con le canzoni in romano di Davide Finesi.

Tra i vari brani presentati Loris Iannamico ha divertito e incantato con le sue Che favola sei (un viaggio ironico e cinico nel mondo delle favole); Se fosse stato (una riflessione su cosa sarebbe accaduto se ci fossero stati i talent 30 anni fa, avanzando la terribile ipotesi che forse tanti grandi cantanti non sarebbero sopravvissuti fino a noi); Solo oggi e dopo basta (una canzone sulle dipendenze); poi con la splendida canzone di Domenico Modugno La donna riccia.

Davide Finesi ci ha portato nel suo mondo romano, semplice, genuino,  divertente, a volte aspro, con La bella società, Mario Blues, Amore de che, raccontando storie di vita quotidiana e il quotidiano decadimento di questa società in termini leggeri; ha terminato poi con una canzone di Franco Califano  che è una dichiarazione di intenti, La mia Libertà.

Jimmy Ingrassia ci ha portato nel mondo dei social e della comunicazione 2.0 con Ti lovvo e nel mondo forzato dei talent con Per votarmi scrivi sì, per poi commuoverci con una intensa interpretazione di Guardastelle di Bungaro e lanciarci un messaggio sociale con Alza la bandiera, terminando con Veleno, una canzone dal gusto del rimpianto che parla del rapporto madre-figlio.

Questi bravissimi, energici e creativi artisti hanno regalato al pubblico presente una serata molto fresca e bella, con dell’ottima musica, dimostrando che fuori dal circuito solito e commerciale esiste ancora un mondo musicale che ferve, creativo, che sa trovare nuove forme di espressione e comunicazione. E’ lì, a un passo da noi, ma se non ce lo fanno scoprire, se non gli si dà la possibilità di uscire allo scoperto, di girare, diffondersi ed entrare a confronto col pubblico che compra musica, queste nuove espressioni del bel canto rimarranno isolate nei locali di nicchia.

E’ un grande merito quello di Pierluigi e Paola Nicoletti di aver dato l’occasione a questi ragazzi di incontrarsi e di mettere su una serata così bella, densa e stimolante, che spero non sia l’ultima.

 

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